BARI - “Gli obiettivi di tutela della salute che vuole raggiungere la legge sono condivisibili, ma si sarebbe potuto ottenere lo stesso risultato cercando di ridurre al massimo le spese per gli esercenti. La Regione deve supportare economicamente i piccoli imprenditori che devono ottemperare agli obblighi previsti dalla nuova normativa regionale”. Lo dichiara il consigliere del M5S Antonio Trevisi a margine delle audizioni di Confcommercio e Confesercenti da lui richieste in merito all’applicazione della legge regionale in materia di riduzione dalle esposizioni alla radioattività naturale derivante dal gas radon.
La legge regionale prevede che, se all’esito delle misurazioni il livello di concentrazione di radon dovesse risultare superiore al limite fissato, il proprietario dell’immobile debba presentare al proprio Comune, entro e non oltre 60 giorni, un piano di risanamento da completare al massimo entro un anno, pena la sospensione della certificazione di agibilità e, con provvedimento espresso, può essere disposto il conseguente sgombero forzoso dell’immobile.
“La salvaguardia della salute è ovviamente al primo posto - continua Trevisi - ma la Regione deve prevedere incentivi per aiutare economicamente gli imprenditori sia per quello che riguarda la misurazione del livello di concentrazione di gas radon, che per risanare i locali nel caso di superamento dei valori limite. I dati dell’Arpa dimostrano che non c’è un problema su tutto il territorio, ma in alcune aree delimitate, per questo si sarebbero potuti prevedere obblighi solo in quelle zone a rischio e campionamenti in quelle che non presentano particolari problemi. Non possiamo che essere d’accordo con i rilievi avanzati dalle associazioni di categoria che oggi hanno chiesto linee guida dettagliate e chiediamo alla Regione di dare vita a una campagna informativa adeguata per evitare speculazioni. Al momento - prosegue - non è chiaro come vadano fatte le rilevazioni e gli imprenditori si trovano davanti ad una giungla di costi per poter effettuare i monitoraggi, in cui non riescono a districarsi. Oggi l’assessore allo sviluppo economico Nunziante ha ascoltato tutti i rilievi fatti e auspichiamo che la questione venga affrontata in Giunta al più presto. Così com’è ora la legge - conclude il pentastellato - rischiamo la chiusura di numerosi esercizi commerciali e non possiamo permetterlo”.
La legge regionale prevede che, se all’esito delle misurazioni il livello di concentrazione di radon dovesse risultare superiore al limite fissato, il proprietario dell’immobile debba presentare al proprio Comune, entro e non oltre 60 giorni, un piano di risanamento da completare al massimo entro un anno, pena la sospensione della certificazione di agibilità e, con provvedimento espresso, può essere disposto il conseguente sgombero forzoso dell’immobile.
“La salvaguardia della salute è ovviamente al primo posto - continua Trevisi - ma la Regione deve prevedere incentivi per aiutare economicamente gli imprenditori sia per quello che riguarda la misurazione del livello di concentrazione di gas radon, che per risanare i locali nel caso di superamento dei valori limite. I dati dell’Arpa dimostrano che non c’è un problema su tutto il territorio, ma in alcune aree delimitate, per questo si sarebbero potuti prevedere obblighi solo in quelle zone a rischio e campionamenti in quelle che non presentano particolari problemi. Non possiamo che essere d’accordo con i rilievi avanzati dalle associazioni di categoria che oggi hanno chiesto linee guida dettagliate e chiediamo alla Regione di dare vita a una campagna informativa adeguata per evitare speculazioni. Al momento - prosegue - non è chiaro come vadano fatte le rilevazioni e gli imprenditori si trovano davanti ad una giungla di costi per poter effettuare i monitoraggi, in cui non riescono a districarsi. Oggi l’assessore allo sviluppo economico Nunziante ha ascoltato tutti i rilievi fatti e auspichiamo che la questione venga affrontata in Giunta al più presto. Così com’è ora la legge - conclude il pentastellato - rischiamo la chiusura di numerosi esercizi commerciali e non possiamo permetterlo”.