Opinioni: Sorrentino e la tragica visione del berlusconismo

di ALFREDO DE GIUSEPPE - * Ho visto nei giorni scorsi il film di Sorrentino su Berlusconi dal titolo “Loro 1”. Sul film, comunque bello, sospendo il giudizio in attesa della seconda parte, “Loro 2” che uscirà oggi 10 maggio. Ma questo lavoro del nostro regista Premio Oscar è l’occasione per un’ulteriore riflessione sul berlusconismo più che sulla figura e sulla vicenda personale del Silvio nazionale. La domanda è: cosa è stato, cosa è ancora il berlusconismo nel sistema politico, sociale e culturale di questo Paese? E poi, ha riguardato solo l’Italia?

Il berlusconismo è una filosofia, un modo d’essere che ha pervaso la nostra società, l’ha peggiorata in quasi tutti i suoi aspetti e infine l’ha inginocchiata. Non è stato solo l’ideologia senza ideologie sottesa al partito padronale Forza Italia, ma anche, e soprattutto, lo strumento per la modificazione genetica e morale di un’intera classe politica. La manipolazione costante, sotterranea e palese della verità. Il suo pervicace sistema di bugie, ben riuscito grazie al proprio potere mediatico, ha fatto scuola, ha generato piccoli e grandi “mostri”, al di là forse della stessa intenzione del fondatore che, per lunghi periodi, stava pensando solo a come salvare se stesso e le sue aziende.

Però, chi per primo fra i politici mondiali ha messo alla berlina i giudici che volevano giudicarlo? Chi ha potuto per primo cambiare idea nell’arco di poche ore, pochi giorni o anni, senza mai provare un minimo di vergogna, senza mai tentare un’autocritica? Chi ha potuto gestire per anni quasi tutte le trasmissioni tv, senza preoccuparsi della qualità delle stesse, se non per il legame al sistema di potere che si andava delineando? Chi ha mostrato al mondo intero quanto inutile fosse il concetto di conflitto di interessi? Chi ha sdoganato per primo i post-fascisti, paragonandoli esattamente ai partigiani, o i leghisti secessionisti paragonati ai liberatori celtici, ricevendo comunque applausi dalla platea? Chi ha, anche in diretta internazionale, soggiogato i suoi ospiti con una barzelletta da varietà anni ’50? Il berlusconismo ha talmente pervaso la società italiana che nessun partito è più riuscito a divincolarsi.

Ancora oggi, il Silvione resta figura centrale e comunque importante per qualsiasi accordo politico che si voglia azzardare. Renzi è l’emanazione consequenziale del berlusconismo insediatosi dentro la cultura del Partito Democratico. Tant’è vero che il buon Matteo andò prima ad Arcore a farsi benedire e poi inventò il Patto del Nazareno, un accordo che doveva cambiare l’Italia e che invece, ancora una volta, era utile solo al salvataggio e alla resurrezione di Berlusconi. La caduta di valori, di etica e di giustizia, ha nel berlusconismo, nei suoi alleati, nei suoi giornali e nella sua stessa dimensione umana, il massimo epigone storico con uno stratagemma molto semplice: attaccare gli oppositori (anche interni) sullo stesso livello scandalistico. Far vedere che fra il mancato pagamento dei contributi di una colf, fra una casa con affitto calmierato e le bombe mafiose non c’è nessuna differenza.

Così milioni di italiani sono cresciuti con la convinzione che Bersani o Pertini siano uguali a Berlusconi, che Gerry Scotti sia meglio di Umberto Eco, che Dell’Utri una vittima e il Milan di un povero cinese. Giornali come “Chi” sono diventati gli unici divulgatori di verità sconosciute, la cultura devastata ai margini della visione sfarzosa e caricaturale della modernità. E infatti, per la scuola nessuna priorità: meglio un casting di “Amici”, o una diretta sul calcio di 4 ore piuttosto di una lezione di Storia e Geografia (materie ormai bandite perché potrebbero anche formare un pensiero critico).

La superficialità al potere, l’inglobamento in un pensiero unico, la forza del denaro e dei media lanciati come sassi populisti contro equità e ambiente sostenibile. La cosa però che mi ha fatto riflettere molto in questi ultimi tempi, è che il modello politico lanciato da Berlusconi ha fatto breccia in tutto il mondo. Tanto è stato devastante l’esempio italiano da divenire modello per le peggiori pulsioni di arricchiti ignoranti, di malavitosi in doppio petto, di tycoon mediatici, di fascistoidi mascherati da amanti delle libertà nazionalistiche. Berlusconi è stato molto importante per Donald Trump (alcuni suoi twitt sembrano scritti dalla segretaria di Silvio), ma anche per l’ungherese Orbán, per il thailandese Boonsongpaisan, per alcuni dittatorelli africani e per tanti altri suoi estimatori. 

Dopo di lui nessun politico al mondo pare abbia vergogna a esternare le proprie idee (anche le più atroci), a diffamare chi indaga su di lui, a portare in Parlamento suoi parenti, consiglieri e avvocati, a produrre leggi chiaramente contro le Costituzioni, a disprezzare i più poveri, a confondere le idee dicendo tutto e il suo contrario, a denigrare e demonizzare i pochi avversari, corrompendo gli incerti. Il berlusconismo, al di là dei film, può essere il de-profundis della democrazia: aprire gli occhi è ora indispensabile.

*regista, scrittore, imprenditore