di NICOLA RICCHITELLI - Sono le 19.38 per la precisione. Nell’ultimo messaggio qualche ora prima frate Luca, lapidario, dopo settimane di ricerche mi scrive un sms che sa più o meno di bandiera bianca: «…Ho chiesto a tutti, ho aperto tutte le stanze possibili ma non c’è niente di niente, ho inviato una mail ai frati che vivevano qui, ma nessuno ricorda nulla, mi dispiace, ho fatto veramente tutto il possibile… Buona serata».
Ma andiamo indietro nel tempo, siamo nel maggio del 1962: il quadro della Madonna dello Sterpeto si trova in cattedrale, la sera del 11 maggio nella cattedrale di Barletta nel corso di una solenne cerimonia, un dipinto raffigurante la “Madonna nostra” realizzato dal professor Colonna, benedetto dall’arciprete della cattedrale Mons. Salvatore Santeramo, alla presenza del sindaco Giuseppe Palmitessa, viene consegnato nelle mani del Padre provinciale dei Missionari Cappuccini di Puglia, Padre Arcangelo da Barletta, il quale lo porterà in Mozambico, nella lontana Quelimane – capitale amministrativa del Mozambico, nonché la quarta città più popolosa del Mozambico con i suoi 193.343 abitanti –.
La copia del quadro in questione verrà poi sistemato in una cappella appositamente costruita nella Casa dei Cappuccini di Quelimane. «La Madonna dello Sterpeto porterà ai missionari un lembo della loro terra lontana e sarà loro di aiuto e di conforto nell’altissimo apostolato»: queste le parole di Padre Arcangelo da Barletta a cui fecero seguito quelle di frà Silvestro da Cerignola: «…moltissime volte laggiù in Africa, essi hanno manifestato il desiderio di avere vicino la Vergine dello Sterpeto…».
Ed eccola qua la Madonna nostra, eccola ancora là , in un refettorio della Casa dei Cappuccini di Quelimane, a vegliare sull’opera dei frati missionari, a vegliare sulla povertà di questa gente, ed in modo particolare sulle sofferenze dei bambini i più esposti alle conseguenze della povertà : fame, malattie, nudità , evasione scolastica, ecc. Nella città di Quelimane sono molti quelli che vivono per strada.
Non una ricerca facile quella condotta da frate Luca. Una ricerca lunga tre mesi, fatta in lungo e in largo attraverso le varie strutture gestite a Quelimane dai missionari frati cappuccini, e che in più di un'occasione ha subito diverse battute di arresto: «Ho aperto tutte le stanze ma in convento non c’è nulla, ho chiesto a tutti i frati, ho scritto una mail a Bari, spero mi diano un luogo certo dove cercare…».
Poi il messaggio che non ti aspetti: «Può essere questa?...». Nel mentre mi perdo nello stupore di vedere quel quadro ancora lì nonostante i suoi 56 anni, frate Luca spiega: «Il quadro si trovava in un primo momento nella biblioteca del convento, poi ripulito è stato posto nel refettorio dei frati cappuccini di Quelimane».
Ma andiamo indietro nel tempo, siamo nel maggio del 1962: il quadro della Madonna dello Sterpeto si trova in cattedrale, la sera del 11 maggio nella cattedrale di Barletta nel corso di una solenne cerimonia, un dipinto raffigurante la “Madonna nostra” realizzato dal professor Colonna, benedetto dall’arciprete della cattedrale Mons. Salvatore Santeramo, alla presenza del sindaco Giuseppe Palmitessa, viene consegnato nelle mani del Padre provinciale dei Missionari Cappuccini di Puglia, Padre Arcangelo da Barletta, il quale lo porterà in Mozambico, nella lontana Quelimane – capitale amministrativa del Mozambico, nonché la quarta città più popolosa del Mozambico con i suoi 193.343 abitanti –.
La copia del quadro in questione verrà poi sistemato in una cappella appositamente costruita nella Casa dei Cappuccini di Quelimane. «La Madonna dello Sterpeto porterà ai missionari un lembo della loro terra lontana e sarà loro di aiuto e di conforto nell’altissimo apostolato»: queste le parole di Padre Arcangelo da Barletta a cui fecero seguito quelle di frà Silvestro da Cerignola: «…moltissime volte laggiù in Africa, essi hanno manifestato il desiderio di avere vicino la Vergine dello Sterpeto…».
Ed eccola qua la Madonna nostra, eccola ancora là , in un refettorio della Casa dei Cappuccini di Quelimane, a vegliare sull’opera dei frati missionari, a vegliare sulla povertà di questa gente, ed in modo particolare sulle sofferenze dei bambini i più esposti alle conseguenze della povertà : fame, malattie, nudità , evasione scolastica, ecc. Nella città di Quelimane sono molti quelli che vivono per strada.
Non una ricerca facile quella condotta da frate Luca. Una ricerca lunga tre mesi, fatta in lungo e in largo attraverso le varie strutture gestite a Quelimane dai missionari frati cappuccini, e che in più di un'occasione ha subito diverse battute di arresto: «Ho aperto tutte le stanze ma in convento non c’è nulla, ho chiesto a tutti i frati, ho scritto una mail a Bari, spero mi diano un luogo certo dove cercare…».
Poi il messaggio che non ti aspetti: «Può essere questa?...». Nel mentre mi perdo nello stupore di vedere quel quadro ancora lì nonostante i suoi 56 anni, frate Luca spiega: «Il quadro si trovava in un primo momento nella biblioteca del convento, poi ripulito è stato posto nel refettorio dei frati cappuccini di Quelimane».
Spettacolare...complimenti Nicola!!
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