Vasco Rossi (intervista): "La libertà? E' una bella gatta da pelare"

di NICOLA RICCHITELLI – Regalo del Komandante ai fans pugliesi, una chiacchierata che fa di questo 15 giugno uno dei giorni più importanti della storia del Giornale di Puglia. Tutto ciò alla vigilia dell’arrivo del 'VascoNonStop' nella città di San Nicola. 

D: Komandante, come sta?
R: «Molto bene grazie, non vedo l’ora di cominciare...».

D: Mi permetta di partire o ripartire da 'Modena Park': qualcuno sui giornali ha detto che quella sera ha ristabilito l’ordine naturale delle cose. Cosa ha rappresentato per lei la sera del 1° luglio?
R: «Per me? Un evento straordinario, epocale, che ha inevitabilmente determinato un 'prima' e un 'dopo' Modena Park. Il bello è che io avevo pensato a un concerto tipo festa 'tra amici' per i miei 40 anni di palco e di canzoni, ma la serata si è trasformata in poche ore in un evento epocale. Abbiamo battuto ogni record, di pubblico, di organizzazione e di critica! Sì, decisamente la 'tempesta perfetta', anche la scaletta, anni '80, '90 e '00. Oltre 3 ore e mezza di concerto, solo ed esclusivamente per l’evento di Modena Park!»

D: Cosa ha provato nei minuti che hanno preceduto la salita sul palco?
R: «L’adrenalina era a mille già dal pomeriggio, quando ho visto dall’elicottero che mi portava a Modena tutta quella folla sterminata, un’emozione incredibile! Avevo una gran voglia di salire da solo sul palco e abbracciarli tutti quell’attimo prima di attaccare. Allora ho pensato: “Ho perso un’altra occasione buona stasera…».

D: Ha avuto paura? E comunque le capita di averne prima di salire su di un palco?
R: «Paura? La preoccupazione che qualche cosa non funzioni c’è sempre ma quando salgo sul palco e la musica comincia allora tutto torna, tutto quadra e diventa una formidabile sensazione che non si può spiegare qui…».

D: In un brano di un paio anni fa cantava “Sono innocente”? Di cosa l'accusavano?
R: «In realtà mi sono messo sul banco dell’accusato per una riflessione più ampia con me stesso, un po’ il bilancio di una vita: sono innocente ma… E, dentro quel ma, c’è la risposta a tutto quel che conta e costa, in fondo, la libertà!».

D: «…Ma guardandomi in faccia dovrei dirmi una bugia…»: quali le bugie che spesso si è raccontato?
R: «Non ho mai avuto bisogno di raccontarmi delle bugie e dico sempre la verità solo nelle canzoni. Il mio popolo lo sa, per quello si fida e soprattutto si 'riconosce' nelle canzoni».

D: Cosa rappresenta e ha rappresentato il mondo femminile per Vasco?
R: «L’altra metà del cielo. L’universo femminile è un mondo tutto da scoprire, ancora… Ovviamente la donna mi intriga, mi ha sempre intrigato e sempre mi intrigherà. Oltre a essere un attento osservatore ho una parte femminile che nell’arte della canzone mi aiuta molto a parlare anche di me».

D: E le canzoni? Cos’è una canzone per Vasco?
R: «Per me le canzoni sono 'parole' sostenute da una colonna sonora. Le parole sono talmente importanti che io soffro quando vengono usate a sproposito in modo strumentale o demagogico. La canzone d’autore è una forma d’arte capace di comunicare emozioni talmente forti da commuovere anche senza bisogno di sapere niente. Quando le parole sono sostenute da una musica che le accentua e le fa vibrare colpiscono talmente in profondità l’animo umano che possono davvero consolare, edificare e fare veramente bene, oltre a non aver bisogno di alcuna spiegazione da parte di critici o esperti vari».

D: Una canzone può essere pericolosa?
R: «Non credo proprio. Le canzoni possono essere provocatorie ma non pericolose. Le provocazioni artistiche servono a  mantenere sveglie le coscienze!».

D: Komandante, quando dichiara «Sono ancora il numero uno, il numero due e il numero tre. Per il quarto posto là dietro c'è una gran bagarre », dove finisce la provocazione e dove inizia la critica nei confronti del movimento musicale italiano?
R: «Naturalmente mi riferisco ai concerti dal vivo. Come qualità della performance musicale e coinvolgimento emotivo di tutto il popolo che assiste e vive il concerto non esistono eguali. Non dovrei essere io a dirlo ma questo non significa che non sia vero. Capisco che la cronaca nella sua narrazione tenda a dover uniformare sempre un pò tutti i fenomeni che descrive ma ci sono delle belle differenze.
Uno dei motivi è senza dubbio una band selezionata nel tempo e organizzata come una squadra dove ogni musicista è un grande talento nel suo ruolo. L’altro è che io ho cominciato con una lunga gavetta di anni di concerti dal vivo, davanti a un pubblico spesso ostile che non conosceva le mie canzoni e quindi dovevo convincerli e farli divertire».

D: Qualche tempo fa presentò le dimissioni da rockstar per poi ritirarle. Ha mai immaginato come potrebbe essere un suo addio alle scene? 
R: «Qualche anno fa, è vero, ho dato le dimissioni da rockstar ma non sono state accettate!».

D: Da quanto tempo non le capita in un concerto di ritrovarsi dalla parte dello spettatore? 
R: «Dai tempi in cui ero ragazzo e andavo ai concerti anch'io…».

D: Che padre è Vasco Rossi e che figlio è stato?
R: «Sono un padre sereno. Ho fiducia nei miei figli come l’aveva mio padre in me».

D: Che marito/compagno è Vasco Rossi?
R: «Il compagno/marito ideale».

D: E su Papa Francesco? A volte sembra una rockstar anche lui…
R: «È una grande rockstar!»

D:Qual è il suo rapporto con la fede?
R: «Io non credo. Io so».

D: Cos’è per Vasco la libertà?
R: «La libertà è una bella gatta da pelare!»

D: Si sente un cattivo o un bell’esempio?
R: «Direi che sono come uno di quegli esperimenti, molto pericolosi, da non ripetere a casa».

D: Com’è e come è stato il suo rapporto con giornali e giornalisti?
R: «Sono purtroppo sempre stati pochi quelli che hanno capito le mie canzoni. Fortunatamente le canzoni non hanno bisogno di essere spiegate. Quindi va tutto bene!».

D: Vasco Rossi ha ancora un sogno?
R: «Quello di morire su un palco!

Official site:
https://www.vascorossi.net/
Facebook: 
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