Quando è nata l’idea di dedicare un album al tema della prostituzione e da quale canzone sei partito?
È nata quando, circa cinque anni fa, scrissi “Tango delle sirene”, dopo che una sera avevo percorso in auto una zona degradata della periferia di Napoli nord, dove il fenomeno imperversa… ispirato, buttai giù questo testo quasi di getto e subito pensai che era il caso di incastonarlo in un contesto più ampio… mi venne in mente di altre canzoni che avevo scritto in precedenza che narravano storie simili o affrontavano tematiche compatibili e cominciai a strutturare l’insieme. Aggiunsi soltanto altre due canzoni nuove: “Le labbra di Lucia” e “Il pasto della sirena”.
Spesso per gli uomini le donne sono oggetti: cosa rappresentano per te?
Le donne sono delle creature meravigliose, sotto molti aspetti meglio di noi uomini, sicuramente assai complesse… ed è questa complessità che a volte spaventa, per cui si tende a non voler vedere cosa ci sia oltre la scorza fisica, oltre l’ “oggetto”. Comunque, al di là di ogni opinione personale, tutti gli uomini dovrebbero ricordare sempre di essere nati da una donna.
Le sirene con il loro canto fecero perdere la rotta a Ulisse. Qual è il tuo rapporto con la perdizione?
Perdersi, a diversi livelli, credo sia una cosa che piaccia a tutti: c’è chi ama perdersi per il gusto di ritrovarsi, chi lo fa per gioco, chi per puro autolesionismo, esaltando quella componente nichilista che, a vari gradi, è insita in ciascuno di noi… in quanto ad Ulisse, la colpa della perdita di rotta non è da attribuire alle sirene, ma all’eccessiva curiosità , alla voglia di sondare l’ignoto, che è una “virtù” che qualcuno deve pur avere, anche se comporta dei rischi, altrimenti staremo ancora all’età della pietra.
C’è un racconto, tra quelli cantati nelle dieci canzoni, a cui sei più legato rispetto agli altri?
Una canzone è un mix di verità e menzogna (nel senso di fantasia), sicuramente i racconti più “elaborati” riportano meglio la traccia artistica di chi li ha scritti, ma è anche vero che i più veritieri hanno il potere di rievocare in modo più nitido visi e situazioni in chi racconta la storia e, di conseguenza, in chi la riceve. Compito dell’Autore è bilanciare la struttura generale dell’opera in modo che si abbia la percezione di questo e di quello… io credo di esserci riuscito abbastanza bene. Questo per dire che non riesco a giudicare questo lavoro se non in maniera unitaria.
È nata quando, circa cinque anni fa, scrissi “Tango delle sirene”, dopo che una sera avevo percorso in auto una zona degradata della periferia di Napoli nord, dove il fenomeno imperversa… ispirato, buttai giù questo testo quasi di getto e subito pensai che era il caso di incastonarlo in un contesto più ampio… mi venne in mente di altre canzoni che avevo scritto in precedenza che narravano storie simili o affrontavano tematiche compatibili e cominciai a strutturare l’insieme. Aggiunsi soltanto altre due canzoni nuove: “Le labbra di Lucia” e “Il pasto della sirena”.
Spesso per gli uomini le donne sono oggetti: cosa rappresentano per te?
Le donne sono delle creature meravigliose, sotto molti aspetti meglio di noi uomini, sicuramente assai complesse… ed è questa complessità che a volte spaventa, per cui si tende a non voler vedere cosa ci sia oltre la scorza fisica, oltre l’ “oggetto”. Comunque, al di là di ogni opinione personale, tutti gli uomini dovrebbero ricordare sempre di essere nati da una donna.
Le sirene con il loro canto fecero perdere la rotta a Ulisse. Qual è il tuo rapporto con la perdizione?
Perdersi, a diversi livelli, credo sia una cosa che piaccia a tutti: c’è chi ama perdersi per il gusto di ritrovarsi, chi lo fa per gioco, chi per puro autolesionismo, esaltando quella componente nichilista che, a vari gradi, è insita in ciascuno di noi… in quanto ad Ulisse, la colpa della perdita di rotta non è da attribuire alle sirene, ma all’eccessiva curiosità , alla voglia di sondare l’ignoto, che è una “virtù” che qualcuno deve pur avere, anche se comporta dei rischi, altrimenti staremo ancora all’età della pietra.
C’è un racconto, tra quelli cantati nelle dieci canzoni, a cui sei più legato rispetto agli altri?
Una canzone è un mix di verità e menzogna (nel senso di fantasia), sicuramente i racconti più “elaborati” riportano meglio la traccia artistica di chi li ha scritti, ma è anche vero che i più veritieri hanno il potere di rievocare in modo più nitido visi e situazioni in chi racconta la storia e, di conseguenza, in chi la riceve. Compito dell’Autore è bilanciare la struttura generale dell’opera in modo che si abbia la percezione di questo e di quello… io credo di esserci riuscito abbastanza bene. Questo per dire che non riesco a giudicare questo lavoro se non in maniera unitaria.