ROMA -“Pensavo di dover fare i conti con i tradizionali stereotipi su un Sud dominato dalla criminalità organizzata, per cui le grandi aziende preferiscono non investirvi per il timore di cadere nei ricatti delle mafie. E invece ho scoperto un aspetto ancora più inquietante”. A dirlo è Massimo Ferrarese, presidente di Invimit, il fondo immobiliare dello Stato, che spiega così i retroscena di un incontro avuto a Roma con un grande gruppo imprenditoriale internazionale interessato a effettuare investimenti importanti, nessuno dei quali nel meridione d’Italia. E lo fa inviando una lettera a governatori, parlamentari, sindaci delle regioni meridionali.
“Ho chiesto se evitassero le nostre regioni del Sud per il timore di pressioni mafiose. Mi hanno guardato sorridendo e mi hanno detto: assolutamente no. La nostra paura è di dover affrontare una pubblica amministrazione inaffidabile. Abbiamo fatto investimenti in passato al Sud, ma ci siamo trovati sempre a dover fare i conti con una burocrazia che rallenta e danneggia qualsiasi progetto. Per questo motivo, e non certo perché riteniamo che al Sud ci sia più criminalità che al nord, abbiamo deciso di evitare qualsiasi piano industriale".
"Il problema della mancanza di investimenti al Sud, dunque, più che la mafia è una lentezza burocratica che provoca maggiori danni della criminalità. Io più volte ho sottolineato a potenziali investitori che non si può fare di tutta l'erba un fascio perché abbiamo anche degli ottimi amministratori. Ma ciò purtroppo non è sufficiente. Se non si troverà il modo di adeguare le pubbliche amministrazioni delle nostre regioni a quelle del Nord, con uno snellimento delle pratiche e un maggior controllo sui tempi con cui autorizzazioni e concessioni vengono assegnati - e soprattutto la certezza di non vedersi improvvisamente annullare quanto già ottenuto - il Sud resterà sempre più isolato, respingendo non solo gli investimenti dei grandi gruppi internazionali ma anche degli imprenditori autoctoni che decideranno, anche loro, di investire all’estero".
"Per questo - conclude il presidente di Invimit rivolgendosi ai governatori, ai parlamentari e ai pubblici amministratori delle regioni del Mezzogiorno - vi invito a individuare un percorso comune che consenta di offrire, se non agevolazioni a potenziali investitori, almeno un percorso autorizzativo che non abbia nulla da invidiare per professionalità, rapidità e certezza a quello offerto dalle pubbliche amministrazioni del Nord Italia”.
“Ho chiesto se evitassero le nostre regioni del Sud per il timore di pressioni mafiose. Mi hanno guardato sorridendo e mi hanno detto: assolutamente no. La nostra paura è di dover affrontare una pubblica amministrazione inaffidabile. Abbiamo fatto investimenti in passato al Sud, ma ci siamo trovati sempre a dover fare i conti con una burocrazia che rallenta e danneggia qualsiasi progetto. Per questo motivo, e non certo perché riteniamo che al Sud ci sia più criminalità che al nord, abbiamo deciso di evitare qualsiasi piano industriale".
"Il problema della mancanza di investimenti al Sud, dunque, più che la mafia è una lentezza burocratica che provoca maggiori danni della criminalità. Io più volte ho sottolineato a potenziali investitori che non si può fare di tutta l'erba un fascio perché abbiamo anche degli ottimi amministratori. Ma ciò purtroppo non è sufficiente. Se non si troverà il modo di adeguare le pubbliche amministrazioni delle nostre regioni a quelle del Nord, con uno snellimento delle pratiche e un maggior controllo sui tempi con cui autorizzazioni e concessioni vengono assegnati - e soprattutto la certezza di non vedersi improvvisamente annullare quanto già ottenuto - il Sud resterà sempre più isolato, respingendo non solo gli investimenti dei grandi gruppi internazionali ma anche degli imprenditori autoctoni che decideranno, anche loro, di investire all’estero".
"Per questo - conclude il presidente di Invimit rivolgendosi ai governatori, ai parlamentari e ai pubblici amministratori delle regioni del Mezzogiorno - vi invito a individuare un percorso comune che consenta di offrire, se non agevolazioni a potenziali investitori, almeno un percorso autorizzativo che non abbia nulla da invidiare per professionalità, rapidità e certezza a quello offerto dalle pubbliche amministrazioni del Nord Italia”.