BARI - Si è tenuto oggi in una sala gremita di medici e militari, presso l’Ordine dei medici chirurgi ed odontoiatri della Provincia di Bari, il convegno nazionale, in onore del Generale dottor Lorenzo Bonomo, “La Sanità militare oggi”.
Il convegno è partito da un ricordo - fatto dal nipote che porta il suo stesso nome - del Generale medico Lorenzo Bonomo (1858-1926). Originario della Puglia, fu tra i primi ad applicare la vaccinazione anti colerica tra i militari. Il convegno ha poi tracciato un quadro della sanità militare attraverso la storia, dalle vicende della Grande Guerra all’impiego dei corpi sanitari in occasione di conflitti bellici, passando per l’intervento medico e degli altri operatori sanitari durante le missione di pace o in occasione di calamità naturali al giorno d’oggi.
Il colonnello Francesco Urbano, del Comando di Sanità e Veterinaria ha fatto un excursus sulla sanità militare ai tempi della Prima guerra mondiale, partendo dall’incidenza delle malattie infettive al fronte, che in molti casi causavano più morti del conflitto a causa delle scarse condizioni igieniche. Durante la guerra di Secessione americana circa 2/3 dei 660.000 caduti morirono di malattie infettive incontrollabili, condizionando le campagne militari. Durante la prima guerra mondiale il rapporto tra morti per malattie e periti in battaglia in Italia è del 125%. Tetano, colera e febbri tifoidi erano responsabili di vere ecatombi.
Il maggiore generale Nicola Sebastiani ha inquadrato la sanità militare dalle trincee degli inizi del secolo scorso fino alle attuali missioni di pace, evidenziano l’organizzazione e le attrezzature che vengono messe in campo oggi sui diversi fronti in cui sono impegnati i militari, come le tecniche di biocontenimento o la sala chirurgica campale inserita in un veicolo tattico capace di portare una capacità chirurgica il più vicino possibile alla esigenza operativa.
Fabrizio Ciprani, Direttore Centrale di Sanità del Dipartimento della P.S., ha invece evidenziato il ruolo della sanità della Polizia di Stato oggi, che garantisce una presenza capillare sul territorio con 363 medici, 40 psicologi, tecnici radiologia medica, tecnici neurofisiopatologi, tecnici della riabilitazione motoria, 460 infermieri e personale di supporto, cui si aggiungono tecnici della prevenzione nei luoghi di lavoro, ottici, audiometristi, medici veterinari.
In concomitanza con il convegno nelle sale della sede dell’Ordine è stata allestita una mostra di divise militari e di strumenti sanitari.
Un impegno sui fronti più distanti, quello della Sanità militare, che vanno dagli scenari legati alle rotte dei migranti e alle operazioni di soccorso in mare, illustrati dal colonnello medico Giuseppe Rinaldi della Guardia di Finanza, alle operazioni di protezione civile dei Vigili del Fuoco in occasione di disastri e calamità naturali, come quelle descritte dal Direttore medico Massimo Spalletta.
Maurizio Benato, già vicepresidente Fnomceo, ha infine illustrato le specificità e gli obiettivi della medicina militare, nella tensione per esempio di conciliazione tra esigenze proprie delle operazioni militari e quelle della deontologia medica. Il militare è infatti chiamato a difendere la sicurezza della Patria, il medico a tutelare la salute della persona umana. Il medico militare incarna e sintetizza entrambe queste esigenze ineludibili per la tenuta e lo sviluppo della società.
“Abbiamo colto l’occasione della ricorrenza dei cento anni della Prima Guerra Mondiale per organizzare un Convegno sulla Sanità Militare ai giorni nostri nel quale fosse evidente il ruolo del medico e di tutti gli operatori sanitari verso le persone, anche in contesti di conflitto, di operazioni di peacekeeping e di disastro naturale”, racconta il responsabile scientifico del convegno e vicepresidente Omceo Bari, Franco Lavalle.
“Mai come in questi ultimi mesi in cui l’Italia è stata colpita da grandi disastri causati dall’uomo e dalla natura - penso al ponte Morandi e alle alluvioni e frane di questi ultimi giorni - il lavoro dei corpi militari in ambito sanitario e di protezione civile ha mostrato il suo contributo fondamentale. - dichiara Filippo Anelli, Presidente Omceo Bari e Presidente Fnomceo (Federazione nazionale degli Ordini dei medici) - “La Sanità militare contribuisce con il suo operato a costruire il nostro sistema sanitario nazionale, una grande conquista di civiltà, un bene comune che quest’anno compie 40 anni e che tutti dobbiamo impegnarci a tutelare. Ringrazio anche a nome della Fnomceo tutti i medici e gli operatori sanitari che ogni giorno assicurano un servizio importante e indispensabile per la nostra Repubblica, nel rispetto dell'Articolo 11 della Costituzione quale strumento per promuovere la pace e la dignità della persona umana".
Durante il convegno è stata allestita nella sede dell'Ordine una mostra di divise militari e strumenti sanitari d'epoca.
Il convegno è partito da un ricordo - fatto dal nipote che porta il suo stesso nome - del Generale medico Lorenzo Bonomo (1858-1926). Originario della Puglia, fu tra i primi ad applicare la vaccinazione anti colerica tra i militari. Il convegno ha poi tracciato un quadro della sanità militare attraverso la storia, dalle vicende della Grande Guerra all’impiego dei corpi sanitari in occasione di conflitti bellici, passando per l’intervento medico e degli altri operatori sanitari durante le missione di pace o in occasione di calamità naturali al giorno d’oggi.
Il colonnello Francesco Urbano, del Comando di Sanità e Veterinaria ha fatto un excursus sulla sanità militare ai tempi della Prima guerra mondiale, partendo dall’incidenza delle malattie infettive al fronte, che in molti casi causavano più morti del conflitto a causa delle scarse condizioni igieniche. Durante la guerra di Secessione americana circa 2/3 dei 660.000 caduti morirono di malattie infettive incontrollabili, condizionando le campagne militari. Durante la prima guerra mondiale il rapporto tra morti per malattie e periti in battaglia in Italia è del 125%. Tetano, colera e febbri tifoidi erano responsabili di vere ecatombi.
Il maggiore generale Nicola Sebastiani ha inquadrato la sanità militare dalle trincee degli inizi del secolo scorso fino alle attuali missioni di pace, evidenziano l’organizzazione e le attrezzature che vengono messe in campo oggi sui diversi fronti in cui sono impegnati i militari, come le tecniche di biocontenimento o la sala chirurgica campale inserita in un veicolo tattico capace di portare una capacità chirurgica il più vicino possibile alla esigenza operativa.
Fabrizio Ciprani, Direttore Centrale di Sanità del Dipartimento della P.S., ha invece evidenziato il ruolo della sanità della Polizia di Stato oggi, che garantisce una presenza capillare sul territorio con 363 medici, 40 psicologi, tecnici radiologia medica, tecnici neurofisiopatologi, tecnici della riabilitazione motoria, 460 infermieri e personale di supporto, cui si aggiungono tecnici della prevenzione nei luoghi di lavoro, ottici, audiometristi, medici veterinari.
In concomitanza con il convegno nelle sale della sede dell’Ordine è stata allestita una mostra di divise militari e di strumenti sanitari.
Un impegno sui fronti più distanti, quello della Sanità militare, che vanno dagli scenari legati alle rotte dei migranti e alle operazioni di soccorso in mare, illustrati dal colonnello medico Giuseppe Rinaldi della Guardia di Finanza, alle operazioni di protezione civile dei Vigili del Fuoco in occasione di disastri e calamità naturali, come quelle descritte dal Direttore medico Massimo Spalletta.
Maurizio Benato, già vicepresidente Fnomceo, ha infine illustrato le specificità e gli obiettivi della medicina militare, nella tensione per esempio di conciliazione tra esigenze proprie delle operazioni militari e quelle della deontologia medica. Il militare è infatti chiamato a difendere la sicurezza della Patria, il medico a tutelare la salute della persona umana. Il medico militare incarna e sintetizza entrambe queste esigenze ineludibili per la tenuta e lo sviluppo della società.
“Abbiamo colto l’occasione della ricorrenza dei cento anni della Prima Guerra Mondiale per organizzare un Convegno sulla Sanità Militare ai giorni nostri nel quale fosse evidente il ruolo del medico e di tutti gli operatori sanitari verso le persone, anche in contesti di conflitto, di operazioni di peacekeeping e di disastro naturale”, racconta il responsabile scientifico del convegno e vicepresidente Omceo Bari, Franco Lavalle.
“Mai come in questi ultimi mesi in cui l’Italia è stata colpita da grandi disastri causati dall’uomo e dalla natura - penso al ponte Morandi e alle alluvioni e frane di questi ultimi giorni - il lavoro dei corpi militari in ambito sanitario e di protezione civile ha mostrato il suo contributo fondamentale. - dichiara Filippo Anelli, Presidente Omceo Bari e Presidente Fnomceo (Federazione nazionale degli Ordini dei medici) - “La Sanità militare contribuisce con il suo operato a costruire il nostro sistema sanitario nazionale, una grande conquista di civiltà, un bene comune che quest’anno compie 40 anni e che tutti dobbiamo impegnarci a tutelare. Ringrazio anche a nome della Fnomceo tutti i medici e gli operatori sanitari che ogni giorno assicurano un servizio importante e indispensabile per la nostra Repubblica, nel rispetto dell'Articolo 11 della Costituzione quale strumento per promuovere la pace e la dignità della persona umana".
Durante il convegno è stata allestita nella sede dell'Ordine una mostra di divise militari e strumenti sanitari d'epoca.