di GIANNI CAVALLI - «Senza una preliminare e doverosa precisazione, l’apporto di Tommaso Pedío alla copiosissima storiografia addensatasi di recente sul brigantaggio postunitario e sulla ‘questione meridionale’potrebbe risultare modesto, se non addirittura compiutamente assimilabile alle più organiche risultanze della storiografia marxista. Gli spetta, viceversa, il merito già riconosciutogli da Guido Dorso: la tempestiva riproposizione della tematica sin dal lontano 1944, quando ancora l’occupazione alleata ed il Governo di Brindisi stentavano a concedere un effettivo ripristino delle libertà democratiche. In rapporto alla mole davvero imponente della sua indagine, con la quale continua ad arricchire la storia della Basilicata e dell’Italia meridionale, tuttora validi risultano - e non soltanto a nostro avviso - i suoi contributi alla documentazione, quasi sempre di prima mano, delle ragioni del permanente divario tra le due Italie». Questo l’inizio della irreprensibile introduzione che il professore Mauro Spagnoletti scrisse nel 1982 al volume di Pedío « Brigantaggio e questione meridionale».
Ritengo che queste parole messe su carta da un sincero amico, ma anche da un uomo schietto e severo, solido e preciso, rigoroso e mai fazioso, siano il più bel riconoscimento a quello che lo storico potentino, nato il 17 novembre del 1917, iniziò a ‘predicare’ dalla giovane età di 27 anni. Gli altri non solo sono venuti dopo, ma si sono schierati…dopo.
Il 28 aprile del corrente anno la Fondazione Premio Letterario Basilicata, nel Teatro Stabile di Potenza, presenterà il volume « Studi in ricordo di Tommaso Pedío» a cura del professore Santino G. Bonsera, edizione che vede la partecipazione del Consiglio Regionale della Basilicata per i tipi della casa editrice erreci edizioni di Rocco Castrignano, Anzi (PZ).
Il volume si avvale delle testimonianze di Clara Pedío Monroy, Cosimo Damiano Fonseca, Raffaele Nigro, chi scrive, Mario Spagnoletti ( il figlio del Mauro di cui sopra) e di eruditi studi ad opera di Antonio Iurilli, Giovanni Girone ( recentemente scomparso), Massimiliano Pezzi, Giuseppe Ruotolo, Nico Perrone, Giuseppe Poli, Domenico Cofano e Nicola Roncone.
« La dimensione culturale della Basilicata di oggi deve molto all’abnegazione e all’opera di un intellettuale sincero e appassionato, innamorato della sua Terra quale fu Tommaso Pedío» : questo quello che scrive, in una deferente e affettuosa presentazione, il Presidente del Consiglio Regionale della Basilicata Francesco Mollica. Diligente, meticolosa, corretta e scrupolosa l’introduzione di Bonsera, Presidente del Circolo Culturale Spaventa Filippi, che in rapide ma sostanziose pagine ci racconta il don Tommaso ‘fedele alla sua utopia’, ma anche lo studioso capace di pubblicare la «Storia della Basilicata dalla caduta dell’Impero Romano agli angioini» in cinque volumi. Alla figlia di Pedío, Clara Monroy, colei che il padre apostrofava ‘la siciliana’, posso ribadire, dal momento che lei stessa afferma che il genitore fosse contro ogni privilegio, ( a titolo personale preciso contro ogni ‘vitalizio’ avendo avuto la fortuna di discutere di politica con lo storico ) e ricorda che, in un viaggio nella fredda Torino, il padre in un attimo ‘le spiegò’ la questione meridionale : quella spiegazione, gentile signora, il professore la regalava a tutti…quel germoglio così abilmente elargito ha prodotto le gemme(libri) degli ultimi anni che avranno reso felice il professore, come quando aspirava le sue amate sigarette. Molto onesta la ‘confessione’ di Cosimo Damiano Fonseca, Rettore Emerito dell’Università degli Studi di Basilicata, quando afferma che l’appena nata Università non poteva tener conto di Pedío in quanto priva della Facoltà di Scienze Politiche. Precisa Fonseca :« Era stata la mia una ‘mezza verità’ e non era sfuggito a Pedío l’animus con cui avevo risposto ai suoi estimatori potentini». L’Emerito Fonseca fa sue due verità solo in apparenza contrastanti: « Dire la verità è come sbattere una porta in faccia» e « Un po’ di falsità è mescolata ad ogni verità». A Mario Spagnoletti posso soltanto ripetere l’ennesimo invito a farmi visita ( sabato e domenica) affinchè possa , prima che sia troppo tardi, metterlo al corrente di gustosi, polemici ‘scontri’ tra ‘don Tommasino’ e il genitore, a dimostrazione che l’amicizia diventa più forte, quando è sincera, fino al punto di essere considerata il supremo fiore della civiltà.
Cosa dire al comune amico che, avendo ricevuto il libro dal dr. Roncone, mi ha fatto notare che ho errato nell’affermare che la parentela dello storico con lo zio Ciccotti ‘non è stata sbandierata come forse meritava’ e che, per avvalorare questa tesi, cita un nostro volume dal titolo «Ettore Ciccotti: Socialismo e Libertà’» scritti e discorsi a cura di Pedío del 1983? Ribadisco che non ho detto ‘negata’ : mai lo studioso, nello stesso libro preso ad esempio, ha detto ‘mio zio’. Questo il senso della mia affermazione.
Il libro di Ciccotti è così nitido nella mia memoria che sono in grado di rimembrare come Pedío, che difficilmente firmava le introduzioni ai suoi saggi, in questo caso invece, volle siglare «t.p.» e ci tenne a sottolineare che alla morte di Ciccotti (20 maggio del 1939) la stampa quotidiana italiana, ad eccezione dell’«Osservatore Romano», ignorò l’accaduto. Ma il professore va oltre: « Mai nessuno ha scritto dell’ignominia consumata dal regime che ne vietò i funerali nella sua città natale e colpì quei pochi che avevano ‘osato’ parteciparvi». Con orgoglio Pedío annota che nel 1963, in occasione del centenario della nascita di Ciccotti, in una commemorazione promossa dall’Università di Pavia , Piero Treves parlava di storico di notevole valore, tesi confermata, qualche anno dopo, da Ernesto Ragionieri, che indica Ciccotti come uno dei più interessanti esponenti del socialismo meridionale. Amico attento osservatore ti ringrazio per avermi aiutato a ‘rievocare’ : detto ciò confermo ‘non sbandierata’…lievemente dissimile da ‘negata’.
Gli studi dedicati da insigni professori e studiosi a Pedío si aprono con un saggio raffinato e qualificato di Antonio Iurilli su « La storiografia municipale pugliese fra i secoli XVI e XVIII», ma io voglio ricordare del docente dell’Università di Palermo il suo volume su «Quinto Orazio Flacco» che avrebbe reso felice ‘Don Tommaso’ per il semplice fatto che una Fondazione di Chicago, con un premio, avesse reso possibile la pubblicazione (…certo se fosse stata pubblicata da un editore italiano saremmo stati più contenti tutti, ma è risaputo che la Svizzera ‘calamita i flussi’). Mi riesce difficile accettare che il professore Girone ci abbia lasciati : spesso, in compagnia di Peppino Patruno, il sabato mattina era in azienda ‘scortato’ da Nicola Roncone e, dopo una puntatina al bar, controllava i volumi pubblicati dalle collane classiche dirette da Francesco De Martino, onde reperire le novità da regalare alla nuora. Con Massimiliano Pezzi e Giuseppe Poli vi è una frequentazione ‘sporadica’ e pur costante, oltre ad una solida amicizia per cui mi autorizzano a non citare i loro lavori. Al saggio di Giuseppe Ruotolo, urologo e grande esperto di numismatica a livello europeo, posso dire che la sua ‘Costanza’ viene posta in rilievo nel suo saggio, che definirei una ‘BOMBA’ ( solo chi ha letto il libro può capire, Pedío approvare).
Lo studio del professore Nico Perrone parte dalla odiata tassa sul macinato ( oggi si direbbe del…mai incassato) e ci parla di ‘debito pubblico’ : «…Tutto questo dette il risultato di ridurre a 13 milioni il disavanzo. L’attivo di bilancio si raggiunse solo nel 1875 (14 milioni). La destra storica aveva mantenuto fede al suo programma, scaricando sulla popolazione un onere elevatissimo. Dopo 16 anni di vessazioni, la destra dovette lasciare il governo». Perrone introduce il suo articolo con una frase ad effetto di John Maynard Keynes, famoso economista inglese, di cui vi segnalo altre frasi per ribadire che in economia il successo spesso si tramuta in…agonia: « Il lungo termine è una guida corrente per gli affari correnti : nel lungo termine saremo tutti morti», « Sfuggire alle tasse è l’unica impresa intellettuale che offra ancora un premio», « Il mercato può rimanere irrazionale più a lungo di quanto tu possa rimanere solvibile» ( Noi sulla ‘teoria keynesiana’ abbiamo pubblicato parecchi libri del professore Umberto de Girolamo). Lo studio del professore Domenico Cofano, incentrato sulla rivista ‘«Humanitas» e la Massoneria’ avrebbe destato senz’altro l’attenzione di Pedío in virtù di una passione sfrenata per ogni iniziativa atta a riportare alla luce riviste che avessero avuto una loro ragione di esistere, specialmente pubblicate in periodi ‘difficili’. Il libro curato da Bonsera termina con un intervento di Nicola Roncone, l’uomo che forse più di tutti con encomiabile disponibilità ha cercato di essere presente con i coniugi Pedío e alleviare le loro necessità di spostamento, rimediando a volte qualche simpatico rimprovero dal professore che, come tutti, una tantum perdeva ‘la pazienza’, ma ripagava ampiamente, il funzionario della Camera di Commercio appassionato di storia, inserendolo di diritto nel gruppo ‘filopediano’.
Non posso chiudere queste brevi note senza citare mio padre che di Pedío è stato sempre fedele, accondiscendente, disinteressato amico e che fu il più grande ‘sponsor’ di Raffaele Nigro nei confronti del professore. Mio padre è morto quattro anni dopo lo storico potentino e noi nel 2008 abbiamo pubblicato un volume per festeggiare i 60 anni di Nigro. Prima dell’uscita del libro il genitore mi venne in sogno e mi ‘dettò’ una breve lettera indirizzata a Nigro di cui vi riporto minimi ma significativi periodi : «….. In questo modo ora qui ( in cielo ! ) è di nuovo un continuo via vai. Molti vengono ancora a chiedermi di te. Tommaso Pedío si è tutto infervorato leggendo ‘Giustiziateli sul campo’, Raffaele Crovi è arrivato da poco e non sa ancora dove sistemarsi, se sulla nuvola degli scrittori o su quella degli editori, perché tutte e due le nuvole gli stanno a cuore……..Con Tonino ( il padre di Nigro), Pedío, Crovi e tanti altri stiamo organizzando una gita a Stoccolma. Non mancare!». ( Mario Cavalli)
Vi sono dei ricordi a volte che, per coincidenze o troppo dolcezze, inacidiscono nell’anima fino a diventare intollerabili, non è il caso del professore Tommaso Pedío : per noi resta l’immagine dell’uomo che entrava in azienda e rivolto a mio fratello esclamava « Raffaele è spenta» ed era una piccola bugia perché la sigaretta era in attività, poi prendeva mio padre sotto braccio e andavano al ‘caffè’ non senza aver invitato a seguirli chiunque fosse presente in quel momento in azienda «tanto deve pagare il padrone».
Carissimo professore, spesso scortato da Pezzi, mi dicevi saggiamente « vivi, il lavoro va ‘gustato’», ma io ora non posso invocare il senno di poi, come non posso dimenticare che fui costretto a essere ‘pignolo’ con Lucio Albergo, da te portato e ‘abbandonato’. I ricordi sono tanti : come quando mio padre riuscì a gestire la tua animosità con Vito Maurogiovanni , tanto da tramutarla in grande sinfonia ‘socialista’, armonia durata e consolidata fino al punto che spesso Vito, rientrando a casa con la sua famosa 500, ti lasciava all’inizio di Corso Sicilia, ossia quasi a casa. Vito le sue opere migliori le ha pubblicate dopo il 2000 e senz’altro avrebbe gradito la presenza dell’amico storico per la presentazione del libro dedicato a Matera «Gli anni della speranza», in questo modo avreste potuto continuare quella discussione infinita che riguardava il borgo ‘ La Martella’.
Una cosa voglio sia chiara Don Tommaso, quando sarò dei vostri, quella spartana arringa, sempre frenata dal genitore, dovrò esporla e lo sguardo ‘scaltro’, con un sorriso appena annunciato, sarà la replica che, il penalista sempre presente in te, può concedere ai nuovi arrivi : in un momento avrò fatto mente locale e realizzato che, nel luogo in cui sono approdato, non vi sono ‘pene’, ‘condanne’, ‘sconti’, ‘permessi’…la giustizia è una duratura, autentica pace dei sensi, tanto è vero che non esistono divieti di nessun tipo, neanche il tuo mai sopportato ‘vietato fumare’.
Ritengo che queste parole messe su carta da un sincero amico, ma anche da un uomo schietto e severo, solido e preciso, rigoroso e mai fazioso, siano il più bel riconoscimento a quello che lo storico potentino, nato il 17 novembre del 1917, iniziò a ‘predicare’ dalla giovane età di 27 anni. Gli altri non solo sono venuti dopo, ma si sono schierati…dopo.
Il 28 aprile del corrente anno la Fondazione Premio Letterario Basilicata, nel Teatro Stabile di Potenza, presenterà il volume « Studi in ricordo di Tommaso Pedío» a cura del professore Santino G. Bonsera, edizione che vede la partecipazione del Consiglio Regionale della Basilicata per i tipi della casa editrice erreci edizioni di Rocco Castrignano, Anzi (PZ).
Il volume si avvale delle testimonianze di Clara Pedío Monroy, Cosimo Damiano Fonseca, Raffaele Nigro, chi scrive, Mario Spagnoletti ( il figlio del Mauro di cui sopra) e di eruditi studi ad opera di Antonio Iurilli, Giovanni Girone ( recentemente scomparso), Massimiliano Pezzi, Giuseppe Ruotolo, Nico Perrone, Giuseppe Poli, Domenico Cofano e Nicola Roncone.
« La dimensione culturale della Basilicata di oggi deve molto all’abnegazione e all’opera di un intellettuale sincero e appassionato, innamorato della sua Terra quale fu Tommaso Pedío» : questo quello che scrive, in una deferente e affettuosa presentazione, il Presidente del Consiglio Regionale della Basilicata Francesco Mollica. Diligente, meticolosa, corretta e scrupolosa l’introduzione di Bonsera, Presidente del Circolo Culturale Spaventa Filippi, che in rapide ma sostanziose pagine ci racconta il don Tommaso ‘fedele alla sua utopia’, ma anche lo studioso capace di pubblicare la «Storia della Basilicata dalla caduta dell’Impero Romano agli angioini» in cinque volumi. Alla figlia di Pedío, Clara Monroy, colei che il padre apostrofava ‘la siciliana’, posso ribadire, dal momento che lei stessa afferma che il genitore fosse contro ogni privilegio, ( a titolo personale preciso contro ogni ‘vitalizio’ avendo avuto la fortuna di discutere di politica con lo storico ) e ricorda che, in un viaggio nella fredda Torino, il padre in un attimo ‘le spiegò’ la questione meridionale : quella spiegazione, gentile signora, il professore la regalava a tutti…quel germoglio così abilmente elargito ha prodotto le gemme(libri) degli ultimi anni che avranno reso felice il professore, come quando aspirava le sue amate sigarette. Molto onesta la ‘confessione’ di Cosimo Damiano Fonseca, Rettore Emerito dell’Università degli Studi di Basilicata, quando afferma che l’appena nata Università non poteva tener conto di Pedío in quanto priva della Facoltà di Scienze Politiche. Precisa Fonseca :« Era stata la mia una ‘mezza verità’ e non era sfuggito a Pedío l’animus con cui avevo risposto ai suoi estimatori potentini». L’Emerito Fonseca fa sue due verità solo in apparenza contrastanti: « Dire la verità è come sbattere una porta in faccia» e « Un po’ di falsità è mescolata ad ogni verità». A Mario Spagnoletti posso soltanto ripetere l’ennesimo invito a farmi visita ( sabato e domenica) affinchè possa , prima che sia troppo tardi, metterlo al corrente di gustosi, polemici ‘scontri’ tra ‘don Tommasino’ e il genitore, a dimostrazione che l’amicizia diventa più forte, quando è sincera, fino al punto di essere considerata il supremo fiore della civiltà.
Cosa dire al comune amico che, avendo ricevuto il libro dal dr. Roncone, mi ha fatto notare che ho errato nell’affermare che la parentela dello storico con lo zio Ciccotti ‘non è stata sbandierata come forse meritava’ e che, per avvalorare questa tesi, cita un nostro volume dal titolo «Ettore Ciccotti: Socialismo e Libertà’» scritti e discorsi a cura di Pedío del 1983? Ribadisco che non ho detto ‘negata’ : mai lo studioso, nello stesso libro preso ad esempio, ha detto ‘mio zio’. Questo il senso della mia affermazione.
Il libro di Ciccotti è così nitido nella mia memoria che sono in grado di rimembrare come Pedío, che difficilmente firmava le introduzioni ai suoi saggi, in questo caso invece, volle siglare «t.p.» e ci tenne a sottolineare che alla morte di Ciccotti (20 maggio del 1939) la stampa quotidiana italiana, ad eccezione dell’«Osservatore Romano», ignorò l’accaduto. Ma il professore va oltre: « Mai nessuno ha scritto dell’ignominia consumata dal regime che ne vietò i funerali nella sua città natale e colpì quei pochi che avevano ‘osato’ parteciparvi». Con orgoglio Pedío annota che nel 1963, in occasione del centenario della nascita di Ciccotti, in una commemorazione promossa dall’Università di Pavia , Piero Treves parlava di storico di notevole valore, tesi confermata, qualche anno dopo, da Ernesto Ragionieri, che indica Ciccotti come uno dei più interessanti esponenti del socialismo meridionale. Amico attento osservatore ti ringrazio per avermi aiutato a ‘rievocare’ : detto ciò confermo ‘non sbandierata’…lievemente dissimile da ‘negata’.
Gli studi dedicati da insigni professori e studiosi a Pedío si aprono con un saggio raffinato e qualificato di Antonio Iurilli su « La storiografia municipale pugliese fra i secoli XVI e XVIII», ma io voglio ricordare del docente dell’Università di Palermo il suo volume su «Quinto Orazio Flacco» che avrebbe reso felice ‘Don Tommaso’ per il semplice fatto che una Fondazione di Chicago, con un premio, avesse reso possibile la pubblicazione (…certo se fosse stata pubblicata da un editore italiano saremmo stati più contenti tutti, ma è risaputo che la Svizzera ‘calamita i flussi’). Mi riesce difficile accettare che il professore Girone ci abbia lasciati : spesso, in compagnia di Peppino Patruno, il sabato mattina era in azienda ‘scortato’ da Nicola Roncone e, dopo una puntatina al bar, controllava i volumi pubblicati dalle collane classiche dirette da Francesco De Martino, onde reperire le novità da regalare alla nuora. Con Massimiliano Pezzi e Giuseppe Poli vi è una frequentazione ‘sporadica’ e pur costante, oltre ad una solida amicizia per cui mi autorizzano a non citare i loro lavori. Al saggio di Giuseppe Ruotolo, urologo e grande esperto di numismatica a livello europeo, posso dire che la sua ‘Costanza’ viene posta in rilievo nel suo saggio, che definirei una ‘BOMBA’ ( solo chi ha letto il libro può capire, Pedío approvare).
Lo studio del professore Nico Perrone parte dalla odiata tassa sul macinato ( oggi si direbbe del…mai incassato) e ci parla di ‘debito pubblico’ : «…Tutto questo dette il risultato di ridurre a 13 milioni il disavanzo. L’attivo di bilancio si raggiunse solo nel 1875 (14 milioni). La destra storica aveva mantenuto fede al suo programma, scaricando sulla popolazione un onere elevatissimo. Dopo 16 anni di vessazioni, la destra dovette lasciare il governo». Perrone introduce il suo articolo con una frase ad effetto di John Maynard Keynes, famoso economista inglese, di cui vi segnalo altre frasi per ribadire che in economia il successo spesso si tramuta in…agonia: « Il lungo termine è una guida corrente per gli affari correnti : nel lungo termine saremo tutti morti», « Sfuggire alle tasse è l’unica impresa intellettuale che offra ancora un premio», « Il mercato può rimanere irrazionale più a lungo di quanto tu possa rimanere solvibile» ( Noi sulla ‘teoria keynesiana’ abbiamo pubblicato parecchi libri del professore Umberto de Girolamo). Lo studio del professore Domenico Cofano, incentrato sulla rivista ‘«Humanitas» e la Massoneria’ avrebbe destato senz’altro l’attenzione di Pedío in virtù di una passione sfrenata per ogni iniziativa atta a riportare alla luce riviste che avessero avuto una loro ragione di esistere, specialmente pubblicate in periodi ‘difficili’. Il libro curato da Bonsera termina con un intervento di Nicola Roncone, l’uomo che forse più di tutti con encomiabile disponibilità ha cercato di essere presente con i coniugi Pedío e alleviare le loro necessità di spostamento, rimediando a volte qualche simpatico rimprovero dal professore che, come tutti, una tantum perdeva ‘la pazienza’, ma ripagava ampiamente, il funzionario della Camera di Commercio appassionato di storia, inserendolo di diritto nel gruppo ‘filopediano’.
Non posso chiudere queste brevi note senza citare mio padre che di Pedío è stato sempre fedele, accondiscendente, disinteressato amico e che fu il più grande ‘sponsor’ di Raffaele Nigro nei confronti del professore. Mio padre è morto quattro anni dopo lo storico potentino e noi nel 2008 abbiamo pubblicato un volume per festeggiare i 60 anni di Nigro. Prima dell’uscita del libro il genitore mi venne in sogno e mi ‘dettò’ una breve lettera indirizzata a Nigro di cui vi riporto minimi ma significativi periodi : «….. In questo modo ora qui ( in cielo ! ) è di nuovo un continuo via vai. Molti vengono ancora a chiedermi di te. Tommaso Pedío si è tutto infervorato leggendo ‘Giustiziateli sul campo’, Raffaele Crovi è arrivato da poco e non sa ancora dove sistemarsi, se sulla nuvola degli scrittori o su quella degli editori, perché tutte e due le nuvole gli stanno a cuore……..Con Tonino ( il padre di Nigro), Pedío, Crovi e tanti altri stiamo organizzando una gita a Stoccolma. Non mancare!». ( Mario Cavalli)
Vi sono dei ricordi a volte che, per coincidenze o troppo dolcezze, inacidiscono nell’anima fino a diventare intollerabili, non è il caso del professore Tommaso Pedío : per noi resta l’immagine dell’uomo che entrava in azienda e rivolto a mio fratello esclamava « Raffaele è spenta» ed era una piccola bugia perché la sigaretta era in attività, poi prendeva mio padre sotto braccio e andavano al ‘caffè’ non senza aver invitato a seguirli chiunque fosse presente in quel momento in azienda «tanto deve pagare il padrone».
Carissimo professore, spesso scortato da Pezzi, mi dicevi saggiamente « vivi, il lavoro va ‘gustato’», ma io ora non posso invocare il senno di poi, come non posso dimenticare che fui costretto a essere ‘pignolo’ con Lucio Albergo, da te portato e ‘abbandonato’. I ricordi sono tanti : come quando mio padre riuscì a gestire la tua animosità con Vito Maurogiovanni , tanto da tramutarla in grande sinfonia ‘socialista’, armonia durata e consolidata fino al punto che spesso Vito, rientrando a casa con la sua famosa 500, ti lasciava all’inizio di Corso Sicilia, ossia quasi a casa. Vito le sue opere migliori le ha pubblicate dopo il 2000 e senz’altro avrebbe gradito la presenza dell’amico storico per la presentazione del libro dedicato a Matera «Gli anni della speranza», in questo modo avreste potuto continuare quella discussione infinita che riguardava il borgo ‘ La Martella’.
Una cosa voglio sia chiara Don Tommaso, quando sarò dei vostri, quella spartana arringa, sempre frenata dal genitore, dovrò esporla e lo sguardo ‘scaltro’, con un sorriso appena annunciato, sarà la replica che, il penalista sempre presente in te, può concedere ai nuovi arrivi : in un momento avrò fatto mente locale e realizzato che, nel luogo in cui sono approdato, non vi sono ‘pene’, ‘condanne’, ‘sconti’, ‘permessi’…la giustizia è una duratura, autentica pace dei sensi, tanto è vero che non esistono divieti di nessun tipo, neanche il tuo mai sopportato ‘vietato fumare’.