BARI - A non far dormire sonni tranquilli alle migliaia di produttori di uva da tavola pugliesi non sono solo i rincari della GDO – accertati e pari fino a 9 volte il prezzo di acquisto alla pianta – ma anche alcune OP (Organizzazioni di Produttori) che di produttori al loro interno ne hanno ben pochi.
A minare la campagna 2018 dell’uva da tavola pugliese, dunque, non sono solo i rincari del prezzo dell’uva dalla pianta (pari in media a 0,60 – 0,80 euro) allo scaffale della GDO (fino a 5 euro come accertato in alcuni supermercati di Milano), ma anche il comportamento di alcune Organizzazioni di Produttori che si possono definire non proprio tali, ma composte più da commercianti che da agricoltori/produttori. Alcune segnalazioni giungono dalla provincia di Taranto, dove una OP molto conosciuta ha bloccato la raccolta di diverse partite di uva da tavola che si era accaparrata con contratti di taglio a peso. Una situazione davvero penalizzante per i produttori viticoli tarantini, che rischiano di vedere svanito il lavoro di un intero anno, solo perché l’acquirente del proprio prodotto, per fini squisitamente commerciali e di mercato, non intende raccogliere l’uva facendola perdere in campo. È quello che sta accadendo in provincia di Taranto, dove una importante OP con impianti di refrigerazione e conservazione di tutto rispetto e con terreni oltre che in Puglia nel bacino del Mediterraneo, sta creando problemi alla commercializzazione.
Infatti, da diversi mesi si è accaparrata diverse partite di uva che oggi, a causa delle pessime condizioni climatiche delle scorse settimane, stanno andando a male. Tale OP, nel frattempo, sta immettendo sul mercato uva proveniente dal bacino del Mediterraneo frigo-conservata in Italia. Intanto, i produttori della provincia di Taranto sono bloccati da un contratto sottoscritto alcuni mesi fa, e nel frattempo il prodotto non viene tagliato e perde il suo valore e si rovina. Un comportamento altamente scorretto quello messo in atto da questa OP, composta per la maggior parte da commercianti titolari di centinaia di ettari in Puglia (che fra l'altro usufruiscono di risorse pubbliche della Unione Europea) e non da veri e propri coltivatori/produttori come, invece, dovrebbe essere. La CIA – Agricoltori Italiani di Puglia ritiene importante il ruolo che svolgono le OP – Organizzazioni di Produttori (quelle vere e composte realmente da soli produttori) ma non può non stigmatizzare il comportamento di quelle OP (che fortunatamente non sono tante) che, invece di lavorare a favore dei propri produttori associati, prediligono concentrare la loro attenzione verso aspetti commerciali e verso gli interessi di pochi.
A minare la campagna 2018 dell’uva da tavola pugliese, dunque, non sono solo i rincari del prezzo dell’uva dalla pianta (pari in media a 0,60 – 0,80 euro) allo scaffale della GDO (fino a 5 euro come accertato in alcuni supermercati di Milano), ma anche il comportamento di alcune Organizzazioni di Produttori che si possono definire non proprio tali, ma composte più da commercianti che da agricoltori/produttori. Alcune segnalazioni giungono dalla provincia di Taranto, dove una OP molto conosciuta ha bloccato la raccolta di diverse partite di uva da tavola che si era accaparrata con contratti di taglio a peso. Una situazione davvero penalizzante per i produttori viticoli tarantini, che rischiano di vedere svanito il lavoro di un intero anno, solo perché l’acquirente del proprio prodotto, per fini squisitamente commerciali e di mercato, non intende raccogliere l’uva facendola perdere in campo. È quello che sta accadendo in provincia di Taranto, dove una importante OP con impianti di refrigerazione e conservazione di tutto rispetto e con terreni oltre che in Puglia nel bacino del Mediterraneo, sta creando problemi alla commercializzazione.
Infatti, da diversi mesi si è accaparrata diverse partite di uva che oggi, a causa delle pessime condizioni climatiche delle scorse settimane, stanno andando a male. Tale OP, nel frattempo, sta immettendo sul mercato uva proveniente dal bacino del Mediterraneo frigo-conservata in Italia. Intanto, i produttori della provincia di Taranto sono bloccati da un contratto sottoscritto alcuni mesi fa, e nel frattempo il prodotto non viene tagliato e perde il suo valore e si rovina. Un comportamento altamente scorretto quello messo in atto da questa OP, composta per la maggior parte da commercianti titolari di centinaia di ettari in Puglia (che fra l'altro usufruiscono di risorse pubbliche della Unione Europea) e non da veri e propri coltivatori/produttori come, invece, dovrebbe essere. La CIA – Agricoltori Italiani di Puglia ritiene importante il ruolo che svolgono le OP – Organizzazioni di Produttori (quelle vere e composte realmente da soli produttori) ma non può non stigmatizzare il comportamento di quelle OP (che fortunatamente non sono tante) che, invece di lavorare a favore dei propri produttori associati, prediligono concentrare la loro attenzione verso aspetti commerciali e verso gli interessi di pochi.