di LUIGI LAGUARAGNELLA - Il Movimento per l’Antimafia di base di Bari poco alla volta incrementa i suoi incontri, la sua rete attirando le coscienze dei cittadini. Il 2 ottobre a Carbonara, in occasione del quindicesimo anniversario della morte di Gaetano Marchitelli, vittima inconsapevole della guerra tra clan, si vivrà una giornata di memoria e di dibattito. Al mattino le scuole hanno organizzato un corteo verso la piazza del quartiere a cui seguiranno le testimonianze dei genitori di Gaetano Marchitelli.
Nel pomeriggio dopo la commemorazione religiosa la cittadinanza è invitata ad una fiaccolata. Il Movimento per l’Antimafia, poco alla volta, attraverso le sue iniziative (come quella del 23 maggio al quartiere Liberà, sta facendo spazio in città ed è stato lungimirante, considerati gli ultimi tragici episodi di cronaca legata alla criminalità barese. Leonardo Palmisano, scrittore e sociologo fortemente interessato alla denuncia della mafia barese, contattato dalla nostra testata, ha espresso l’urgenza della lotta alla mafia barese: “A Bari serviva un movimento, come quello formatosi da circa un anno. Esso è nato proprio mentre l’intera città sembrava addormentata su queste piaga sociale”.
La rete del Movimento oltre alla presenza di Leonardo Palmisano, ha il supporto di altre persone, alcune delle quali è il padre gesuita Giovanni Ladiana e insieme cercano di fare rete, di informare, di conoscere. Oltre ai diversi momenti organizzati nei quartieri (uno dei prossimi sarà nel quartiere Japigia) è stato redato un manifesto che spiega nei dettagli gli obiettivi del Movimento. “Abbiamo avuto l’intuizione di iniziare la nostra battaglia contro la mafia, mentre in quest’atmosfera cittadina apparentemente serena, la criminalità organizzata stava accrescendo la sua egemonia.” Continua: “Sta ritornando il traffico di eroina e di marijuna e questo sta arricchendo il clan dei Capriati, ma allo stesso tempo il clan Parisi ha contatti con la ndrangheta, mentre i Diomede si incastrano efficacemente in questo contesto di illegalità”.
Palmisano sottolinea la necessità del Movimento di essere libero e non legato ad alcuna associazione. “Il Movimento va nei quartieri e va dove ce lo chiedono, in particolar modo le parrocchie. La dimensione del movimento è metropolitana e l’esigenza di tenerlo libero da movimenti politici mantiene quello spirito di libertà e criticità. E’ necessario esser liberi, soprattutto nel periodo elettorale che la città andrà a vivere…”.
Il Movimento, come ricorda Palmisano, non ha un numero fisso di aderenti, anche se la rete poco alla volta si ingrandisce e cerca di riunire le conoscenze e le competenze di esperti che aiutano a far comprendere i fenomeni sociali nei diversi ambiti. “Punta molto al coinvolgimento popolare, a formare un pensiero collettivo e non schierato con alcun soggetto politico. E’ importante tenersi lontano da ciò che può essere sintomo di corruzione”. Proprio su questo elemento lo scrittore e studioso mette in luce una sfumatura della nostra regione: “La Puglia ha una propria specificità economica rispetto le altre regioni del mezzogiorno; solitamente punta sguardo al nord e non al sud riguardo le politiche economiche creando stretti legami tra imprese e politica. Ma ovviamente dove agiscono queste due pilastri, si inserisce anche la criminalità. Si può dire quindi, che la criminalità pugliese nasce dalla ricchezza e non dalla povertà, come per esempio in Calabria, dove la mafia si incastra tra i bisogni della gente. Quindi in qualche modo il pugliese si sente escluso, immune dal discorso mafioso.”
Nel pomeriggio dopo la commemorazione religiosa la cittadinanza è invitata ad una fiaccolata. Il Movimento per l’Antimafia, poco alla volta, attraverso le sue iniziative (come quella del 23 maggio al quartiere Liberà, sta facendo spazio in città ed è stato lungimirante, considerati gli ultimi tragici episodi di cronaca legata alla criminalità barese. Leonardo Palmisano, scrittore e sociologo fortemente interessato alla denuncia della mafia barese, contattato dalla nostra testata, ha espresso l’urgenza della lotta alla mafia barese: “A Bari serviva un movimento, come quello formatosi da circa un anno. Esso è nato proprio mentre l’intera città sembrava addormentata su queste piaga sociale”.
La rete del Movimento oltre alla presenza di Leonardo Palmisano, ha il supporto di altre persone, alcune delle quali è il padre gesuita Giovanni Ladiana e insieme cercano di fare rete, di informare, di conoscere. Oltre ai diversi momenti organizzati nei quartieri (uno dei prossimi sarà nel quartiere Japigia) è stato redato un manifesto che spiega nei dettagli gli obiettivi del Movimento. “Abbiamo avuto l’intuizione di iniziare la nostra battaglia contro la mafia, mentre in quest’atmosfera cittadina apparentemente serena, la criminalità organizzata stava accrescendo la sua egemonia.” Continua: “Sta ritornando il traffico di eroina e di marijuna e questo sta arricchendo il clan dei Capriati, ma allo stesso tempo il clan Parisi ha contatti con la ndrangheta, mentre i Diomede si incastrano efficacemente in questo contesto di illegalità”.
Palmisano sottolinea la necessità del Movimento di essere libero e non legato ad alcuna associazione. “Il Movimento va nei quartieri e va dove ce lo chiedono, in particolar modo le parrocchie. La dimensione del movimento è metropolitana e l’esigenza di tenerlo libero da movimenti politici mantiene quello spirito di libertà e criticità. E’ necessario esser liberi, soprattutto nel periodo elettorale che la città andrà a vivere…”.
Il Movimento, come ricorda Palmisano, non ha un numero fisso di aderenti, anche se la rete poco alla volta si ingrandisce e cerca di riunire le conoscenze e le competenze di esperti che aiutano a far comprendere i fenomeni sociali nei diversi ambiti. “Punta molto al coinvolgimento popolare, a formare un pensiero collettivo e non schierato con alcun soggetto politico. E’ importante tenersi lontano da ciò che può essere sintomo di corruzione”. Proprio su questo elemento lo scrittore e studioso mette in luce una sfumatura della nostra regione: “La Puglia ha una propria specificità economica rispetto le altre regioni del mezzogiorno; solitamente punta sguardo al nord e non al sud riguardo le politiche economiche creando stretti legami tra imprese e politica. Ma ovviamente dove agiscono queste due pilastri, si inserisce anche la criminalità. Si può dire quindi, che la criminalità pugliese nasce dalla ricchezza e non dalla povertà, come per esempio in Calabria, dove la mafia si incastra tra i bisogni della gente. Quindi in qualche modo il pugliese si sente escluso, immune dal discorso mafioso.”