di LUIGI LAGUARAGNELLA - Presso la libreria Laterza in occasione dell’anniversario della morte dei Alessandro Leogrande, si è tenuto un incontro insieme ad alcuni intellettuali e scrittori che hanno collaborato con il giornalista tarantino scomparso lo scorso anno a causa di un’emorragia cerebrale.
Enzo Mansueto, Livio Muci, Onofrio Romano, Gianvito Mastroleo, Lea Durante, Maddalena Tulanti e Luigi Quaranta oltre a leggere stralci di alcuni scritti di Leogrande hanno dialogato sulla figura del giornalista che con uno stile del tutto personale è riuscito ad essere testimone delle vicende e delle problematiche del nostro mezzogiorno come il caporalato, l’immigrazione, i confini del mediterraneo. Dagli interventi è emersa la particolarità dello scrittore tarantino che, nonostante la giovane età, aveva già prodotto numerose inchieste testimoniate dai suoi libri (La frontiera, Uomini e caporali, Il naufragio sono solo alcuni titoli) e dai suoi articoli sul Corriere del Mezzogiorno.
L’anniversario non è solo un modo per commemorare la figura di un pugliese, ma è un prezioso contributo a far conoscere ulteriormente l’opera e ancor di più la sensibilità e la libertà di pensiero di Alessandro Leogrande. Sapeva abbinare al suo lavoro di giornalista una particolare predisposizione a trovare i dettagli della vicenda che sapeva descrivere con uno stile letterario. Aveva una capacità di tracciare con le parole un quadro ben preciso delle informazioni che riusciva ad ottenere mettendo una sua partecipazione alla vicenda da cui, sapeva mantenere un certo distacco lasciando un rispettoso limite all’empatia. Era una personalità “sola” che è riuscita a denunciare e far scoprire le tragedie della nostra regione e non solo. Sola perché sapeva districarsi senza mai essere invadente nelle piaghe della società che documentare. L’attività di Alessandro Leogrande è un modello da seguire e da continuare ad analizzare provando a trovare le connessioni del suo pensiero sempre aperto al dialogo nella società odierna.
Pensare a lui significa porre un ponte sull’Adriatico: forte era il suo legame con l’Albania di cui ha documentato le problematica legate al post-dittatura. A Tirana, infatti, gli è stata intitolata una strada e un’altra dovrebbe prendere il suo nome a Taranto.
Enzo Mansueto, Livio Muci, Onofrio Romano, Gianvito Mastroleo, Lea Durante, Maddalena Tulanti e Luigi Quaranta oltre a leggere stralci di alcuni scritti di Leogrande hanno dialogato sulla figura del giornalista che con uno stile del tutto personale è riuscito ad essere testimone delle vicende e delle problematiche del nostro mezzogiorno come il caporalato, l’immigrazione, i confini del mediterraneo. Dagli interventi è emersa la particolarità dello scrittore tarantino che, nonostante la giovane età, aveva già prodotto numerose inchieste testimoniate dai suoi libri (La frontiera, Uomini e caporali, Il naufragio sono solo alcuni titoli) e dai suoi articoli sul Corriere del Mezzogiorno.
L’anniversario non è solo un modo per commemorare la figura di un pugliese, ma è un prezioso contributo a far conoscere ulteriormente l’opera e ancor di più la sensibilità e la libertà di pensiero di Alessandro Leogrande. Sapeva abbinare al suo lavoro di giornalista una particolare predisposizione a trovare i dettagli della vicenda che sapeva descrivere con uno stile letterario. Aveva una capacità di tracciare con le parole un quadro ben preciso delle informazioni che riusciva ad ottenere mettendo una sua partecipazione alla vicenda da cui, sapeva mantenere un certo distacco lasciando un rispettoso limite all’empatia. Era una personalità “sola” che è riuscita a denunciare e far scoprire le tragedie della nostra regione e non solo. Sola perché sapeva districarsi senza mai essere invadente nelle piaghe della società che documentare. L’attività di Alessandro Leogrande è un modello da seguire e da continuare ad analizzare provando a trovare le connessioni del suo pensiero sempre aperto al dialogo nella società odierna.
Pensare a lui significa porre un ponte sull’Adriatico: forte era il suo legame con l’Albania di cui ha documentato le problematica legate al post-dittatura. A Tirana, infatti, gli è stata intitolata una strada e un’altra dovrebbe prendere il suo nome a Taranto.