Un 'tatuaggio biomedico' per identificare possibili tumori
ROMA - Nuovo sistema di allerta rapida dei tumori: è un "tatuaggio biomedico" che si forma sulla pelle quando nel sangue sono presenti a lungo livelli elevati di calcio tipici delle prime fasi dei quattro tumori più frequenti. Il sistema che genera il tatuaggio, che ha l'aspetto di un normale neo, è stato prodotto grazie all'ingegneria genetica e impiantato sotto cute. Nei primi test ha, infatti, dimostrato su animali di riconoscere precocemente i tumori di prostata, polmone, colon e mammella. Ci vorranno almeno una decina di anni affinché questo "tatuaggio biomedico" possa essere usato sull'uomo, ma le premesse sembrano incoraggianti.
Il sistema si basa sull'impianto sotto cute di alcune cellule umane geneticamente modificate che agiscono come un sensore per monitorare la concentrazione di calcio nel sangue. Livelli troppo alti nel tempo (ipercalcemia), scatenano una cascata di segnali che porta alla produzione del pigmento melanina e alla comparsa del neo. Il "tatuaggio biomedico" si colora molto prima che il tumore possa essere riconosciuto dalle tradizionali tecniche diagnostiche. "Quando appare il neo, la persona che porta l'impianto dovrebbe farsi vedere da un medico per ulteriori accertamenti", ma senza panico, indica Fussenegger, citato nella nota.
"Il neo non significa che la persona stia per morire", ma soltanto che bisogna fare approfondimenti e, se necessario, delle cure, aggiunge il professore. L'obiettivo infatti è quello di aumentare le probabilità di guarigione, puntando proprio sulla diagnosi precoce. Dato che i controlli verrebbero effettuati dal paziente stesso, il sistema avrebbe anche effetti assai positivi sui costi. Per le persone più ansiose, che rischiano di fissare ossessivamente la pelle nell'attesa che compaia qualche segno, i ricercatori assicurano che è possibile progettare anche un neo artificiale visibile solo se esposto alla luce rossa. In questo caso "il controllo regolare potrebbe essere fatto dal medico".Oltre ai tumori, il "tatuaggio biomedico" potrebbe essere usato per rilevare altre anomalie legate a malattie neurodegenerative o disordini ormonali.
Nel frattempo il sistema dovrà essere ulteriormente migliorato, perché al momento sembra funzionare sotto cute soltanto per circa un anno. Lo ha segnalato in un comunicato stampa, il Politecnico federale di Zurigo (ETH) che Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” riporta. Lo studio è pubblicato su Science Translational Medicine dai ricercatori del gruppo diretto dal professor Martin Fussenegger del Dipartimento dei biosistemi dell'ETH, che ha sede a Basilea.
Il sistema si basa sull'impianto sotto cute di alcune cellule umane geneticamente modificate che agiscono come un sensore per monitorare la concentrazione di calcio nel sangue. Livelli troppo alti nel tempo (ipercalcemia), scatenano una cascata di segnali che porta alla produzione del pigmento melanina e alla comparsa del neo. Il "tatuaggio biomedico" si colora molto prima che il tumore possa essere riconosciuto dalle tradizionali tecniche diagnostiche. "Quando appare il neo, la persona che porta l'impianto dovrebbe farsi vedere da un medico per ulteriori accertamenti", ma senza panico, indica Fussenegger, citato nella nota.
"Il neo non significa che la persona stia per morire", ma soltanto che bisogna fare approfondimenti e, se necessario, delle cure, aggiunge il professore. L'obiettivo infatti è quello di aumentare le probabilità di guarigione, puntando proprio sulla diagnosi precoce. Dato che i controlli verrebbero effettuati dal paziente stesso, il sistema avrebbe anche effetti assai positivi sui costi. Per le persone più ansiose, che rischiano di fissare ossessivamente la pelle nell'attesa che compaia qualche segno, i ricercatori assicurano che è possibile progettare anche un neo artificiale visibile solo se esposto alla luce rossa. In questo caso "il controllo regolare potrebbe essere fatto dal medico".Oltre ai tumori, il "tatuaggio biomedico" potrebbe essere usato per rilevare altre anomalie legate a malattie neurodegenerative o disordini ormonali.
Nel frattempo il sistema dovrà essere ulteriormente migliorato, perché al momento sembra funzionare sotto cute soltanto per circa un anno. Lo ha segnalato in un comunicato stampa, il Politecnico federale di Zurigo (ETH) che Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” riporta. Lo studio è pubblicato su Science Translational Medicine dai ricercatori del gruppo diretto dal professor Martin Fussenegger del Dipartimento dei biosistemi dell'ETH, che ha sede a Basilea.
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Salute e benessere