di DONATO FORENZA - Nel Palazzo di Vetro dell’ONU, a New York, rilevanti interventi sono stati formulati, recentemente, dall’Osservatore permanente della Santa Sede alle Nazioni Unite, in due peculiari temi di valenza planetaria. La Santa Sede continua a difendere pace e ambiente, che costituiscono alcune grandi sfide per l’umanità. Viene ribadito l’approccio sistemico sostenibile della tutela dell’ambiente e la cultura della pace, applicate nella continuità quotidiana e dei cicli biologici degli ecosistemi e dello sviluppo terrestre.
Il delegato della santa Sede, Mons. Bernardito Auza, al Forum ad alto livello sulla cultura della pace, organizzato all’ONU, ha espresso lodi per l’iniziativa, che si è svolta in tempi complessi. Infatti, egli ritiene che la cultura della pace è un mirabile strumento che interconnette i pilastri fondamentali delle Nazioni Unite, che insieme sostengono la promozione della pace e della sicurezza, il rispetto dei diritti umani e lo sviluppo per tutte le persone.
E’ necessario, pertanto proteggere e assistere tutti coloro che “si trovano in situazioni vulnerabili, come rifugiati e migranti, in condizioni estremamente difficili”. Ricordiamo che Papa Francesco ritiene che stiamo vivendo un periodo di “guerra mondiale combattuta a pezzi, che si manifesta in molte forme, che includono conflitti armati tra gli Stati, terrorismo ed ideologie estremiste, violazioni dei diritti umani e abusi umanitari, così anche la devastazione dell’ambiente”. Secondo Mons. Auza è urgente la necessità di protezione della nostra casa comune (Enciclica Laudato si’) e, quindi, analizzando possibili lacune nel diritto ambientale internazionale e negli strumenti relativi all’ambiente, occorre assicurare e rafforzarne l’attuazione.
Infatti, “…il nostro mondo interdipendente – afferma Auza – ci ha resi più consapevoli che stili di vita e modelli di produzione e consumo, in una parte del mondo, hanno un impatto sull’ambiente, positivo o negativo, in altre parti del mondo.” Questa situazione fondamentale “dovrebbe motivarci a garantire che le soluzioni siano proposte secondo una prospettiva globale e non semplicemente per difendere gli interessi di alcuni Paesi”.
Tutti devono contribuire per rispondere in modo efficace alle sfide ambientali che affrontiamo. E’ importante che questo processo sia trasparente, consultivo e inclusivo. Inoltre, nella Conferenza intergovernativa sul diritto del mare nelle zone extraterritoriali, tenutasi presso l’ONU, è stata sancita l’azione indispensabile di raccomandare e perseguire un patto globale sull’ambiente, per creare un accordo giuridicamente vincolante per l’uso sostenibile della Biodiversità marina fuori dalle acque territoriali, in base alla Convenzione internazionale sul diritto del mare (Bbnj), e per regolamentare lo sfruttamento delle risorse minerarie negli oceani, con il coordinamento dell’Autorità internazionale dei fondali marini (Isa).
Il delegato della santa Sede, Mons. Bernardito Auza, al Forum ad alto livello sulla cultura della pace, organizzato all’ONU, ha espresso lodi per l’iniziativa, che si è svolta in tempi complessi. Infatti, egli ritiene che la cultura della pace è un mirabile strumento che interconnette i pilastri fondamentali delle Nazioni Unite, che insieme sostengono la promozione della pace e della sicurezza, il rispetto dei diritti umani e lo sviluppo per tutte le persone.
E’ necessario, pertanto proteggere e assistere tutti coloro che “si trovano in situazioni vulnerabili, come rifugiati e migranti, in condizioni estremamente difficili”. Ricordiamo che Papa Francesco ritiene che stiamo vivendo un periodo di “guerra mondiale combattuta a pezzi, che si manifesta in molte forme, che includono conflitti armati tra gli Stati, terrorismo ed ideologie estremiste, violazioni dei diritti umani e abusi umanitari, così anche la devastazione dell’ambiente”. Secondo Mons. Auza è urgente la necessità di protezione della nostra casa comune (Enciclica Laudato si’) e, quindi, analizzando possibili lacune nel diritto ambientale internazionale e negli strumenti relativi all’ambiente, occorre assicurare e rafforzarne l’attuazione.
Infatti, “…il nostro mondo interdipendente – afferma Auza – ci ha resi più consapevoli che stili di vita e modelli di produzione e consumo, in una parte del mondo, hanno un impatto sull’ambiente, positivo o negativo, in altre parti del mondo.” Questa situazione fondamentale “dovrebbe motivarci a garantire che le soluzioni siano proposte secondo una prospettiva globale e non semplicemente per difendere gli interessi di alcuni Paesi”.
Tutti devono contribuire per rispondere in modo efficace alle sfide ambientali che affrontiamo. E’ importante che questo processo sia trasparente, consultivo e inclusivo. Inoltre, nella Conferenza intergovernativa sul diritto del mare nelle zone extraterritoriali, tenutasi presso l’ONU, è stata sancita l’azione indispensabile di raccomandare e perseguire un patto globale sull’ambiente, per creare un accordo giuridicamente vincolante per l’uso sostenibile della Biodiversità marina fuori dalle acque territoriali, in base alla Convenzione internazionale sul diritto del mare (Bbnj), e per regolamentare lo sfruttamento delle risorse minerarie negli oceani, con il coordinamento dell’Autorità internazionale dei fondali marini (Isa).