TARANTO - Abbiamo accolto positivamente le azioni del Governo volte a mettere in discussione la gara di aggiudicazione dell'Ilva vinta da Arcelor Mittal, ma purtroppo prendiamo atto di come le azioni e le dichiarazioni dell'esecutivo, relativamente al futuro del siderurgico, vadano tutte nella direzione di garantirne la continuità produttiva attraverso l'“ambientalizzazione” dello stabilimento.
Ricontrattare le condizioni di vendita con l’acquirente, peraltro al di fuori del processo autorizzativo dell’AIA, ipotizzare una nuova gara, progettare un nuovo piano assunzioni ed un nuovo piano ambientale, non ricorrere ad un decreto per eliminare l’immunità penale, non lavorare per progettare un concreto ed efficiente piano di riconversione ecologica della nostra economia e perfino non ritirare le controdeduzioni fatte dal Ministero contro i ricorsi delle associazioni sull'ultimo Decreto salva-Ilva, rappresentano infatti segnali inequivocabili che la volontà del Governo sia quella di scongiurare la chiusura dell’Ilva e di legare il futuro del nostro territorio a quello della produzione dell’acciaio.
Una posizione che - ribadiamo - oltre a porre il Governo su posizioni distanti e contrapposte a quelle che abbiamo esposto al Mi.S.E. in audizione, rappresenta un evidente tradimento del mandato elettorale ricevuto dalla città di Taranto e dello stesso accordo di governo che parla esplicitamente di “chiusura progressiva delle fonti inquinanti”. D’altro canto come si intenderebbe “chiudere” se si cederà Ilva a Mittal?
Prendiamo altresì atto che il Ministro Di Maio non ha ancora raccolto il nostro perentorio invito a venire a rendicontare le strategie del Governo a Taranto, oltre che a visitare lo stabilimento accompagnato dagli operai che su quegli impianti lavorano e rischiano la vita ogni giorno.
Di contro, il Ministro ha convocato a Roma per lunedì 30 luglio tutte le parti coinvolte nella vicenda: Presidenti di Regione, Ministero dell’Ambiente, Ministero del Lavoro, Presidente di Provincia, Sindaci, Prefetto, Autorità Portuale, Sindacati, Confindustria, Commissari, ArcelorMittal S.A e AM InvestCo Italy srl e, con un invito frettoloso e tardivo giunto sabato notte, anche le associazioni del territorio. Oggetto dell’incontro, la “presentazione da parte di Arcelor Mittal dell’addendum al contratto di affitto dei rami di azienda di Ilva". Dunque il Ministero dello Sviluppo Economico esautora quello dell’Ambiente dalla sua funzione di titolare del procedimento prescrittivo del Piano ambientale, lasciando a Mittal la possibilità di migliorare quello che, già col Governo precedente, si era scritto sostanzialmente da sé. Un’apertura verso l’acquirente che la dice lunga sul destino dei propositi di chiusura della fabbrica e riconversione del territorio.
Speriamo di essere smentiti e che si cambi immediatamente rotta nella risoluzione e gestione della questione Ilva. Taranto non può più attendere, Taranto merita rispetto. Così in una nota congiunta il Comitato Cittadini e lavoratori Liberi e Pensanti, il Comitato quartiere Tamburi e FLMUniti CUB.
Ricontrattare le condizioni di vendita con l’acquirente, peraltro al di fuori del processo autorizzativo dell’AIA, ipotizzare una nuova gara, progettare un nuovo piano assunzioni ed un nuovo piano ambientale, non ricorrere ad un decreto per eliminare l’immunità penale, non lavorare per progettare un concreto ed efficiente piano di riconversione ecologica della nostra economia e perfino non ritirare le controdeduzioni fatte dal Ministero contro i ricorsi delle associazioni sull'ultimo Decreto salva-Ilva, rappresentano infatti segnali inequivocabili che la volontà del Governo sia quella di scongiurare la chiusura dell’Ilva e di legare il futuro del nostro territorio a quello della produzione dell’acciaio.
Una posizione che - ribadiamo - oltre a porre il Governo su posizioni distanti e contrapposte a quelle che abbiamo esposto al Mi.S.E. in audizione, rappresenta un evidente tradimento del mandato elettorale ricevuto dalla città di Taranto e dello stesso accordo di governo che parla esplicitamente di “chiusura progressiva delle fonti inquinanti”. D’altro canto come si intenderebbe “chiudere” se si cederà Ilva a Mittal?
Prendiamo altresì atto che il Ministro Di Maio non ha ancora raccolto il nostro perentorio invito a venire a rendicontare le strategie del Governo a Taranto, oltre che a visitare lo stabilimento accompagnato dagli operai che su quegli impianti lavorano e rischiano la vita ogni giorno.
Di contro, il Ministro ha convocato a Roma per lunedì 30 luglio tutte le parti coinvolte nella vicenda: Presidenti di Regione, Ministero dell’Ambiente, Ministero del Lavoro, Presidente di Provincia, Sindaci, Prefetto, Autorità Portuale, Sindacati, Confindustria, Commissari, ArcelorMittal S.A e AM InvestCo Italy srl e, con un invito frettoloso e tardivo giunto sabato notte, anche le associazioni del territorio. Oggetto dell’incontro, la “presentazione da parte di Arcelor Mittal dell’addendum al contratto di affitto dei rami di azienda di Ilva". Dunque il Ministero dello Sviluppo Economico esautora quello dell’Ambiente dalla sua funzione di titolare del procedimento prescrittivo del Piano ambientale, lasciando a Mittal la possibilità di migliorare quello che, già col Governo precedente, si era scritto sostanzialmente da sé. Un’apertura verso l’acquirente che la dice lunga sul destino dei propositi di chiusura della fabbrica e riconversione del territorio.
Speriamo di essere smentiti e che si cambi immediatamente rotta nella risoluzione e gestione della questione Ilva. Taranto non può più attendere, Taranto merita rispetto. Così in una nota congiunta il Comitato Cittadini e lavoratori Liberi e Pensanti, il Comitato quartiere Tamburi e FLMUniti CUB.