Secondo Repubblica, però, non si tratterebbe di un tumore ai polmoni, come l'indiscrezione di Dagospia lasciava intendere nelle ore del drammatico tracollo. "Fonti vicine al manager - scrive il quotidiano - suggeriscono che qualcosa non dev'essere andato nel verso giusto durante l'operazione, forse già al momento dell'anestesia o subito dopo".
Tutto sembrava però gestibile, fino a quando la metà della scorsa settimana la crisi non si è aggravata in modo quasi definitivo. "Troppo tardi, a quel punto, per qualunque controffensiva - conclude Repubblica -: il fisico provato di Marchionne non rispondeva più alle cure, e il manager veniva mantenuto in vita solo grazie alle macchine".
Circostanze che trovano conferma nelle parole di un suo grande amico: Freanzo Grande Stevens. "E' molto difficile per me parlare di Sergio Marchionne che con Gianluigi Gabetti è stato il mio migliore amico di una vita" inizia la lettera, "Sergio è un uomo che sarebbe piaciuto a Giovanni Agnelli che da sabaudo illuminato aveva dimostrato sempre grande interesse per gli intellettuali e per i sofisticati meccanismi finanziari. Giovanni Agnelli ne avrebbe apprezzato l'unicità". Ed ancora "Gabetti e io avremmo potuto considerarlo per la nostra età un figlio (il mio primo ha soltanto quattro anni di meno) e invece divenne un nostro fratello, che ci consultava e ci insegnava cosa vuol dire occuparsi del successo di una grande azienda".
Ieri la notizia choc della fuoriuscita anticipata del gruppo Fca, che Marchionne ha guidato per 14 anni, ha destato commozione e diversi attestati di stima da tutto il mondo.
Al termine dei cda che hanno nominato i successori di Marchionne alla guida di Fca, Cnh e Ferrari, una nota del gruppo ha comunicato "con profonda tristezza che in settimana sono sopraggiunte complicazioni inattese durante la convalescenza post operatoria, aggravatesi ulteriormente nelle ultime ore. Per questo motivo il dottor Marchionne non potrà riprendere la sua attività lavorativa".
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