di NICOLA RICCHITELLI – Continua il nostro viaggio tra le parrocchie della città per questo speciale dedicato alla festa della Madonna, “A Fest d’à Madonn”, e dopo aver ascoltato la testimonianza del neo sindaco, il dott.Cosimo Cannito, esser stati qualche giorno fa nelle periferie di Barletta e più precisamente nella parrocchia del Ss.Crocifisso, dove abbiamo raccolto la testimonianza di mons.Pino Paolillo, quest’oggi si va in centro e si giunge nella centralissima Corso Cavour, e più precisamente varchiamo le porte della parrocchia di Santa Lucia per ascoltare la testimonianza di don Vito Carpentiere.
È un intervista che lascia il sorriso quella rilasciata da don Vito, del resto il suo sorriso e la sua allegria sono un po’ la festa nella festa: «Ricordo le bancarelle, dove puntualmente c’era la 'litigata' con i genitori sul giocattolo da scegliere. Funzionava più o meno così: il primo giorno si guardava, il secondo giorno si sceglieva, il terzo giorno si prendeva, anche se non ti nascondo che molte volte sono rientrato a casa senza regalo ma con un po’ di “mazzate” (ride) , perché ero sempre eternamente indeciso sul giocattolo da prendere».
Per don Vito dire “Festa della Madonna” cosa significa?
R:«Per me, ora sacerdote da 23 anni, dire festa della Madonna significa darsi un appuntamento che, aldilà del rito, prevede il rincontrarsi di diversi membri di una comunità cittadina quale quella di Barletta, molti ricordiamolo vengono appositamente da lontano, per onorare i nostri Santi Patroni, per celebrare la fedeltà di Dio alla storia della nostra città, attraverso il dono della Madonna dello Sterpeto e San Ruggero».
Sei stato anche tu un bambino. Come vivevi l’approssimarsi di questo momento?
R:«Si, sono stato anche io un bambino, ho sempre vissuto l’approssimarsi della festa della Madonna con una particolare intensità, perché il primo segnale importante era l’arrivo delle giostre sulla litoranea, arrivo che avveniva con un congruo tempo di anticipo, collocate poi in una posizione abbastanza centrale rispetto alla città, e sono sempre state l’appetito centrale per noi bambini; l’altro ricordo è legato alle bancarelle, dove puntualmente c’era la 'litigata' con i genitori sul giocattolo da scegliere. Funzionava più o meno così: il primo giorno si guardava, il secondo giorno si sceglieva, il terzo giorno si prendeva, anche se non ti nascondo che molte volte sono rientrato a casa senza regalo ma con un po’ di “mazzate” (ride) , perché ero sempre eternamente indeciso sul giocattolo da prendere».
La festa che ti è rimasta particolarmente nel cuore?
R:«Sinceramente sono diverse le feste che ricordo particolarmente: ero bambino, avevo dodici anni, ricordo quando a Barletta in occasione della festa della Madonna arrivò il Cardinale Mario Luigi Ciappi nel 250° anniversario dell’incoronazione della Madonna dello Sterpeto. La Cattedrale in quell’occasione era chiusa per metà. Non dimentico la festa del 1988, nell’anno mariano, quando il cardinale Francis Arinze, un cardinale di colore, venne a celebrare la festa patronale, festa che in quell’anno si tenne nella chiesa del Monte di Pietà, dato che la nostra cattedrale era chiusa. Poi come dimenticare la festa della riapertura della cattedrale... insomma ogni festa per me ha la sua importanza, perché più che il rinnovarsi di un rito è il rinnovarsi della fedeltà di Dio».
Come vive un sacerdote l’annuale momento della festa patronale?
R:«A questo domanda posso risponderti andando più sul piano personale e quindi come vivo io la festa. Ho un legame particolarissimo con la Madonna dello Sterpeto, quindi è una festa che sento tutta mia, ci tengo a partecipare al momento del pellegrinaggio dal Santuario, anche se non riesco in occasione dell’arrivo della Madonna a Luglio, però quando la Madonna arriva in città ci tengo a partecipare alla processione, e attraverso l’animazione liturgica, cerchiamo di tenere forte nella gente il senso della fede con la recita del Santo Rosario e la recita della preghiera per tutte le necessità, senza dimenticare il sabato sera quando c’è l’intronizzazione della Madonna, quindi il Pontificale della domenica mattina presieduto dall’Arcivescovo e animato dal coro cittadino, dove anche noi sacerdoti cantiamo alternandoci, e quindi il momento della processione dove avviene l’incontro vero e proprio tra la Madonna e San Ruggero e i cittadini».
Don Vito, cosa rappresenta per la città di Barletta ai giorni nostri un evento come quello della Festa patronale, sia in termini religiosi che dal punto di vista sociale?
R:«Sono tra coloro che, per certi aspetti, lamenta l’assenza dei cittadini barlettani nei giorni della festa, di quelli che si vogliono sentire vip e che in quei giorni scappano da Barletta, per poi vederli magari nelle feste degli altri paesi. Personalmente credo che i momenti di aggregazione in questo momento storico siano particolarmente importanti, ed in particolar modo quelli di matrice religiosa e di fede, perché fanno l’identità di un paese, di un popolo, e ci identificano anche agli occhi degli altri».
Negli ultimi anni la festa ha perso un po’ quella dimensione popolare, caratteristica che contraddistingue una festa patronale assumendo con il passare del tempo quasi una dimensione mondana. A tuo modo di vedere cosa si potrebbe fare per recuperare gli antichi valori di questa festa?
R:«Diciamo che io non disprezzo la parte mondana perché alla fine tutto è festa, e quando si fa festa si mangia, si beve, si portano i bambini alle giostre, si vanno a visitare le bancarelle, e non dimentichiamo un fatto sociale assai importante, quante famiglie – e sono veramente tante – vivono grazie a queste feste? Tante, se si pensa ai giostrai, ai proprietari delle bancarelle, penso ai famosi “paninari”, se questo non è un influsso sociale…».
In questi giorni assisteremo ad antichi rituali che da secoli scandiscono questa festa. Cosa aggiungeresti ai vari momenti che si dislocano tra il martedì – arrivo della Sacra Icona – al mercoledì successivo fine dei festeggiamenti?
R:«Sinceramente non aggiungerei nulla ai vari momenti, anche perché io sono dell’idea di valorizzare quelli che già abbiamo, che sono diversi, e quindi l’arrivo delle Sacre Immagini, e la Madonna che va a prendere San Ruggero, l’intronizzazione il sabato, i momenti liturgici della domenica, la festa in onore di San Ruggero il lunedì, e quindi il mercoledì la Madonna che rientra, insomma io vivrei meglio quelli che già abbiamo, senza aggiungere niente».
In un'intervista di qualche anno parlavi o meglio sognavi di una festa che varcasse i confini della ferrovia. Ha senso oggi parlarne?
R:«Si, io sogno ancora una festa che varchi i confini della ferrovia, me ne rendo conto ancor più da quando sono qui nella parrocchia di Santa Lucia, in centro, mi rendo conto che alcuni momenti, tipo portare qualche cantante o qualche spettacolo nell’estrema periferia della città, penso alla nota 167, che è parte integrante della nostra città, pienissima di famiglie giovani, e di tanti bambini. Il mio augurio si fa preghiera e impegno personale. Buona festa a tutti!».
È un intervista che lascia il sorriso quella rilasciata da don Vito, del resto il suo sorriso e la sua allegria sono un po’ la festa nella festa: «Ricordo le bancarelle, dove puntualmente c’era la 'litigata' con i genitori sul giocattolo da scegliere. Funzionava più o meno così: il primo giorno si guardava, il secondo giorno si sceglieva, il terzo giorno si prendeva, anche se non ti nascondo che molte volte sono rientrato a casa senza regalo ma con un po’ di “mazzate” (ride) , perché ero sempre eternamente indeciso sul giocattolo da prendere».
Per don Vito dire “Festa della Madonna” cosa significa?
R:«Per me, ora sacerdote da 23 anni, dire festa della Madonna significa darsi un appuntamento che, aldilà del rito, prevede il rincontrarsi di diversi membri di una comunità cittadina quale quella di Barletta, molti ricordiamolo vengono appositamente da lontano, per onorare i nostri Santi Patroni, per celebrare la fedeltà di Dio alla storia della nostra città, attraverso il dono della Madonna dello Sterpeto e San Ruggero».
Sei stato anche tu un bambino. Come vivevi l’approssimarsi di questo momento?
R:«Si, sono stato anche io un bambino, ho sempre vissuto l’approssimarsi della festa della Madonna con una particolare intensità, perché il primo segnale importante era l’arrivo delle giostre sulla litoranea, arrivo che avveniva con un congruo tempo di anticipo, collocate poi in una posizione abbastanza centrale rispetto alla città, e sono sempre state l’appetito centrale per noi bambini; l’altro ricordo è legato alle bancarelle, dove puntualmente c’era la 'litigata' con i genitori sul giocattolo da scegliere. Funzionava più o meno così: il primo giorno si guardava, il secondo giorno si sceglieva, il terzo giorno si prendeva, anche se non ti nascondo che molte volte sono rientrato a casa senza regalo ma con un po’ di “mazzate” (ride) , perché ero sempre eternamente indeciso sul giocattolo da prendere».
La festa che ti è rimasta particolarmente nel cuore?
R:«Sinceramente sono diverse le feste che ricordo particolarmente: ero bambino, avevo dodici anni, ricordo quando a Barletta in occasione della festa della Madonna arrivò il Cardinale Mario Luigi Ciappi nel 250° anniversario dell’incoronazione della Madonna dello Sterpeto. La Cattedrale in quell’occasione era chiusa per metà. Non dimentico la festa del 1988, nell’anno mariano, quando il cardinale Francis Arinze, un cardinale di colore, venne a celebrare la festa patronale, festa che in quell’anno si tenne nella chiesa del Monte di Pietà, dato che la nostra cattedrale era chiusa. Poi come dimenticare la festa della riapertura della cattedrale... insomma ogni festa per me ha la sua importanza, perché più che il rinnovarsi di un rito è il rinnovarsi della fedeltà di Dio».
Come vive un sacerdote l’annuale momento della festa patronale?
R:«A questo domanda posso risponderti andando più sul piano personale e quindi come vivo io la festa. Ho un legame particolarissimo con la Madonna dello Sterpeto, quindi è una festa che sento tutta mia, ci tengo a partecipare al momento del pellegrinaggio dal Santuario, anche se non riesco in occasione dell’arrivo della Madonna a Luglio, però quando la Madonna arriva in città ci tengo a partecipare alla processione, e attraverso l’animazione liturgica, cerchiamo di tenere forte nella gente il senso della fede con la recita del Santo Rosario e la recita della preghiera per tutte le necessità, senza dimenticare il sabato sera quando c’è l’intronizzazione della Madonna, quindi il Pontificale della domenica mattina presieduto dall’Arcivescovo e animato dal coro cittadino, dove anche noi sacerdoti cantiamo alternandoci, e quindi il momento della processione dove avviene l’incontro vero e proprio tra la Madonna e San Ruggero e i cittadini».
Don Vito, cosa rappresenta per la città di Barletta ai giorni nostri un evento come quello della Festa patronale, sia in termini religiosi che dal punto di vista sociale?
R:«Sono tra coloro che, per certi aspetti, lamenta l’assenza dei cittadini barlettani nei giorni della festa, di quelli che si vogliono sentire vip e che in quei giorni scappano da Barletta, per poi vederli magari nelle feste degli altri paesi. Personalmente credo che i momenti di aggregazione in questo momento storico siano particolarmente importanti, ed in particolar modo quelli di matrice religiosa e di fede, perché fanno l’identità di un paese, di un popolo, e ci identificano anche agli occhi degli altri».
Negli ultimi anni la festa ha perso un po’ quella dimensione popolare, caratteristica che contraddistingue una festa patronale assumendo con il passare del tempo quasi una dimensione mondana. A tuo modo di vedere cosa si potrebbe fare per recuperare gli antichi valori di questa festa?
R:«Diciamo che io non disprezzo la parte mondana perché alla fine tutto è festa, e quando si fa festa si mangia, si beve, si portano i bambini alle giostre, si vanno a visitare le bancarelle, e non dimentichiamo un fatto sociale assai importante, quante famiglie – e sono veramente tante – vivono grazie a queste feste? Tante, se si pensa ai giostrai, ai proprietari delle bancarelle, penso ai famosi “paninari”, se questo non è un influsso sociale…».
In questi giorni assisteremo ad antichi rituali che da secoli scandiscono questa festa. Cosa aggiungeresti ai vari momenti che si dislocano tra il martedì – arrivo della Sacra Icona – al mercoledì successivo fine dei festeggiamenti?
R:«Sinceramente non aggiungerei nulla ai vari momenti, anche perché io sono dell’idea di valorizzare quelli che già abbiamo, che sono diversi, e quindi l’arrivo delle Sacre Immagini, e la Madonna che va a prendere San Ruggero, l’intronizzazione il sabato, i momenti liturgici della domenica, la festa in onore di San Ruggero il lunedì, e quindi il mercoledì la Madonna che rientra, insomma io vivrei meglio quelli che già abbiamo, senza aggiungere niente».
In un'intervista di qualche anno parlavi o meglio sognavi di una festa che varcasse i confini della ferrovia. Ha senso oggi parlarne?
R:«Si, io sogno ancora una festa che varchi i confini della ferrovia, me ne rendo conto ancor più da quando sono qui nella parrocchia di Santa Lucia, in centro, mi rendo conto che alcuni momenti, tipo portare qualche cantante o qualche spettacolo nell’estrema periferia della città, penso alla nota 167, che è parte integrante della nostra città, pienissima di famiglie giovani, e di tanti bambini. Il mio augurio si fa preghiera e impegno personale. Buona festa a tutti!».