di FREDERIC PASCALI - È stato “The Reports on Sarah and Saleem”, diretto da Muayad Alayan, il film protagonista della giornata festivaliera di ieri. La pellicola palestinese, che trae la sua origine da fatti realmente accaduti, traspone sul grande schermo, con una naturale efficacia, la storia di due amanti, una donna israeliana, Sarah, e un uomo palestinese, Saleem, che, loro malgrado, finiscono per essere coinvolti in un affare di Stato che travolge le loro vite e quelle dei loro cari.
La seconda prova di lungometraggio di Alayan mostra una maturità narrativa che, al di là di alcune forzature legate a qualche taglio di montaggio, è ben supportata dai movimenti della macchina da presa, classici e con qualche citazione “americana”, e dalla prova di tutti gli interpreti, in particolare dei due protagonisti: Sivane Kretchner, “Sarah”, e Adeeb Safadi, “Saleem”. L’autore dà una chiave di lettura improntata alla speranza piegando il perenne dramma delle relazioni arabo-israeliane alla forza dell’istinto materno, irrefrenabile e unico propulsore per superare ostacoli di qualsiasi natura.
Nel giorno della Liberazione, dopo la master class del regista Mario Martone, preceduta dalla proiezione de “Il giovane favoloso”, il Bari International Film Festival pone il suo accento sui dolorosi anni del Secondo Conflitto Mondiale già dalla sezione in concorso riservata al “Panorama Internazionale”. Prima con “Den 12.Mann” di Harald Zwart, pellicola dedicata alla leggenda dell’eroe di guerra norvegese Jan Baalsrud e poi con “Voina Anny” di Aleksej Fedorchenko che nel 1941 ripercorre la storia di Anna, una bambina ebrea di 6 anni che, dopo lo sterminio della sua famiglia da parte dei nazisti, è costretta a lottare strenuamente per sopravvivere a un mondo adulto terribilmente ostile. “La douleur”, il film di Emmanuel Finkiel ambientato nella Parigi del 1944 e tratto dall’omonimo romanzo, in parte autobiografico, di Marguerite Duras, è l’ Anteprima Internazionale che conclude la serata del teatro barese.
Per chi se lo fosse perso nell’uscita in sala, l’ultimo spettacolo in programma al cinema Galleria propone “Sicilian Ghost Story” di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza. In gara nella sezione “opera prima e seconda” la pellicola, seppur con qualche incertezza recitativa, ricostruisce, coniugando mirabilmente coraggio e poesia, la triste vicenda del piccolo Giuseppe Di Matteo.
La seconda prova di lungometraggio di Alayan mostra una maturità narrativa che, al di là di alcune forzature legate a qualche taglio di montaggio, è ben supportata dai movimenti della macchina da presa, classici e con qualche citazione “americana”, e dalla prova di tutti gli interpreti, in particolare dei due protagonisti: Sivane Kretchner, “Sarah”, e Adeeb Safadi, “Saleem”. L’autore dà una chiave di lettura improntata alla speranza piegando il perenne dramma delle relazioni arabo-israeliane alla forza dell’istinto materno, irrefrenabile e unico propulsore per superare ostacoli di qualsiasi natura.
Nel giorno della Liberazione, dopo la master class del regista Mario Martone, preceduta dalla proiezione de “Il giovane favoloso”, il Bari International Film Festival pone il suo accento sui dolorosi anni del Secondo Conflitto Mondiale già dalla sezione in concorso riservata al “Panorama Internazionale”. Prima con “Den 12.Mann” di Harald Zwart, pellicola dedicata alla leggenda dell’eroe di guerra norvegese Jan Baalsrud e poi con “Voina Anny” di Aleksej Fedorchenko che nel 1941 ripercorre la storia di Anna, una bambina ebrea di 6 anni che, dopo lo sterminio della sua famiglia da parte dei nazisti, è costretta a lottare strenuamente per sopravvivere a un mondo adulto terribilmente ostile. “La douleur”, il film di Emmanuel Finkiel ambientato nella Parigi del 1944 e tratto dall’omonimo romanzo, in parte autobiografico, di Marguerite Duras, è l’ Anteprima Internazionale che conclude la serata del teatro barese.
Per chi se lo fosse perso nell’uscita in sala, l’ultimo spettacolo in programma al cinema Galleria propone “Sicilian Ghost Story” di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza. In gara nella sezione “opera prima e seconda” la pellicola, seppur con qualche incertezza recitativa, ricostruisce, coniugando mirabilmente coraggio e poesia, la triste vicenda del piccolo Giuseppe Di Matteo.