di NICOLA RICCHITELLI – Ha cantato Barletta in innumerevoli canzoni, e da qualche anno a questa parte la racconta dalla sua pagina Facebook servendosi talvolta di introvabili foto in bianco e nero. Non poteva mancare in questo spazio dedicato alla festa della Madonna, a fest d’à Madonn, la preziosa memoria storica di Barletta, lui è il cantautore barlettano Gino Pastore.
Gino, tempo addietro dire festa della Madonna significava dire soprattutto quartiere di Santa Maria…
R:«Un tempo il quartiere Santa Maria era il cuore della festa della Madonna, in quegli anni quello era tra l’altro un quartiere buio, non aveva la luce elettrica, quindi quando arrivava la festa nelle strade mettevano le luci, mettevano come si diceva un tempo “le palle” in tutte le stradine del borgo antico, quella diveniva l’occasione per vedere il quartiere illuminato. Immagina la gioia di chi abitava in quelle zone di vedere la luce, era un piacere, ci si sedeva fuori ai portoni delle case per chiacchierare e godersi quella luce che in altri momenti dell’anno non potevano avere. Poi era un momento dove ci si ritrovava con i parenti che arrivavano dagli altri quartieri della città, venivano i contadini dalle zone della “caldaia del gas” – zona via Regina Margherita, detta così perché lì si trovava la caldaia del gas che illuminava i primi lampioni a gas installati lungo la via – da “Sop a lar” – largo San Nicola, dove oggi si svolge il quotidiano mercato rionale – ma anche “da sop a Tempi’e” e quindi “tempio” – la zona Borgovilla, insomma ci si ritrovava tutti nel quartiere Santa Maria».
Come vivevano ai tuoi tempi i barlettani la festa della Madonna?
R:«La festa della Madonna non era la festa di Barletta ma dei barlettani, il barlettano un tempo aspettava quella festa per mettersi in mostra, i contadini facevano tirare fuori alle mogli tutto l’oro che avevano conservato perché dovevano andare a fare la passeggiata sul corso con i bracciali d’oro in bella vista, erano i giorni del passeggio in qualche modo, era la festa insomma, chi a quei tempi si permetteva ad allontanarsi da Barletta, le persone non vedevano l’ora che arrivasse la festa della Madonna, perché dovevano esibire il vestito nuovo. C’era una partecipazione quasi totale da parte dei barlettani alla processione, e alla festa, oggi invece ci si mette in macchina e si va via, per andare dove poi, se sei un vero barlettano resti a Barletta e vivi la festa, tre giorni fuori, tre giorni su una spiaggia valgono il non aver vissuto la festa della tua città? Andare via secondo me non risolve nulla, e sinceramente non lo capisco…».
Come veniva vissuto il momento della processione?
R:«Si aspettava la domenica con ansia, soprattutto il momento della processione, all’epoca la processione era molto sentita, pensa che quando usciva la Madonna dello Sterpeto e San Ruggero, si vedevano di quelle scene davvero strazianti, gente che chiedeva intercessione ai Santi Patroni per i tanti problemi che c’erano nelle famiglie e per le difficili condizioni in cui all’epoca si viveva, ricordo di persone che al passaggio della Madonna si buttavano a terra davanti al quadro, erano scene strazianti e commoventi allo stesso tempo».
Gino, così come si svolge oggi la festa a te piace?
R:«Ti dico chiaramente che la festa così come è impostata oggi non mi piace, un tempo le bancarelle si trovavano sul viale, si andava da Corso Garibaldi, e quindi via Baccarini, ed era un piacere passeggiare tra di esse, la gente iniziava il suo passeggiare dalla stazione, quindi imboccava Corso Garibaldi, poi via su Corso Vittorio Emanuele, poi via Consalvo da Cordoba e quindi la ex Piazza Roma – oggi Piazza Aldo Moro – per poi tornare a fare il giro finchè non ci si stancava. Oggi vedere le bancarelle lì dalle zone del castello, o forse è meglio dire quelle poche che ancora vengono alla festa, il resto che lo fanno i venditori ambulanti abusivi che popolano le mura fino al Paraticchio, e vedere le strade del centro vuote, non so, non mi convince come soluzione, come dicevano i vecchi di un tempo, “la festa a Barletta e i fuochi a Canosa”, la bellezza della festa, l’essenza della festa se vogliamo alla fin fine è proprio questa, erano le bancarelle che affollavano le vie del centro, ed erano l’occasione per le famiglie di fare acquisti, le pentole per la casa, gli attrezzi vari, insomma tutto quello che poteva servire, al tempo venivano tanti venditori da altre città che vendevano cose che magari non trovavi nei negozi».
I bambini di oggi vivono con lo stesso palpitare di un tempo l’arrivo della festa?
R:«Ma no, i bambini di oggi? Ai miei tempi la nostra festa, la nostra gioia era tutta in un parapalle, ci giocavano giorno e notte, costava 5 lire e per noi aveva un grande valore, un giocattolo che tra l’altro non durava molto, perché o si rompeva la molla oppure si spaccava facendo uscire la segatura che si trovava dentro, oggi invece la festa ai bambini non la fanno nemmeno vivere perché vanno via da Barletta durante quei tre giorni. L’unica attrattiva dei giovani e dei bambini d’oggi è rimasto il luna park, le giostre insomma, come se la festa fosse tutta là, ma la festa è la Madonna e San Ruggero, le bancarelle, l’illuminazione, il passeggiare per le vie della città, il palloncino, insomma i colori della nostra festa sono questi, non solo le giostre. Ai miei tempi poi non vi era il benessere di oggi, vivevamo la festa senza soldi in tasca, senza lo smartphone, non avevamo nulla, per noi era tanto andare in mezzo alla festa e magari avere un palloncino, era una gioia indescrivibile, scene che oggi non se vedono più, oggi i bimbi girano già con il telefonino in tasca, hanno tutto, che piacere vuoi che ci sia nei loro occhi nel vedere e vivere la festa della Madonna».
Gino, proviamoci, facciamo un appello ai barlettani affinché nei tre giorni della festa restino qui a Barletta…
Appello ai barlettani? Non partite? Sarebbe un appello buttato al vento, perché le persone hanno già prenotato, almeno stando a quello che la gente dice in giro. Tutto quello che ti posso dire è che la festa della Madonna è la festa dei nostri padri, dei nostri antenati, andare via significa voltare le spalle alla storia dei tuoi antenati, rinnegare le loro origini, è un'offesa alla città di Barletta.
Gino, tempo addietro dire festa della Madonna significava dire soprattutto quartiere di Santa Maria…
R:«Un tempo il quartiere Santa Maria era il cuore della festa della Madonna, in quegli anni quello era tra l’altro un quartiere buio, non aveva la luce elettrica, quindi quando arrivava la festa nelle strade mettevano le luci, mettevano come si diceva un tempo “le palle” in tutte le stradine del borgo antico, quella diveniva l’occasione per vedere il quartiere illuminato. Immagina la gioia di chi abitava in quelle zone di vedere la luce, era un piacere, ci si sedeva fuori ai portoni delle case per chiacchierare e godersi quella luce che in altri momenti dell’anno non potevano avere. Poi era un momento dove ci si ritrovava con i parenti che arrivavano dagli altri quartieri della città, venivano i contadini dalle zone della “caldaia del gas” – zona via Regina Margherita, detta così perché lì si trovava la caldaia del gas che illuminava i primi lampioni a gas installati lungo la via – da “Sop a lar” – largo San Nicola, dove oggi si svolge il quotidiano mercato rionale – ma anche “da sop a Tempi’e” e quindi “tempio” – la zona Borgovilla, insomma ci si ritrovava tutti nel quartiere Santa Maria».
Come vivevano ai tuoi tempi i barlettani la festa della Madonna?
R:«La festa della Madonna non era la festa di Barletta ma dei barlettani, il barlettano un tempo aspettava quella festa per mettersi in mostra, i contadini facevano tirare fuori alle mogli tutto l’oro che avevano conservato perché dovevano andare a fare la passeggiata sul corso con i bracciali d’oro in bella vista, erano i giorni del passeggio in qualche modo, era la festa insomma, chi a quei tempi si permetteva ad allontanarsi da Barletta, le persone non vedevano l’ora che arrivasse la festa della Madonna, perché dovevano esibire il vestito nuovo. C’era una partecipazione quasi totale da parte dei barlettani alla processione, e alla festa, oggi invece ci si mette in macchina e si va via, per andare dove poi, se sei un vero barlettano resti a Barletta e vivi la festa, tre giorni fuori, tre giorni su una spiaggia valgono il non aver vissuto la festa della tua città? Andare via secondo me non risolve nulla, e sinceramente non lo capisco…».
Come veniva vissuto il momento della processione?
R:«Si aspettava la domenica con ansia, soprattutto il momento della processione, all’epoca la processione era molto sentita, pensa che quando usciva la Madonna dello Sterpeto e San Ruggero, si vedevano di quelle scene davvero strazianti, gente che chiedeva intercessione ai Santi Patroni per i tanti problemi che c’erano nelle famiglie e per le difficili condizioni in cui all’epoca si viveva, ricordo di persone che al passaggio della Madonna si buttavano a terra davanti al quadro, erano scene strazianti e commoventi allo stesso tempo».
Gino, così come si svolge oggi la festa a te piace?
R:«Ti dico chiaramente che la festa così come è impostata oggi non mi piace, un tempo le bancarelle si trovavano sul viale, si andava da Corso Garibaldi, e quindi via Baccarini, ed era un piacere passeggiare tra di esse, la gente iniziava il suo passeggiare dalla stazione, quindi imboccava Corso Garibaldi, poi via su Corso Vittorio Emanuele, poi via Consalvo da Cordoba e quindi la ex Piazza Roma – oggi Piazza Aldo Moro – per poi tornare a fare il giro finchè non ci si stancava. Oggi vedere le bancarelle lì dalle zone del castello, o forse è meglio dire quelle poche che ancora vengono alla festa, il resto che lo fanno i venditori ambulanti abusivi che popolano le mura fino al Paraticchio, e vedere le strade del centro vuote, non so, non mi convince come soluzione, come dicevano i vecchi di un tempo, “la festa a Barletta e i fuochi a Canosa”, la bellezza della festa, l’essenza della festa se vogliamo alla fin fine è proprio questa, erano le bancarelle che affollavano le vie del centro, ed erano l’occasione per le famiglie di fare acquisti, le pentole per la casa, gli attrezzi vari, insomma tutto quello che poteva servire, al tempo venivano tanti venditori da altre città che vendevano cose che magari non trovavi nei negozi».
I bambini di oggi vivono con lo stesso palpitare di un tempo l’arrivo della festa?
R:«Ma no, i bambini di oggi? Ai miei tempi la nostra festa, la nostra gioia era tutta in un parapalle, ci giocavano giorno e notte, costava 5 lire e per noi aveva un grande valore, un giocattolo che tra l’altro non durava molto, perché o si rompeva la molla oppure si spaccava facendo uscire la segatura che si trovava dentro, oggi invece la festa ai bambini non la fanno nemmeno vivere perché vanno via da Barletta durante quei tre giorni. L’unica attrattiva dei giovani e dei bambini d’oggi è rimasto il luna park, le giostre insomma, come se la festa fosse tutta là, ma la festa è la Madonna e San Ruggero, le bancarelle, l’illuminazione, il passeggiare per le vie della città, il palloncino, insomma i colori della nostra festa sono questi, non solo le giostre. Ai miei tempi poi non vi era il benessere di oggi, vivevamo la festa senza soldi in tasca, senza lo smartphone, non avevamo nulla, per noi era tanto andare in mezzo alla festa e magari avere un palloncino, era una gioia indescrivibile, scene che oggi non se vedono più, oggi i bimbi girano già con il telefonino in tasca, hanno tutto, che piacere vuoi che ci sia nei loro occhi nel vedere e vivere la festa della Madonna».
Gino, proviamoci, facciamo un appello ai barlettani affinché nei tre giorni della festa restino qui a Barletta…
Appello ai barlettani? Non partite? Sarebbe un appello buttato al vento, perché le persone hanno già prenotato, almeno stando a quello che la gente dice in giro. Tutto quello che ti posso dire è che la festa della Madonna è la festa dei nostri padri, dei nostri antenati, andare via significa voltare le spalle alla storia dei tuoi antenati, rinnegare le loro origini, è un'offesa alla città di Barletta.