Quei 'panari' intrecciati da Mohammad

di FRANCESCO GRECO - LECCE. Donald Trump dice che i migranti sono tutti ”criminali”. Zero in Storia al 37° presidente degli Stati Uniti d’America: proprio loro sono i padri della patria stelle e strisce.  Matteo Salvini fa eco, e li spaccia per parassiti: “Colazione, pranzo e cena”. Una narrazione gonfia di pregiudizio.
 
Le cose stanno davvero così? Al “Cara” di Mineo (Catania) cercano di dare un’arte e un mestiere ai migranti. Ecco cosa ha dichiarato giorni fa a ”La Stampa” il direttore Giuseppe Di Natale: “Qui svolgiamo numerose attività per l’integrazione. Quest’anno la squadra di calcio è stata promossa in Promozione; abbiamo corsi di italiano, di informatica, laboratori professionali, l’orto biologico, attività teatrali...”. Conosciamo migranti che la notte fanno i guardiani alle fabbriche.
 
Cose che si fanno anche in altri centri di accoglienza sparsi per l’Italia. Inclusa l’ARCI (Comitato Territoriale di Lecce). Tempo fa siamo capitati in una fiera di campagna, e grande è stato il nostro stupore nel trovare un migrante nigeriano che vendeva “panari” (cesti intrecciati con canne e tralci d’ulivo), un lavoro della tradizione locale (Acquarica del Capo e dintorni).
 
Muhammad è da due anni in Italia, ha imparato a usare le canne e la tronchese e ora si sta creando un futuro, è il caos di dire, con le sue mani.

E come lui, tanti altri che hanno aderito al progetto “Intrecci” (mai termine fu più ontologico), un “laboratorio di formazione sull’arte dell’intreccio nella tradizione salentina… Attraverso lezioni teoriche e pratiche gli allievi hanno potuto apprendere le tecniche di intreccio e l’utilizzo dei materiali presenti nel Salento… L’intreccio è un linguaggio universale in grado di accomunare le differenti culture… Questi manufatti vogliono essere anche portatori di un messaggio di accoglienza…

Abbiamo ribattezzato i vari modelli assegnando un nome originale nella lingua di provenienza delle persone che li hanno realizzati per creare insieme nuovi intrecci forti e duraturi, simbolo di incontro e condivisione col mondo”.

E’ il caso che “The Donald” e il neo ministro dell’Interno e vice-premier, prima di lanciare crociate e dare addosso agli “untori”, si documentino meglio: i primi a guadagnarci sarebbero proprio loro.