BARI - “Viviamo in un tempo in cui viene considerato normale mostrare e raccontare tutto di sé, anche le circostanze più intime, e questo inevitabilmente fa sentire liberi di dover e poter guardare tutto, commentare tutto, spiare costantemente dal buco della serratura e, spesso, come nel caso in questione, di poter far circolare immagini e informazioni che, seppure entrate in nostro possesso, non ci appartengono. A scapito della riservatezza, il web è diventato il palcoscenico della vita in cui si fa prevalere il sensazionalismo”. Così il presidente dell’Ordine degli Psicologi della Puglia, Antonio Di Gioia, commenta la vicenda del video hard circolato in Salento ad insaputa dei protagonisti dopo che lui ha perso il proprio telefonino.
“Una vicenda che andrebbe esplorata sotto diversi profili”, prosegue il presidente degli psicologi pugliesi. “Intanto le ragioni che portano a filmare un rapporto sessuale, con il rischio, come nel caso in questione, che un gioco delle fantasie che dovrebbe restare privato venga extimizzato e violato dal web, da chi fa un uso improprio di intimità altrui. Quel video, non cancellato subito, è accidentalmente finito nelle mani sbagliate e un momento che attiene alla sfera intima di due individui è diventato di dominio pubblico, oggetto di una platea incosciente e divertita, ignara delle conseguenze. Accidentale lo smarrimento del video, ma non l’atteggiamento di tantissimi che non solo l’hanno guardato, ma l’hanno inviato e condiviso, innescando una catena infernale per i due protagonisti. Hanno contribuito a minare la dignità delle persone offese, ogni forma di privacy, hanno insomma creato vittime. E qui subentra un altro fattore da analizzare, il senso di vergogna. Che è più che normale e che può diventare micidiale”, avverte il presidente dell’Ordine degli Psicologi della Puglia. “Purtroppo non sono pochi i casi di persone che non hanno retto di fronte a situazione di questo genere. Il caso di Tiziana Cantone è il più noto, ma ce ne sono tanti altri. Lo stesso sportello dei diritti di Lecce ha confermato che ci sono state alcune minacce di suicidio per casi analoghi. Per questo occorre che i due protagonisti di questo incidente si facciano aiutare per superare lo choc per una situazione che non hanno voluto e di cui sono assolutamente vittime. E dovrebbero convincersene anche i datori di lavoro della ragazza, che come ho letto rischia il licenziamento: va aiutata, non va punita. Ma direi che vanno aiutati anche gli autori che hanno diffuso il video: c'è bisogno di interventi specifici di prevenzione e formazione sulla relazione affettiva e sessuale, sulla intimità che non deve essere resa pubblica sul web, ma rimanere uno scambio di piacere, un gioco della coppia”.
“Una vicenda che andrebbe esplorata sotto diversi profili”, prosegue il presidente degli psicologi pugliesi. “Intanto le ragioni che portano a filmare un rapporto sessuale, con il rischio, come nel caso in questione, che un gioco delle fantasie che dovrebbe restare privato venga extimizzato e violato dal web, da chi fa un uso improprio di intimità altrui. Quel video, non cancellato subito, è accidentalmente finito nelle mani sbagliate e un momento che attiene alla sfera intima di due individui è diventato di dominio pubblico, oggetto di una platea incosciente e divertita, ignara delle conseguenze. Accidentale lo smarrimento del video, ma non l’atteggiamento di tantissimi che non solo l’hanno guardato, ma l’hanno inviato e condiviso, innescando una catena infernale per i due protagonisti. Hanno contribuito a minare la dignità delle persone offese, ogni forma di privacy, hanno insomma creato vittime. E qui subentra un altro fattore da analizzare, il senso di vergogna. Che è più che normale e che può diventare micidiale”, avverte il presidente dell’Ordine degli Psicologi della Puglia. “Purtroppo non sono pochi i casi di persone che non hanno retto di fronte a situazione di questo genere. Il caso di Tiziana Cantone è il più noto, ma ce ne sono tanti altri. Lo stesso sportello dei diritti di Lecce ha confermato che ci sono state alcune minacce di suicidio per casi analoghi. Per questo occorre che i due protagonisti di questo incidente si facciano aiutare per superare lo choc per una situazione che non hanno voluto e di cui sono assolutamente vittime. E dovrebbero convincersene anche i datori di lavoro della ragazza, che come ho letto rischia il licenziamento: va aiutata, non va punita. Ma direi che vanno aiutati anche gli autori che hanno diffuso il video: c'è bisogno di interventi specifici di prevenzione e formazione sulla relazione affettiva e sessuale, sulla intimità che non deve essere resa pubblica sul web, ma rimanere uno scambio di piacere, un gioco della coppia”.