BARI - “Ancora notizie di danni gravissimi causati da branchi di cinghiali che ormai hanno invaso le nostre città e le nostre campagne. Un’emergenza seria che invece continua ad essere completamente sottovalutata, nonostante il pericolo rappresentato da questi animali selvatici il cui numero è peraltro in veloce costante aumento. Eppure da mesi in Regione è stata presentata, su iniziativa mia e del collega Donato Pentassuglia, una proposta di legge su Misure urgenti per la programmazione e pianificazione del prelievo venatorio e del controllo del cinghiale (Sus scrofa) atte a contenere l'espansione demografica della specie nel territorio della Puglia”. E’ quanto sottolinea il consigliere regionale Gianni Stea (Forza Italia), componente della Commissione Agricoltura.
Stea specifica che si tratta di “una pdl diversa da quella poi impugnata dal governo, finalizzata al mantenimento della presenza della specie a densità compatibili con le altre componenti faunistiche e con le attività produttive agro-silvo-pastorali in modo da prevenire e minimizzare i danni alle colture. Purtroppo in Puglia c’è stato un errato approccio ideologico alla questione che sta solo creando ulteriori danni e incertezze con il rischio concreto di dar vita ad una sorta di giustizia sommaria, da parte di agricoltori e cittadini, non attenta alla salvaguardia dell’intero ecosistema e priva di qualsivoglia controllo scientifico. Eppure sono circa 130 i sele-cacciatori pugliesi che hanno frequentato appositi corsi in modo da provvedere - come del resto avviene in molte regione d’Italia e del Nord Europa – ad un controllo accurato della diffusione della specie, evitando per esempio l’abbattimento dei cuccioli e degli esemplari più giovani e in salute. E’ inoltre a auspicabile che anche all'interno delle aree protette (Parchi Nazionali, Regionali, ecc.) le misure prevenzione dei danni apportati dai cinghiali, la loro stima e gli interventi di controllo sulla specie, proprio per non compromettere gli equilibri della fauna locale e già a rischio di estinzione, vengano realizzate secondo quanto indicato nella pdl che, beninteso, non comporta alcun onere a carico del bilancio regionale”./comunicato
Stea specifica che si tratta di “una pdl diversa da quella poi impugnata dal governo, finalizzata al mantenimento della presenza della specie a densità compatibili con le altre componenti faunistiche e con le attività produttive agro-silvo-pastorali in modo da prevenire e minimizzare i danni alle colture. Purtroppo in Puglia c’è stato un errato approccio ideologico alla questione che sta solo creando ulteriori danni e incertezze con il rischio concreto di dar vita ad una sorta di giustizia sommaria, da parte di agricoltori e cittadini, non attenta alla salvaguardia dell’intero ecosistema e priva di qualsivoglia controllo scientifico. Eppure sono circa 130 i sele-cacciatori pugliesi che hanno frequentato appositi corsi in modo da provvedere - come del resto avviene in molte regione d’Italia e del Nord Europa – ad un controllo accurato della diffusione della specie, evitando per esempio l’abbattimento dei cuccioli e degli esemplari più giovani e in salute. E’ inoltre a auspicabile che anche all'interno delle aree protette (Parchi Nazionali, Regionali, ecc.) le misure prevenzione dei danni apportati dai cinghiali, la loro stima e gli interventi di controllo sulla specie, proprio per non compromettere gli equilibri della fauna locale e già a rischio di estinzione, vengano realizzate secondo quanto indicato nella pdl che, beninteso, non comporta alcun onere a carico del bilancio regionale”./comunicato
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