di FRANCESCO GRECO - GAGLIANO DEL CAPO (LE). “Restiamo umani…”, dice con voce tremante la regista teatrale Terry Scappaviva, e dal pubblico parte un applauso. Poi aggiunge: “Il silenzio è un lusso che non possiamo più permetterci!”, e la Gagliano migliore, convenuta a Piazza Immacolata, sotto la statua della Madonna, che vive a disagio la deriva razzista e xenofoba del Belpaese in camicia gialloverde, applaude ancora. Proprio come avrebbero fatto Papa Francesco e il presidente Mattarella. (Dai giornali: “Aprilia, marocchino muore dopo un inseguimento in auto…”).
Giovani e anziani, madri di famiglia e ragazze in età da marito, pensionati e disoccupati, tutti in una sola voce contro la caccia all’untore, il tiro a segno, lo sport di queste settimane che insudicia l’Italia da nord a sud. Perché una cosa è la sicurezza, un’altra la pulizia etnica che richiama tempi tristissimi: si comincia con i migranti, poi gli zingari, magari i gay e non si sa dove si finisce, ma lo si può immaginare. (Dai giornali: “Torino, agente di polizia spara a un marocchino…”).
Organizzato da “Fiorire for Africa”, per ripercorrere nel tempo, attraverso musica e teatro il pensiero di Martin Luther King assassinato 50 anni fa (4 aprile 1968). Una vita spesa a combattere l’odio razziale e in difesa dei diritti “dei poveri neri e dei poveri bianchi”. Temi tornati d’attualità, ahimè.
Spettacolo aperto da un monologo molto intenso dell’attrice Sara Ercolani da Bernard-Marie Koltè (“La notte poco prima delle foreste”).
Poi il filmato del 18 agosto 1963 quando Luther King disse la famosa frase “I have a dream…”. Nel 1964 era stato insignito del Nobel per la Pace.
Quindi un richiamo agli anarchici Sacco e Vanzetti, icone planetarie della lotta per i diritti dell’uomo, contro le ingiustizie. Che li portò, nel 1927, sulla sedia elettrica (saranno riabilitati nel 1977).
Fa venire la pelle d’oca la “Ballata di Sacco e Vanzetti” di Joan Baez (musiche di Ennio Morricone. (Dai giornali: “Partinico, migrante senegalese picchiato a sangue…”).
Quindi le canzoni “Natale di seconda mano” (De Gregori), “L’avvelenata” (Guccini), “Quello che manca al mondo” (Fossati), “Imagine” (Jhon Lennon), il monologo di Gaber “Sogno in due tempi” (recitato da Marco Antonio Romano), Blowin’ in the wind (Dylan), “La libertà” (Gaber), “Signor Wood” (De Gregori), dedicata a Pannella, “Gracias a la vida” (Violeta Parra), “Mio padre è morto a 18 anni partigiano” (una poesia di Roberto Lerici) letta da Marco Antonio Romano, “The wall” (Pink Floyd), “Ho visto un re” (Jannacci), “Quello che non ho” (De Andrè).
Bravi i musicisti: Davide Sergi, Daniele Vitali, Luigi Ferilli, Giordano Profico. Voci: Michele Cortese, Cristiana Verardo, Maria Meerovich. Sergi e Vitali firmano anche gli arrangiamenti.
Prossimo spettacolo annunciato il 20 agosto, start ore 21.30, Piazza Immacolata: “Il suono di Memphis sulle strade del blues”, con la “Piccola Orchestra Cantine Garibaldi”, con Frank Bramato, Davide De Nardi, e altri musicisti. Arrangiamenti di Francesco Protopapa, incursioni teatrali di Antonio D’Aprile e Sara Ercolani.
Stand di libri, artigianato africano dei Padri Comboniani, bigiotteria artigianale in pelle: il ricavato andrà alla Lilt per la realizzazione del Centro Ilma (Istituto ricerca oncologica ambientale di Gallipoli) e all’Associazione “We Africa the Red Hearth”, per la costruzione di un pozzo.
E’ notte quando le belle bambine mangiano i gelati e i migranti sono tranquilli fra la gente: forse Salvini che “vuole le mani libere” e Trump che li considera tutti “criminali” non lo sanno, ma non è vero che sono parassiti e assistiti, domattina presto andranno a lavorare, a buscarsi il pane col sudore della fronte, proprio come noi.
Buonanotte Gagliano, orizzonte luminoso di accoglienza, tolleranza, convivenza, integrazione. Un esempio da seguire per chi vuol restare sul confine della civiltà occidentale, chi ha orrore del salto nel buio della barbarie. Chi detesta le chiusure dei porti e della mente: sinora, secondo MSF, 600 migranti sono morti tra le onde del Mediterraneo a causa del nostro egoismo.
“Restiamo umani!”, ripete Terry: un mantra che riecheggia nella mente di tutti noi.