ROMA - Sono sette gli agenti dei servizi segreti egiziani indagati dalla Procura di Roma per il reato di sequestro di persona nell'ambito dell'inchiesta sulla scomparsa, sulle torture e sulla morte di Giulio Regeni, il ricercatore italiano 28enne scomparso il 25 gennaio 2016 al Cairo e trovato cadavere il 3 febbraio lungo la strada che collega la capitale ad Alessandria.
La Procura capitolina procederà formalmente alla loro iscrizione all'inizio della prossima settimana. Dalle indagini tecniche sui tabulati telefonici che il Procuratore Giuseppe Pignatone e il pm Sergio Colaiocco hanno affidato alla squadra investigativa di Ros e Sco è emerso che i 7 agenti segreti del Cairo hanno monitorato i contatti, le frequentazioni e i movimenti di Giulio Regeni almeno fino al 25 gennaio di due anni fa. Gli esiti di questi approfondimenti erano stati portati a conoscenza delle autorità egiziane da almeno un anno.
Intanto si consuma lo strappo del presidente della Camera, Roberto Fico, con l'Egitto sul caso di Giulio Regeni. "Con grande rammarico annuncio ufficialmente che la Camera dei deputati sospenderà ogni tipo di relazione diplomatica con il Parlamento egiziano fino a quando non ci sarà una svolta vera nelle indagini e un processo che sia risolutivo", ha dichiarato Fico in un'intervista rilasciata al Tg1.
Il presidente della Camera ha espresso apprezzamento per l'iscrizione nel registro degli indagati cinque agenti dei servizi egiziani. "Un atto giusto, forte e coraggioso" e anche "un atto dovuto: visto che la Procura del Cairo non procede, è giusto lo faccia la Procura di Roma".
"A settembre - ha sottolineato Fico - sono andato al Cairo e avevo detto, sia al Presidente al-Sisi sia al presidente del Parlamento egiziano, che eravamo in una situazione di stallo. Avevo avuto delle rassicurazioni ma ad oggi non è arrivata nessuna svolta".
Il presidente della Camera ha espresso apprezzamento per l'iscrizione nel registro degli indagati cinque agenti dei servizi egiziani. "Un atto giusto, forte e coraggioso" e anche "un atto dovuto: visto che la Procura del Cairo non procede, è giusto lo faccia la Procura di Roma".
"A settembre - ha sottolineato Fico - sono andato al Cairo e avevo detto, sia al Presidente al-Sisi sia al presidente del Parlamento egiziano, che eravamo in una situazione di stallo. Avevo avuto delle rassicurazioni ma ad oggi non è arrivata nessuna svolta".
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