Sindrome emolitica-uremica (Seu): prevenzione e diagnosi in Puglia per evitare i focolai epidemici


BARI - Si è tenuto oggi, nel l’aula ‘Federico Vecchio’ – della Clinica Pediatrica del Policlinico Bari, il convegno dal titolo ‘La SEU e le altre microangiopatie trombotiche in pediatria’ organizzato dal dottor Mario Giordano, responsabile dell’U.O. Nefrologia e Dialisi Pediatrica dell’ospedale Giovanni XXIII con la Regione Puglia, rappresentata da Onofrio Mongelli, dirigente del dipartimento Promozione della Salute e Servizio sicurezza alimentare e Sanità veterinaria.

Durante l’incontro è stato illustrato il protocollo per la prevenzione e diagnosi precoce della SEU, la sindrome emolitico-uremica, che in Puglia ha registrato due focolai importanti nel 2013 con 20 casi accertati e nel 2017 con 18 confermati. Numeri che hanno superato di gran lunga la media nazionale generale che si attesta sui 5/6 ogni anno e che perciò hanno giustificato una più intensiva attenzione alle cause scatenanti, alla prevenzione e alla diagnostica della malattia che colpisce i bambini, generalmente dai 2 anni fino ai 15. Proprio per questo  si è ritenuto di dover  avere un’attenzione particolare ai protocolli alimentari e di igiene che sono alla base di una prevenzione efficace dal momento che la SEU è una complicanza rara di un’infezione intestinale batterica, dovuta a ceppi di escherichia coli (STEC) produttori di vero-citotossina (VTEC) o Shiga-tossina (Stx) che si trasmette principalmente per via alimentare con l’ingestione di cibi di origine animale contaminati in fase di produzione o di lavorazione, attraverso ortaggi o frutti coltivati su terreni fertilizzati o irrigati con reflui da allevamenti bovini infetti. In questa metà dell’anno i casi accertati sono 2: uno verificatosi a gennaio e l’altro è di appena 10 giorni fa.

LA SEU IN PUGLIA – Durante il periodo estivo è la regione maggiormente colpita da infezioni di escherichia coli produttori di vero-citotossina, un batterio prodotto dall’intestino con effetti tossici su rene, cervello e altri organi. È quindi doverosa una particolare attenzione per motivi assistenziali e sociali, legati soprattutto a flussi molto elevati di turisti che devono beneficiare del soggiorno in regione senza emergenze. La mortalità si attesta tra il 2% e 4%. La SEU è in aumento in Italia, in Puglia l’incidenza della malattia è cresciuta così come in Lombardia, tra le regioni più colpite dalla sindrome con un certo numero significativo di casi, in media tra 5 e 6 ogni anno quando non si verificano focolai epidemici.

LE DICHIARAZIONI - Mario Giordano, responsabile dell’U.O. Nefrologia e Dialisi Pediatrica dell’ospedale pediatrico Giovanni XXIII: "La prevenzione è la prima arma utile per evitare casi acuti e gravi della sindrome e il nostro suggerimento ai genitori è semplice quanto importante: quando ci sia un bambino con gastroenterite con impronta emorragica, cioè ha diarrea sanguinolenta, deve recarsi al pronto soccorso o rivolgersi al pediatra di famiglia e in seconda battuta all’Istituto di Igiene del Policlinico dove verranno eseguite indagini sui campioni. Se l’infezione è presente ci attiviamo con una procedura che prevede in prima battuta l’iper idratazione. È una infezione legata all’alimentazione: l’escherichia coli è un batterio che viene eliminato dalla deiezioni dei bovini e quindi tutto quello che può essere inquinato (latte, verdure, carne) diventa un mezzo per diffondere questa malattia. La raccomandazione è quella di consumare alimenti cotti, prestare attenzione all’igiene delle mani. Tra le complicanze si rilevano danni neurologici nel 20% dei bambini colpiti dalla SEU, spesso regrediscono ma che a volte potrebbero lasciare reliquati".

Maria Chironna, responsabile dell’Unità Operativa di Igiene del Policlinico di Bari: "Questa malattia, così come le infezioni alla base di questa sindrome, sono caratterizzate da una stagionalità e purtroppo il periodo estivo è quello di massima incidenza della SEU e della produzione delle tossine killer per i bambini molto piccoli. Il picco nei mesi più caldi riguarda non solo la Puglia ma si spalma su tutta l’Italia e l’Europa: c’è un più largo consumo di alimenti contaminati e quindi un’esposizione maggiore di tutta la popolazione infantile al pericolo di zoonosi. Infatti nel 2013 abbiamo evidenziato come alla base del focolaio ci fosse stato un largo consumo di prodotti lattiero-caseari. Nel 2017ci sono stati solo micro focolai epidemici e quindi non abbiamo individuato alimenti sospetti. Non ci stancheremo mai di ripetere che la prima prevenzione è l’attenzione alimentare e i primi sintomi di gastroenterite sanguinolenta>.

All’incontro sono intervenuti anche: Nicola Laforgia, direttore dell’Unità di Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale, Mariano Manzionna, direttore di Pediatria e Neonatologia dell’ospedale San Paolo, Ornella Li Moli, dirigente ASL BA del reparto Malattie Infettive Ospedale Pediatrico Ospedale Giovanni XXIII, Maria Elisabetta Baldassarre, dirigente del dipartimento di Scienze biomediche e Oncologia umana, Giuseppina Annichiarico, direttrice del reparto di Coordinamento delle malattie rare, Diletta D. Torres, dirigente del reparto di Nefrologia e Dialisi Pediatrica Ospedale Giovanni XXIII, Maria Chironna, responsabile dell'Unità Operativa di Igiene del Policlinico di Bari, Giuseppe Castellano, dirigente medico di Nefrologia del Policlinico di Bari, Cinzia Germinario, responsabile del dipartimento di Scienze biomediche e Oncologia umana, Giuseppe Lassandro, pediatra del Giovanni XXIII e Vincenza Carbone, medico dell’U.O. Nefrologia e Dialisi Pediatrica dell’ospedale pediatrico Giovanni XXIII.