Accoglienza, dalla Siria al paese di don Tonino
di FRANCESCO GRECO - ALESSANO (LE). Dalla Siria insanguinata, devastata da una guerra assurda, interminabile, che nessuno dei potenti della Terra sa (o vuol) fermare, ad Alessano, profondo sud Italia, porta sul Mediterraneo.
Nel solco profondo tracciato (“seminato” direbbe Papa Francesco) da don Tonino Bello, la sua opera complessa, scagliata nel tempo, l’idea rivoluzionaria di “convivialità delle differenze” (etnie, confessioni religiose, ecc.), densa di semantica e di cui l’accoglienza è primaria articolazione, premessa essenziale e militante, postulato forte per la pace fra tutti i popoli della terra.
Un principio per cui il vescovo di Molfetta, Terlizzi, Giovinazzo e Ruvo di Puglia si spese con generosità di energie e vastità di orizzonti, nella sua pur breve parabola.
E ha quasi il valore di una “provocazione” nel tempo ispido e insulso in cui la parola “accoglienza” è stata svuotata di senso, relativizzata, letta quasi come una brutta patologia del presente, per ramazzare facile (ma non duraturo) consenso, per corrompere l’anima dei popoli.
Arriverà venerdì 30 novembre a Roma-Fiumicino, e sarà accolta dalla Comunità di Sant’Egidio, la Fondazione don Tonino Bello e la sua famiglia (i fratelli Marcello e Trifone con figli e nipoti) una famiglia siriana: padre, madre, figli.
“E’ il nostro regalo di Natale a Papa Francesco - sorride commosso il cardiologo Giancarlo Piccinni, presidente della Fondazione, che ha lavorato intensamente per tale obiettivo – per ringraziarlo della storica visita del 20 aprile sulla tomba di don Tonino“.
Il giorno dopo, sabato 1 dicembre, tutti: la Fondazione, i siriani, la Comunità di Sant’Egidio, i parenti del prelato pugliese e le delegazioni delle due diocesi coinvolte, Molfetta, dove don Bello fu vescovo dall’ottobre1982 all’aprile 1993 e Ugento-S. Maria di Leuca (nella cui giurisdizione ricade Alessano), saranno ricevute in Vaticano, dal Santo Padre, in udienza privata.
Si tratta, è bene precisarlo, di un ritorno, dacché la delegazione di Alessano fu ricevuta nel novembre 2013 (Bergoglio era asceso al soglio di Pietro a marzo dello stesso anno).
In questi giorni, Fondazione e famiglia di don Tonino stanno lavorando alacremente per metter su l’appartamento dove la famiglia sarà ospitata. E’ uno dei locali al piano sopra la sede della Fondazione, che affaccia sulla piazza principale della cittadina (intitolata a don Tonino) e la Collegiata San Salvatore e dove ha sede un Museo di Arte Mariana (secondo in Italia): le opere saranno spostate nella vicina Scuola di Pace (accanto al Vescovado e l’edicola DR) per accogliere i siriani.
Si sperimenta, dunque, nel paese di don Tonino, e in un momento sterico in cui razzismo e xenofobia prosperano come gramigna malefica, un format nuovo di accoglienza, che potrebbe essere adottato ad altre latitudini.
Le spese dell’accoglienza saranno sostenute dalla Fondazione: vitto, arredamento, riscaldamento, bollette di luce, acqua, schede telefoniche, istruzione, ecc.
I siriani infatti faranno un corso di italiano, i bambini andranno a scuola, mentre si cerca un mediatore culturale che conosca l’arabo e che faccia da interprete per i primi tempi.
Tutto durerà 18 mesi, alla fine la famiglia si pensa raggiungerà l’autonomia, integrata nel tessuto sociale ed economico e quindi procederà da sola verso il futuro, rinfrancata, dopo tanti orrori e sofferenze patite.
Dalla follia della guerra, le bombe, i massacri, le macerie, la casa distrutta, a un futuro da costruire con le proprie mani, dando un senso all’esistenza: è la sfida condivisa fra la Comunità di Sant’Egidio e Alessano.
Intanto l’artista Alfredo Alvini continua a lavorare alla sua opera: una statua di don Tonino ad altezza naturale, mentre martedì sera al Cimitero, per il ciclo “20 alle 20”, è stata inaugurata l’opera di Roberto Buttazzo “Ala di riserva” (presentazione prof. Franco Ventura, letture dei testi di don Tonino dell’attore Donato Chiarello, musiche del maestro Sergio Filippo, voce di Francesca Profico), che andrà a collocarsi in una nicchia sul viale dove già sono insistono, a partire dallo scorso 20 giugno, altre opere donate da artisti di fama e ispirate alle sue parole: Giovanni Morgese (La terra), Ilaria De Marco (La speranza), Adam Cinquanta (Volti e rivolti), Vincenzo Congedo (Chiesa del grembiule) e la palestinese Rima Almozayyen (Convivialità delle differenze).
Nel solco profondo tracciato (“seminato” direbbe Papa Francesco) da don Tonino Bello, la sua opera complessa, scagliata nel tempo, l’idea rivoluzionaria di “convivialità delle differenze” (etnie, confessioni religiose, ecc.), densa di semantica e di cui l’accoglienza è primaria articolazione, premessa essenziale e militante, postulato forte per la pace fra tutti i popoli della terra.
Un principio per cui il vescovo di Molfetta, Terlizzi, Giovinazzo e Ruvo di Puglia si spese con generosità di energie e vastità di orizzonti, nella sua pur breve parabola.
E ha quasi il valore di una “provocazione” nel tempo ispido e insulso in cui la parola “accoglienza” è stata svuotata di senso, relativizzata, letta quasi come una brutta patologia del presente, per ramazzare facile (ma non duraturo) consenso, per corrompere l’anima dei popoli.
Arriverà venerdì 30 novembre a Roma-Fiumicino, e sarà accolta dalla Comunità di Sant’Egidio, la Fondazione don Tonino Bello e la sua famiglia (i fratelli Marcello e Trifone con figli e nipoti) una famiglia siriana: padre, madre, figli.
“E’ il nostro regalo di Natale a Papa Francesco - sorride commosso il cardiologo Giancarlo Piccinni, presidente della Fondazione, che ha lavorato intensamente per tale obiettivo – per ringraziarlo della storica visita del 20 aprile sulla tomba di don Tonino“.
Il giorno dopo, sabato 1 dicembre, tutti: la Fondazione, i siriani, la Comunità di Sant’Egidio, i parenti del prelato pugliese e le delegazioni delle due diocesi coinvolte, Molfetta, dove don Bello fu vescovo dall’ottobre1982 all’aprile 1993 e Ugento-S. Maria di Leuca (nella cui giurisdizione ricade Alessano), saranno ricevute in Vaticano, dal Santo Padre, in udienza privata.
Si tratta, è bene precisarlo, di un ritorno, dacché la delegazione di Alessano fu ricevuta nel novembre 2013 (Bergoglio era asceso al soglio di Pietro a marzo dello stesso anno).
In questi giorni, Fondazione e famiglia di don Tonino stanno lavorando alacremente per metter su l’appartamento dove la famiglia sarà ospitata. E’ uno dei locali al piano sopra la sede della Fondazione, che affaccia sulla piazza principale della cittadina (intitolata a don Tonino) e la Collegiata San Salvatore e dove ha sede un Museo di Arte Mariana (secondo in Italia): le opere saranno spostate nella vicina Scuola di Pace (accanto al Vescovado e l’edicola DR) per accogliere i siriani.
Si sperimenta, dunque, nel paese di don Tonino, e in un momento sterico in cui razzismo e xenofobia prosperano come gramigna malefica, un format nuovo di accoglienza, che potrebbe essere adottato ad altre latitudini.
Le spese dell’accoglienza saranno sostenute dalla Fondazione: vitto, arredamento, riscaldamento, bollette di luce, acqua, schede telefoniche, istruzione, ecc.
I siriani infatti faranno un corso di italiano, i bambini andranno a scuola, mentre si cerca un mediatore culturale che conosca l’arabo e che faccia da interprete per i primi tempi.
Tutto durerà 18 mesi, alla fine la famiglia si pensa raggiungerà l’autonomia, integrata nel tessuto sociale ed economico e quindi procederà da sola verso il futuro, rinfrancata, dopo tanti orrori e sofferenze patite.
Dalla follia della guerra, le bombe, i massacri, le macerie, la casa distrutta, a un futuro da costruire con le proprie mani, dando un senso all’esistenza: è la sfida condivisa fra la Comunità di Sant’Egidio e Alessano.
Intanto l’artista Alfredo Alvini continua a lavorare alla sua opera: una statua di don Tonino ad altezza naturale, mentre martedì sera al Cimitero, per il ciclo “20 alle 20”, è stata inaugurata l’opera di Roberto Buttazzo “Ala di riserva” (presentazione prof. Franco Ventura, letture dei testi di don Tonino dell’attore Donato Chiarello, musiche del maestro Sergio Filippo, voce di Francesca Profico), che andrà a collocarsi in una nicchia sul viale dove già sono insistono, a partire dallo scorso 20 giugno, altre opere donate da artisti di fama e ispirate alle sue parole: Giovanni Morgese (La terra), Ilaria De Marco (La speranza), Adam Cinquanta (Volti e rivolti), Vincenzo Congedo (Chiesa del grembiule) e la palestinese Rima Almozayyen (Convivialità delle differenze).