BARI – Anche quest’anno, l’artigianato alimentare locale sarà protagonista sulle tavole dei pugliesi e, in occasione delle festività natalizie, il settore vedrà un aumento del volume dei ricavi e di fatturato.
In Puglia, il settore dell’artigianato alimentare conta 6.303 imprese tra pasticcerie, panifici, pastifici, distillerie, laboratori per la lavorazione di prodotti lattiero-caseari, carni, frutta, ortaggi, pesce, oli, grassi vegetali ed animali. Rappresentano il 7,1 per cento del totale delle imprese del settore alimentare (88.961). È quanto emerge da un’indagine del Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia.
In particolare, il comparto più consistente è quello che raggruppa pasticcerie, panifici e gelaterie con 3.094 imprese, pari al 49,1 per cento del totale. Seguono i locali che vendono cibi da asporto. Ce ne sono 2.163. Rappresentano il 34,3 per cento del dato complessivo.
Le ditte che lavorano prodotti lattiero-caseari sono 366, cioè il 5,8 per cento del totale. I pastifici sono 296 e rappresentano il 4,7 per cento. Le aziende che producono oli, grassi vegetali e animali sono 54, mentre quelle che fanno tè, caffè, cacao, condimenti e spezie 55.
Sono 57 le distillerie e le birrerie, 39 le imprese che trasformano le granaglie, 81 quelle che lavorano frutta, ortaggi e pesce. In 20 quelle che si occupano della prima fase di macellazione delle carni. Ci sono, poi, altri 78 produttori alimentari. Cene e pranzi natalizi, dunque, saranno ancora all’insegna dei prodotti made in Puglia.
In provincia di Bari si contano 2.422 imprese dell’artigianato alimentare, in quella di Brindisi 587, in quella di Foggia 1.001, in quella di Lecce 1.411 e in quella di Taranto 882.
Il settore dà lavoro a 26.723 addetti pugliesi, di cui ben 22.812 sono occupati in micro e piccole imprese.
«I dati elaborati dal nostro Centro Studi regionale – spiega Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia – confermano la grande vitalità di un settore strategico per l’economia regionale. Le nostre aziende vantano una tradizione antica nel campo alimentare, con un repertorio di specialità la cui eccellenza è riconosciuta ed invidiata in Italia e nel mondo. È noto – aggiunge il presidente – che il periodo natalizio rappresenta per i pugliesi un appuntamento irrinunciabile con le prelibatezze locali, al punto che, persino negli anni più duri della crisi, i nostri concittadini hanno mantenuto la tendenza ad un livello di spesa più elevato di quello medio nazionale, sintomo di un modello di acquisto che tiene in debita considerazione anche la qualità. Nondimeno – continua Sgherza – occorre considerare altresì le ricadute occupazionali che l’artigianato alimentare è in grado di generare. Anche per questo, il settore meriterebbe una maggiore protezione e considerazione. Le meritano prima di tutto i tantissimi artigiani e piccoli imprenditori di cui la Puglia è costellata e che tengono vivo questo tesoro, impegnandosi a preservarlo, migliorarlo e reinventarlo, facendolo conoscere anche al di là dei confini regionali. Come Confartigianato – conclude – siamo impegnati nella tutela di questo patrimonio umano, culturale e di impresa, difendendolo da contraffazioni, frodi e violazioni di legge: pericoli che in prossimità delle feste crescono esponenzialmente». Le festività legate al Natale modificano notevolmente le abitudini di spesa dei consumatori tanto che, a dicembre, il valore delle vendite al dettaglio di prodotti alimentari e bevande supera del 19,8 per cento la media mensile annua. Si stima per dicembre una spesa delle famiglie pugliesi in prodotti alimentari e bevande pari a 914 milioni di euro. Più in generale, in Italia si producono 299 prodotti agroalimentari di qualità a denominazione di origine e a indicazione geografica ed è il primo Paese tra quelli europei che hanno ottenuto tali riconoscimenti, davanti a Francia (248 prodotti), Spagna (195), Portogallo (139) e Grecia (107) vantando oltre un quinto (21,2 per cento) dei prodotti censiti nei Paesi europei.
In Puglia, il settore dell’artigianato alimentare conta 6.303 imprese tra pasticcerie, panifici, pastifici, distillerie, laboratori per la lavorazione di prodotti lattiero-caseari, carni, frutta, ortaggi, pesce, oli, grassi vegetali ed animali. Rappresentano il 7,1 per cento del totale delle imprese del settore alimentare (88.961). È quanto emerge da un’indagine del Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia.
In particolare, il comparto più consistente è quello che raggruppa pasticcerie, panifici e gelaterie con 3.094 imprese, pari al 49,1 per cento del totale. Seguono i locali che vendono cibi da asporto. Ce ne sono 2.163. Rappresentano il 34,3 per cento del dato complessivo.
Le ditte che lavorano prodotti lattiero-caseari sono 366, cioè il 5,8 per cento del totale. I pastifici sono 296 e rappresentano il 4,7 per cento. Le aziende che producono oli, grassi vegetali e animali sono 54, mentre quelle che fanno tè, caffè, cacao, condimenti e spezie 55.
Sono 57 le distillerie e le birrerie, 39 le imprese che trasformano le granaglie, 81 quelle che lavorano frutta, ortaggi e pesce. In 20 quelle che si occupano della prima fase di macellazione delle carni. Ci sono, poi, altri 78 produttori alimentari. Cene e pranzi natalizi, dunque, saranno ancora all’insegna dei prodotti made in Puglia.
In provincia di Bari si contano 2.422 imprese dell’artigianato alimentare, in quella di Brindisi 587, in quella di Foggia 1.001, in quella di Lecce 1.411 e in quella di Taranto 882.
Il settore dà lavoro a 26.723 addetti pugliesi, di cui ben 22.812 sono occupati in micro e piccole imprese.
«I dati elaborati dal nostro Centro Studi regionale – spiega Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia – confermano la grande vitalità di un settore strategico per l’economia regionale. Le nostre aziende vantano una tradizione antica nel campo alimentare, con un repertorio di specialità la cui eccellenza è riconosciuta ed invidiata in Italia e nel mondo. È noto – aggiunge il presidente – che il periodo natalizio rappresenta per i pugliesi un appuntamento irrinunciabile con le prelibatezze locali, al punto che, persino negli anni più duri della crisi, i nostri concittadini hanno mantenuto la tendenza ad un livello di spesa più elevato di quello medio nazionale, sintomo di un modello di acquisto che tiene in debita considerazione anche la qualità. Nondimeno – continua Sgherza – occorre considerare altresì le ricadute occupazionali che l’artigianato alimentare è in grado di generare. Anche per questo, il settore meriterebbe una maggiore protezione e considerazione. Le meritano prima di tutto i tantissimi artigiani e piccoli imprenditori di cui la Puglia è costellata e che tengono vivo questo tesoro, impegnandosi a preservarlo, migliorarlo e reinventarlo, facendolo conoscere anche al di là dei confini regionali. Come Confartigianato – conclude – siamo impegnati nella tutela di questo patrimonio umano, culturale e di impresa, difendendolo da contraffazioni, frodi e violazioni di legge: pericoli che in prossimità delle feste crescono esponenzialmente». Le festività legate al Natale modificano notevolmente le abitudini di spesa dei consumatori tanto che, a dicembre, il valore delle vendite al dettaglio di prodotti alimentari e bevande supera del 19,8 per cento la media mensile annua. Si stima per dicembre una spesa delle famiglie pugliesi in prodotti alimentari e bevande pari a 914 milioni di euro. Più in generale, in Italia si producono 299 prodotti agroalimentari di qualità a denominazione di origine e a indicazione geografica ed è il primo Paese tra quelli europei che hanno ottenuto tali riconoscimenti, davanti a Francia (248 prodotti), Spagna (195), Portogallo (139) e Grecia (107) vantando oltre un quinto (21,2 per cento) dei prodotti censiti nei Paesi europei.
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Economia