TARANTO - Non ha solo causato l’amputazione della mano a una bambina, non è soltanto fuggito senza prestarle soccorso, non ha solo messo in atto ogni stratagemma pur di non farsi individuare: correva anche alla folle velocità di 234 chilometri orari su una Statale. Finalmente la piccola Irina Apostol sa chi “ringraziare” per la perdita della manina sinistra e lei e i suoi familiari intravvedono un po’ di giustizia. A più di quindici mesi da quel terribile incidente, il Pubblico Ministero della Procura di Taranto titolare del fascicolo, concluse le indagini preliminari, ha emesso il decreto di citazione diretta a giudizio a carico del “pirata” che il 24 giugno 2017, sfrecciando sulla Statale Appia come in un circuito di Formula Uno, ha mandato fuori strada l’auto su cui viaggiava la bambina con la sua famiglia, causandole la pesante menomazione: si tratta di un 23enne, residente ad Altamura. Il processo avrà inizio l’8 gennaio 2019.
L’incidente è successo alle 22.30. Il papà di Irina, un 32enne di origine rumena ma residente da tempo a Ginosa, procedeva tranquillamente sulla Statale 7 via Appia, nel comune di Laterza (Taranto) e in direzione di marcia Castellaneta, alla guida di una Opel Tigra: a bordo c'era tutta la sua famiglia, la moglie e i due figli, un bambino di dieci anni e una figlia di allora cinque anni, Irina. All'improvviso però è spuntata alle sue spalle la sagoma della Mercedes Classe C intestata al padre dell’imputato ma in uso al 23enne che, come si legge nel provvedimento del Sostituto procuratore, “procedendo in direzione di marcia Laterza-Castellaneta, giunto alla progressiva chilometrica 604+900 alla velocità di 234 km/h, intraprendeva una manovra di sorpasso dell’autovettura Tigra e, avvedutosi dell’arrivo dall’opposto senso di marcia di un’autovettura Clio, nel tentativo di evitare l’impatto con quest’ultima auto, rientrava nella sua corsia di marcia, urtando dapprima lievemente la Clio sulla fiancata sinistra e tamponando violentemente la Opel Tigra, che usciva fuori strada urtando un muretto a secco posto a destra della carreggiata, ribaltandosi più volte su se stessa e arrestandosi sulla fiancata destra nel terreno incolto”.
Il responsabile, tuttavia, non si è fatto scrupolo alcuno dell'incidente provocato né si è curato delle condizioni dei feriti. Ha continuato nella sua folle corsa, urtando di striscio altri veicoli che provenivano nel senso opposto, e si è dileguato. I quattro occupanti della Tigra sono stati trasportati al Pronto Soccorso di Castellaneta: il conducente, la moglie e il figlio più grande hanno rimediato numerosi traumi e contusioni, ma se la sono cavata per miracolo con prognosi non gravi. Irina invece ha riportato, tra l’altro, un trauma cranico con frattura dell’osso temporale e parietale sinistro e l’amputazione totale del polso e della mano sinistra: il piccolo arto, oltre ad esserle stato strappato, è finito schiacciato e i medici non hanno potuto nulla per riattaccarglielo. Data la gravità della situazione, la piccola è stata trasferita nell’ospedale di Bari, dove è rimasta per più giorni in Rianimazione: dopo diversi interventi subiti, è stata dichiarata fuori pericolo e dopo un mese è stata dimessa, ma dovrà convivere per tutta la vita con la pesante menomazione e con la necessità di dover portare una protesi. Irina, che ha appena iniziato le scuole elementari, non è tuttora riuscita a superare il trauma, è chiusa in se stessa, si sente “diversa” rispetto ai coetanei ed à seguita da una psicologa.
Per essere assistiti e ottenere giustizia, i familiari della bambina si sono rivolti da subito a Studio 3A, società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità in ogni tipologia di sinistro, a tutela dei diritti dei cittadini, che si è fatta carico di seguire da vicino non solo tutti gli aspetti legali e giudiziari della vicenda ma anche le condizioni di salute della bimba, fornendole anche il supporto psicologico di cui ha bisogno. Superato il momento più critico, con la piccola ancora in pericolo di vita, il 5 agosto 2017 è stata presentata presso la caserma dei carabinieri di Castellaneta anche una formale denuncia-querela nei confronti del pirata della strada che aveva causato l'incidente. Denuncia seguita a un appello che il papà della piccola e Studio 3A avevano già lanciato all’indomani del sinistro alla ricerca di eventuali testimoni e affinché si profondesse ogni sforzo per dare un volto e una giusta punizione al responsabile di questo ignobile atto.
Un appello che non è rimasto inascoltato. I carabinieri di Castellaneta, grazie a una meticolosa e intensa attività investigativa, sono riusciti a risalire all’auto pirata, al suo proprietario e a chi la guidava al momento e nel luogo dell’incidente, nonostante (anche) i tentativi di depistaggio messi in atto dal conducente. La dott.ssa Villa, titolare del procedimento penale aperto all’indomani dell’incidente, ha dunque iscritto il giovane nel registro degli indagati e ora ne ha disposto la citazione diretta a giudizio per i reati di lesioni stradali gravissime, “con l’aggravante di aver commesso il fatto ad una velocità superiore di almeno 50 km/h rispetto a quella massima consentita, di aver cagionato lesioni a più persone e di essersi dato alla fuga”, e per quello di omissione di soccorso “perché, dopo aver cagionato l’incidente stradale con danno alle persone, non ottemperava all’obbligo di prestare l’assistenza occorrente alle persone ferite”. Il 23enne dovrà comparire il prossimo 8 gennaio, alle 9, davanti al tribunale monocratico di Taranto sezione II, giudice Francesca Maccagnano, presso il palazzo di giustizia di via Marche.
“C’è voluto del tempo, ma dobbiamo ringraziare la Procura di Taranto e i carabinieri per il lavoro svolto e per come hanno preso a cuore il caso di Irina - commenta il Presidente di Studio 3A, dott. Ermes Trovò – Adesso ci auguriamo che questa persona, che ha avuto in totale spregio l’altrui incolumità , con tutta una serie di comportamenti al limite del criminale, venga condannato a una pena esemplare, non solo per rendere giustizia alla bambina e alla sua famiglia, ma anche per lanciare un segnale forte nei confronti di coloro che si fanno beffe delle norme sulla sicurezza stradale. E speriamo anche che il fatto di aver dato un nome e un cognome al responsabile dell’incidente, e una pena possibilmente congrua, possa accelerare anche le procedure di un risarcimento di cui la piccola e la famiglia hanno non solo diritto ma anche necessità , per far fronte alle tante cure di cui Irina avrà bisogno per tutta la sua esistenza, per vivere una vita il quanto più possibile normale”.
L’incidente è successo alle 22.30. Il papà di Irina, un 32enne di origine rumena ma residente da tempo a Ginosa, procedeva tranquillamente sulla Statale 7 via Appia, nel comune di Laterza (Taranto) e in direzione di marcia Castellaneta, alla guida di una Opel Tigra: a bordo c'era tutta la sua famiglia, la moglie e i due figli, un bambino di dieci anni e una figlia di allora cinque anni, Irina. All'improvviso però è spuntata alle sue spalle la sagoma della Mercedes Classe C intestata al padre dell’imputato ma in uso al 23enne che, come si legge nel provvedimento del Sostituto procuratore, “procedendo in direzione di marcia Laterza-Castellaneta, giunto alla progressiva chilometrica 604+900 alla velocità di 234 km/h, intraprendeva una manovra di sorpasso dell’autovettura Tigra e, avvedutosi dell’arrivo dall’opposto senso di marcia di un’autovettura Clio, nel tentativo di evitare l’impatto con quest’ultima auto, rientrava nella sua corsia di marcia, urtando dapprima lievemente la Clio sulla fiancata sinistra e tamponando violentemente la Opel Tigra, che usciva fuori strada urtando un muretto a secco posto a destra della carreggiata, ribaltandosi più volte su se stessa e arrestandosi sulla fiancata destra nel terreno incolto”.
Il responsabile, tuttavia, non si è fatto scrupolo alcuno dell'incidente provocato né si è curato delle condizioni dei feriti. Ha continuato nella sua folle corsa, urtando di striscio altri veicoli che provenivano nel senso opposto, e si è dileguato. I quattro occupanti della Tigra sono stati trasportati al Pronto Soccorso di Castellaneta: il conducente, la moglie e il figlio più grande hanno rimediato numerosi traumi e contusioni, ma se la sono cavata per miracolo con prognosi non gravi. Irina invece ha riportato, tra l’altro, un trauma cranico con frattura dell’osso temporale e parietale sinistro e l’amputazione totale del polso e della mano sinistra: il piccolo arto, oltre ad esserle stato strappato, è finito schiacciato e i medici non hanno potuto nulla per riattaccarglielo. Data la gravità della situazione, la piccola è stata trasferita nell’ospedale di Bari, dove è rimasta per più giorni in Rianimazione: dopo diversi interventi subiti, è stata dichiarata fuori pericolo e dopo un mese è stata dimessa, ma dovrà convivere per tutta la vita con la pesante menomazione e con la necessità di dover portare una protesi. Irina, che ha appena iniziato le scuole elementari, non è tuttora riuscita a superare il trauma, è chiusa in se stessa, si sente “diversa” rispetto ai coetanei ed à seguita da una psicologa.
Per essere assistiti e ottenere giustizia, i familiari della bambina si sono rivolti da subito a Studio 3A, società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità in ogni tipologia di sinistro, a tutela dei diritti dei cittadini, che si è fatta carico di seguire da vicino non solo tutti gli aspetti legali e giudiziari della vicenda ma anche le condizioni di salute della bimba, fornendole anche il supporto psicologico di cui ha bisogno. Superato il momento più critico, con la piccola ancora in pericolo di vita, il 5 agosto 2017 è stata presentata presso la caserma dei carabinieri di Castellaneta anche una formale denuncia-querela nei confronti del pirata della strada che aveva causato l'incidente. Denuncia seguita a un appello che il papà della piccola e Studio 3A avevano già lanciato all’indomani del sinistro alla ricerca di eventuali testimoni e affinché si profondesse ogni sforzo per dare un volto e una giusta punizione al responsabile di questo ignobile atto.
Un appello che non è rimasto inascoltato. I carabinieri di Castellaneta, grazie a una meticolosa e intensa attività investigativa, sono riusciti a risalire all’auto pirata, al suo proprietario e a chi la guidava al momento e nel luogo dell’incidente, nonostante (anche) i tentativi di depistaggio messi in atto dal conducente. La dott.ssa Villa, titolare del procedimento penale aperto all’indomani dell’incidente, ha dunque iscritto il giovane nel registro degli indagati e ora ne ha disposto la citazione diretta a giudizio per i reati di lesioni stradali gravissime, “con l’aggravante di aver commesso il fatto ad una velocità superiore di almeno 50 km/h rispetto a quella massima consentita, di aver cagionato lesioni a più persone e di essersi dato alla fuga”, e per quello di omissione di soccorso “perché, dopo aver cagionato l’incidente stradale con danno alle persone, non ottemperava all’obbligo di prestare l’assistenza occorrente alle persone ferite”. Il 23enne dovrà comparire il prossimo 8 gennaio, alle 9, davanti al tribunale monocratico di Taranto sezione II, giudice Francesca Maccagnano, presso il palazzo di giustizia di via Marche.
“C’è voluto del tempo, ma dobbiamo ringraziare la Procura di Taranto e i carabinieri per il lavoro svolto e per come hanno preso a cuore il caso di Irina - commenta il Presidente di Studio 3A, dott. Ermes Trovò – Adesso ci auguriamo che questa persona, che ha avuto in totale spregio l’altrui incolumità , con tutta una serie di comportamenti al limite del criminale, venga condannato a una pena esemplare, non solo per rendere giustizia alla bambina e alla sua famiglia, ma anche per lanciare un segnale forte nei confronti di coloro che si fanno beffe delle norme sulla sicurezza stradale. E speriamo anche che il fatto di aver dato un nome e un cognome al responsabile dell’incidente, e una pena possibilmente congrua, possa accelerare anche le procedure di un risarcimento di cui la piccola e la famiglia hanno non solo diritto ma anche necessità , per far fronte alle tante cure di cui Irina avrà bisogno per tutta la sua esistenza, per vivere una vita il quanto più possibile normale”.