di GRAZIA STELLA ELIA - Un nuovo tassello si aggiunge al ricco mosaico delle pubblicazioni di Santa Fizzarotti Selvaggi: il libro Nel canto del sangue – Ode alla Madre nel respiro dell’eternità, di recente uscito con Levante editori di Bari: un libro che si può definire Straordinario Canzoniere d’amore per la Madre; un libro che trabocca dei sentimenti di gratitudine, di devozione e ammirazione, sui quali predomina, immenso, l’amore.
Andando alle prime pagine, ci s’imbatte subito nella Premessa dell’autrice, che pare prendere per mano il lettore per immetterlo nel circuito poetico da lei costruito per amore della madre scomparsa. Sono pagine profonde, che coinvolgono e commuovono.
Vi si legge tra l’altro: “… dall’amore della madre nasce ogni altro amore. […] Il più grande di tutti gli amori. […] La mia stella polare. […] La fata della casa”.
Segue la Prefazione dall’eloquente titolo Un altare per le nostre mamme, scritta da S. E. R. Mons. Nicola Girasoli, che afferma: “A questi sentimenti che erigono monumenti d’amore vogliamo restare aggrappati quando ricordiamo e celebriamo le persone più care che non ci sono più”.
A pagina 21 troviamo l’Introduzione di P. Mariano Rubbico che, da psicologo, analizza il lavoro, riportando spesso versi commoventi. Condivisibile pienamente questo suo pensiero: “L’espressione poetica aiuta l’autrice a stemperare il dolore e le lacrime e a riprendere il cammino di vita che gli eventi e le relazioni quotidianamente richiedono”.
Ma entriamo in medias res con la lettura dei versi: 101 componimenti, uno per ogni anno di vita. Conoscevo già il verseggiare di Santa Fizzarotti Selvaggi, riconoscibile per la linearità di stile e la forza espressiva. Qui più potente è la foga, più travolgente la piena del sentimento, più vivace la fiamma d’amore. Dolcissima e irruente la parola poetica, che si esprime in versi brevi e brevissimi, quasi sempre privi di punteggiatura.
A pagina 31 l’autrice dice alla mamma: il “mio solitario cuore / perso nei tuoi occhi / di mare”.
Scorre la lettura al ritmo stesso dei versi brevi e incisivi. Mi fermo a riflettere a pagina 71: “Alle sorgenti / del mistero / più forte / di ogni morte / nasce l’amore”.
Nostalgia dominante a pagina 78: nostalgia degli anni lontani, degli “sguardi di tenerezza”, del “canto della ninna nanna”, della “neve” che “si tingeva / di vincotto”, ma “ora / tutto affiora / nella mente / senza pietà”.
La sestina della pagina successiva recita: “Indifesa / dinanzi all’amore / il dolore / mi attraversa / come spada / di fuoco”.
Ritorna nel vento la nostalgia dell’”antico / nido / morbido seno / di madre” e ancora come “soffio di vento” arriva nella notte l’immagine della mamma a leggere “ i più segreti pensieri” della figlia.
A pagina 84 l’Ode alla madre, che è tutta un’implorazione rivolta a lei, “usignolo dolce”, a parlarle “quando tutto / tace / nella notte”. “Parlami del Signore, le dice, che hai amato tanto / [… ] perché io / senza di te / non sento / di esistere”.
Quell’immagine può “riempire di luce / il suo cuore”, perché “solo / l’amore / vero / non cambia mai”.
Nella poesia di pagina 100 ecco le caritatevoli mani della madre: “le mani / amanti dei poverelli” a mettere in rilievo un’altra virtù: l’amore di donna Carmelina per i bisognosi.
Canto dei canti ritengo che sia il componimento di pagina 104, che mi piacerebbe riportare, se non pensassi di poter superare i limiti di una recensione.
E’ qui che la mamma è vista con gli “occhi / di smeraldo / laghi azzurri / talora grigio perla / o di cristallo / o viola intenso / sguardo di mistero”, immaginata “nel coro degli angeli” eppure “memoria vivente”.
I versi di alto tono poetico sono tanti, tutti generati dal fatto che “memoria / della carne / è la madre” e lei, l’autrice, è “stata / forse generata / in una notte odorosa / di maggio / quando le rose / si aprivano alla luna”.
Seguono pagine di suggestiva poesia, con espressioni che commuovono il lettore e talune sono davvero di struggente tenerezza, come questa di pagina 128: “ il cuore / si riempie / d’infanzia”.
Il diapason dell’amore fa sì che la poetessa veda “nello specchio / del tempo / il volto” della mamma “confuso / con il suo volto” e a pagina 138 le dice: “Io ti penso / intorno a me / splendente / nell’anima / una stella / del vespro / tra nuvole odorose / di pioggia d’oro / feconda di poesia”.
Così sino in fondo, fino alla centunesima poesia, in un crescendo d’amore.
Come già detto, i versi sono brevi o brevissimi, spesso di una sola parola, quasi sempre privi di punteggiatura, come un fluido che scorra cantando, con la foga che incalza.
Mai sterili le parole: sono parole pregnanti, che partono dall’anima a mo’ di lapilli luminosi e gentili, parole che sanno di cielo, di angeli, di fede, di un’interiorità semplice e complessa ad un tempo.
Come se non bastasse, l’autrice aggiunge un Epilogo, con pagine tratte da un precedente suo libro dedicato al padre dopo la sua morte: L’uomo dalle mani magiche del 1999.
Un libro, questo canzoniere, che si segnala per la forza e la soavità della parola e pertanto conquista tutti, poiché non vi è un sentimento più universale dell’amore materno.
Non rimane che augurare a questo lavoro poetico un fecondo cammino, ricco di messaggi d’amore per la persona che senza limiti di sacrificio, sa donare la vita.
Andando alle prime pagine, ci s’imbatte subito nella Premessa dell’autrice, che pare prendere per mano il lettore per immetterlo nel circuito poetico da lei costruito per amore della madre scomparsa. Sono pagine profonde, che coinvolgono e commuovono.
Vi si legge tra l’altro: “… dall’amore della madre nasce ogni altro amore. […] Il più grande di tutti gli amori. […] La mia stella polare. […] La fata della casa”.
Segue la Prefazione dall’eloquente titolo Un altare per le nostre mamme, scritta da S. E. R. Mons. Nicola Girasoli, che afferma: “A questi sentimenti che erigono monumenti d’amore vogliamo restare aggrappati quando ricordiamo e celebriamo le persone più care che non ci sono più”.
A pagina 21 troviamo l’Introduzione di P. Mariano Rubbico che, da psicologo, analizza il lavoro, riportando spesso versi commoventi. Condivisibile pienamente questo suo pensiero: “L’espressione poetica aiuta l’autrice a stemperare il dolore e le lacrime e a riprendere il cammino di vita che gli eventi e le relazioni quotidianamente richiedono”.
Ma entriamo in medias res con la lettura dei versi: 101 componimenti, uno per ogni anno di vita. Conoscevo già il verseggiare di Santa Fizzarotti Selvaggi, riconoscibile per la linearità di stile e la forza espressiva. Qui più potente è la foga, più travolgente la piena del sentimento, più vivace la fiamma d’amore. Dolcissima e irruente la parola poetica, che si esprime in versi brevi e brevissimi, quasi sempre privi di punteggiatura.
A pagina 31 l’autrice dice alla mamma: il “mio solitario cuore / perso nei tuoi occhi / di mare”.
Scorre la lettura al ritmo stesso dei versi brevi e incisivi. Mi fermo a riflettere a pagina 71: “Alle sorgenti / del mistero / più forte / di ogni morte / nasce l’amore”.
Nostalgia dominante a pagina 78: nostalgia degli anni lontani, degli “sguardi di tenerezza”, del “canto della ninna nanna”, della “neve” che “si tingeva / di vincotto”, ma “ora / tutto affiora / nella mente / senza pietà”.
La sestina della pagina successiva recita: “Indifesa / dinanzi all’amore / il dolore / mi attraversa / come spada / di fuoco”.
Ritorna nel vento la nostalgia dell’”antico / nido / morbido seno / di madre” e ancora come “soffio di vento” arriva nella notte l’immagine della mamma a leggere “ i più segreti pensieri” della figlia.
A pagina 84 l’Ode alla madre, che è tutta un’implorazione rivolta a lei, “usignolo dolce”, a parlarle “quando tutto / tace / nella notte”. “Parlami del Signore, le dice, che hai amato tanto / [… ] perché io / senza di te / non sento / di esistere”.
Quell’immagine può “riempire di luce / il suo cuore”, perché “solo / l’amore / vero / non cambia mai”.
Nella poesia di pagina 100 ecco le caritatevoli mani della madre: “le mani / amanti dei poverelli” a mettere in rilievo un’altra virtù: l’amore di donna Carmelina per i bisognosi.
Canto dei canti ritengo che sia il componimento di pagina 104, che mi piacerebbe riportare, se non pensassi di poter superare i limiti di una recensione.
E’ qui che la mamma è vista con gli “occhi / di smeraldo / laghi azzurri / talora grigio perla / o di cristallo / o viola intenso / sguardo di mistero”, immaginata “nel coro degli angeli” eppure “memoria vivente”.
I versi di alto tono poetico sono tanti, tutti generati dal fatto che “memoria / della carne / è la madre” e lei, l’autrice, è “stata / forse generata / in una notte odorosa / di maggio / quando le rose / si aprivano alla luna”.
Seguono pagine di suggestiva poesia, con espressioni che commuovono il lettore e talune sono davvero di struggente tenerezza, come questa di pagina 128: “ il cuore / si riempie / d’infanzia”.
Il diapason dell’amore fa sì che la poetessa veda “nello specchio / del tempo / il volto” della mamma “confuso / con il suo volto” e a pagina 138 le dice: “Io ti penso / intorno a me / splendente / nell’anima / una stella / del vespro / tra nuvole odorose / di pioggia d’oro / feconda di poesia”.
Così sino in fondo, fino alla centunesima poesia, in un crescendo d’amore.
Come già detto, i versi sono brevi o brevissimi, spesso di una sola parola, quasi sempre privi di punteggiatura, come un fluido che scorra cantando, con la foga che incalza.
Mai sterili le parole: sono parole pregnanti, che partono dall’anima a mo’ di lapilli luminosi e gentili, parole che sanno di cielo, di angeli, di fede, di un’interiorità semplice e complessa ad un tempo.
Come se non bastasse, l’autrice aggiunge un Epilogo, con pagine tratte da un precedente suo libro dedicato al padre dopo la sua morte: L’uomo dalle mani magiche del 1999.
Un libro, questo canzoniere, che si segnala per la forza e la soavità della parola e pertanto conquista tutti, poiché non vi è un sentimento più universale dell’amore materno.
Non rimane che augurare a questo lavoro poetico un fecondo cammino, ricco di messaggi d’amore per la persona che senza limiti di sacrificio, sa donare la vita.