Red Canzian (intervista): "Essere testimoni del tempo non significa essere nostalgici ma raccontare il tempo che si è vissuto"


di NICOLA RICCHITELLI – E’ di qualche giorno fa l’uscita de nuovo singolo “L’impossibile”, estratto dall’album  “Testimone del tempo”, contenente tra l’altro il pezzo – 'Ognuno ha il suo racconto' - con cui lo storico ex bassista de I Pooh, Red Canzian, si è presentato a Sanremo: «“L’impossibile” e “La notte è un’alba” sono le due facciate A del mio nuovo singolo a 45 giri…. Ritengo entrambi i brani molto validi e quindi non posso immaginarne uno come facciata B. Del brano “L’impossibile” abbiamo anche realizzato un nuovo video molto dinamico e divertente… Girato tra “mari d’inverno”, un “mago felliniano” e una mia corsa continua… dove nulla è impossibile».

Partirà invece il 4 maggio dal Gran Teatro Geox di PADOVA il tour nei teatri di tutta Italia: un’ulteriore occasione per emozionarsi davanti alla passione e all’anima da musicista di Red.

Il tour di “Testimone del tempo” è uno spettacolo che racconterà il percorso musicale e la carriera di Red, dai suoi inizi fino ai giorni nostri, arricchito dalle immagini di personaggi e avvenimenti che hanno segnato la storia. Insieme a lui sul palco ci saranno: Chiara Canzian (vocalist, armonica e percussioni), Phil Mer (batteria, percussioni, piano e direzione musicale), Daniel Bestonzo (pianoforte, tastiere, fisarmonica), Alberto Milani (chitarre elettriche) e Ivan Geronazzo (chitarra elettrica, chitarra acustica e mandola).

A Bari il prossimo 25 maggio al Teatroteam, Red spiega l’essenza del suo tour, del suo spettacolo: «Sarò, in musica, parole e immagini, il testimone del tempo che ho vissuto e in oltre due ore di concerto, attraverserò tutta la musica che ha accompagnato la mia vita, e non solo la mia. Un viaggio che inizia negli anni ’50 con il rock ‘n roll, per passare poi al beat, al prog, alla grande canzone d’autore, ai Pooh, alle mie canzoni». 

Dunque Red partiamo dalla tappa barese del 25 maggio al TeatroTeam di Bari e quindi ti chiedo di parlarci un po’ dello spettacolo che proporrai al pubblico barese…
R:«Porterò uno spettacolo che non si è mai visto, una cosa molto particolare e molto bella. Avremo due ore di musica suonata e cantata, con la grande storia della musica che ha cambiato il mondo, quindi sarà una carrellata che dagli anni cinquanta arriverà fino ai giorni d’oggi e lo faremo attraverso il rock, attraverso i grandi cantautori italiani, da Luigi Tenco a Gino Paoli, Bob Dylan e le sue canzoni di protesta, il tutto supportato da immagini che hanno caratterizzato questi anni, e quindi la guerra in Vietnam e cosi via. Sarà una sorta di spettacolo multimediale perché appunto ogni canzone sarà accompagnata da immagini che raccontano ciò che io a parole e con la mia musica dico sul palco».

Quindi sarai così come il titolo del tuo album “Testimone del tempo”?
R:«Si, sarò esattamente il testimone del tempo che racconterà tutto ciò che è successo in questi anni, attraverso i The Beatles, Elton John e i Pink Floyd, attraverso i Pooh, attraverso la grande musica che ha accompagnato la mia vita, e quindi tutto questo sarà per chi come me ha una certa età e ha vissuto quel tempo, un tuffo nel passato. Invece, per chi non ha vissuto tutto ciò, sarà una cosa interessantissima da vedere, perché attraverso questo spettacolo avrà modo di conoscere le varie epoche storiche e quindi il Flower Power in California, il “fate l’amore e non fate la guerra”, la psichedelica, periodi insomma che hanno cambiato il mondo, che hanno cambiato le mode, e che hanno cambiato la musica».

Red, da dove nasce questa esigenza di rivivere e di raccontare alla mia generazione questi periodi storici?
R:«La storia è un grande valore, e sarebbe un grande peccato andasse perso. Io credo che noi che abbiamo vissuto quel periodo siamo stati una generazione fortunata, e mi piace l’idea di condividerlo con chi non c’era, anche perché quando capita di far vedere foto e video ai miei figli loro si entusiasmano, e mi dicono appunto questo, che fortuna abbiamo avuto a vivere tutto questo. E comunque raccontare un qualcosa non è facile, bisogna anche saperlo fare, e soprattutto bisogna aver vissuto quel che si racconta, quindi io sono un testimone del tempo credibile in questo senso».

In tal senso pensi che la nostra generazione possa ritenersi ugualmente fortunata nel vivere e quindi poi ritrovarsi a raccontare quello che stiamo vivendo?
R:«Beh, voi state vivendo un tempo molto bello per tanti motivi. Ti faccio un esempio, noi se volevamo suonare, se volevamo capire qualcosa di più, dovevamo andarci a trovare in qualche modo quello che cercavamo, non avevamo la possibilità che hanno i giovani d’oggi che hanno ogni informazione in tempo reale. Oggi basta collegarsi ad internet, ed hai le stesse possibilità di un ragazzo che vive a Seattle, New York o a Bombay. Chiaramente una volta non era così, adesso ci sono tutorial su internet che ti insegnano a suonare il basso, la chitarra, ai nostri tempi tiravamo giù le note una ad una con i giradischi, mandando avanti e dietro i dischi, consumandoli, finché non riuscivamo a capire i vari accordi che ci servivano per suonare una canzone. Per cui per noi è stato molto più difficile, anche se nella difficoltà nascevano quegli stimoli che oggi forse è difficile avere perché le cose si ottengono con una certa facilità».

Red, essere un testimone del tempo significa essere un nostalgico?
R:«Pur essendo un testimone del tempo, non sono assolutamente un nostalgico, non dico come stavamo bene una volta, no, racconto semplicemente una storia, perché la storia è importante perché è un grosso bagaglio culturale per tutti noi. Nella storia bisogna prendere la rincorsa per guardare al futuro e non per guardare al passato. Ecco, quindi, io son tutto fuorchè un nostalgico. Io difendo tutte le epoche, perché ogni epoca, ogni stagione della vita ha un suo valore ed un suo perché. I ragazzi di oggi sono fortunati per tante cose, sono fortunati perché sono settant’anni che non vivono una guerra, ebbene ricordarlo. Questo è il periodo più lungo che non avviene una guerra in Italia, ed è una bella fortuna. Inoltre, abbiamo la possibilità di mangiare quello che vogliamo, di vedere quello che vogliamo, una volta per avere una notizia dovevamo aprire la Treccani ma prima di tutto bisognava averla comprata e averla quindi a casa, adesso clicchi su Google e cerchi quello che ti serve sapere. Quindi ti dico che ogni epoca è bella e importante, però ti dico che siccome la nostra epoca è stata un epoca figa, molto divertente, ti dico che è bello poterla raccontare e condividerla con i giovani».

Come riassumere in breve il tuo album “Testimone del tempo”?  
R:«E’ un album per bene. Un album onesto, vero, suonato e registrato alla vecchia maniera. Non c’è elettronica, tutti gli strumenti sono rigorosamente vintage e i suoni sono puri, così come pure sono le composizioni che sono nate con pochi ragionamenti e tanto istinto. Tante canzoni le ho composte a casa mia su in montagna, l’estate scorsa l’ho passata praticamente a suonare e a camminare. Le idee nascono così, insomma, ho quindi selezionato le cose che mi piacevano di più, ho dovuto scegliere tredici pezzi da sessantasette canzoni che ho scritto».

Red, ricordiamo che all’album hanno collaborato grandi nomi della musica italiana, da Renato Zero a Enrico Ruggeri, Ivano Fossati…
R:«Ma anche Ermal Meta e tanti altri, tutta gente che crede in me, artisti difficili da contattare, e sono miei amici perché hanno capito che sono uno con i piedi per terra, che crede in quello che fa, e che lo fa non per fare il fenomeno ma perché ci crede, quindi le mie musiche piacciono anche a loro, le vestono con gioia e volentieri».

Red, prendo spunto da una frase contenuta nel brano che hai portato a Sanremo, “Ognuno ha il suo racconto”, «…sopravvissuto, son qui…». Credo sia autobiografica e quindi ti chiedo a quante cose sei sopravvissuto alla tua vita?
R:«Sono sopravvissuto alla noia che colpisce molte persone che raggiungono il successo, sono sopravvissuto al successo stesso che non è riuscito a scalfirmi e a cambiarmi, sono rimasto lo stesso che va al supermercato, che continua a fermarsi per parlare con la gente, che continua a montare il palco, a tirare i cavi e a spiegare ai tecnici come voglio il palco, a fare la grafica dei miei lavori, perché ritengo tutto può assomigliare al pensiero che ha fatto nascere il progetto se ci metto mano io. Poi sono uno che ama condividere con le persone con cui lavoro, amo condividere i successi. Io lavoro con la mia squadra capitanata dai miei figli e da mia moglie, perché la mia squadra è la mia famiglia, dopodiché ci sono altri musicisti che lavorano al mio progetto, però tutto parte dal concetto di famiglia, e quindi dal concetto più puro di squadra che è la famiglia, è da lì che deve nascere la nostra maniera di vivere nella società».

Un altro brano che mi ha colpito è quello scritto con Enrico Ruggeri, “Per cercar di capire le donne”... qui vi ho visto una certa contraddizione, perché nel brano “Quello che le donne non dicono” sembra averle capite alla perfezione, invece poi…
R:«(ride)…Beh, lui l’ha detto fin dall’inizio, io ci provo a farlo sto pezzo, perché in realtà l’idea del pezzo è mia, ma credimi è una battaglia persa… perché loro sono molto più forti di noi, noi possiamo interpretare il loro modo di pensare, ma ogni volta cambierà, ogni volta sarà un modo diverso, e ogni volta ci ritroveremo a sbagliare. Per cui hanno talmente tante sfaccettature e sono talmente più raffinate di noi che volano più in alto di noi, quindi è una guerra persa sin dall’inizio. Chiaramente abbiamo affrontato il tutto con ironia senza prendersi troppo sul serio, proprio perché è una battaglia persa tanto vale riderci sopra».

Red, penso che ti sia presentato a Sanremo cercando di vincere un po’ due pregiudizi e quindi due battaglie. Il primo è quello della tua storia con i Pooh, il secondo è il confronto con le nuove generazioni. Come hai vissuto quindi tutto questo?
R:«Ti dico che ho vissuto tutto con molta serenità, ed è quello che alla fine mi ha fatto vincere queste due battaglie. In sala stampa ascoltando il mio pezzo ballavano e cantavano, e si svegliavano un po’ tutti quanti, e in molti hanno scritto che ero molto più rock dei giovani. Per quanto concerne la mia storia con i Pooh, io ho messo un punto e a capo, ho voltato pagina, ho scritto un pezzo che non ricorda e non riconduce minimamente alla musica dei Pooh, ma non perché voglia rinnegare la musica dei Pooh, ma perché se devo ripartire, devo farlo dalla musica che mi rappresenta, da quella musica che mi ha fatto scegliere questa strada. Ed io sono partito da quel mondo lì, per me è più facile scrivere Cantico che scrivere una canzone d’amore».

Cantico, per l’appunto, scritta con Renato Zero, di cui mi ha incuriosito questa “Era dei draghi volanti”…
R:«Beh, l’era dei draghi volanti è un po’ il Medioevo, ed ha un analogia con i nostri tempi e quindi l’Isis che vuole riportare la popolazione europea civilizzata al Medioevo. Sarebbe molto triste tornare a quell’epoca là, come cercano di fare un po’ loro con le loro donne, che possono essere uccise a sassate dai loro mariti, e quant’altro. Purtroppo ultimamente anche in Italia si sta vivendo un po’ tutto questo…».

Red, come vedi il tuo futuro?
R:«Vedo un futuro sereno, lavoro con la mia famiglia vicino, sono diventato nonno di un nipotino meraviglioso, quindi il mio futuro lo vedo con queste cose bellissime che mi girano attorno, e che voglio condividere con le persone che amo, con la voglia di suonare e di stare su un palco, perché ho capito che quella è casa mia, perché quando io sono sul palco in mezzo alla gente comunico, mi sento bene, mi sento vivo». 

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