di FRANCESCO GRECO - Un anno vissuto pericolosamente. Con sprezzo del pericolo, del ridicolo, dell’infamia, dello scherno dei sempre più basiti posteri. Poveracci!
Il vecchio potere (si fa per dire) s’è dissolto, liquefatto, autorottamato (giglio magico e dintorni).
Non era mancato nulla, ma ogni record è sempre migliorabile, non c’è limite al delirio e il libro mastro dei guinness è sempre aperto in un Belpaese trattato dall’Ue come un alunno svogliato, dove il nuovo che avanza ha l’acre odore del vecchio peggiore.
E infatti il nuovo regime gialloverde sorto sull’asse nord-sud (Rubicone vs terra dei fuochi, Roma ladrona che sconfina nel Regno dei neoborboni), ogni giorno si segnala al mondo per le sue performance imprevedibili, di cui noi stessi deteniamo i copyright, ma ne ignoriamo il format. Abbiamo abolito la povertà, ma i poveri chissà perché sono aumentati, vogliamo dare il reddito di cittadinanza a chi un lavoro manco lo cerca, ma a credito, mentre qualche neo-messia cerca nuovi algoritmi per menarci come bestiame brado.
Occasione un sacco ghiotta per il maestro Stefano Disegni, matita storica della satira italiettana. Che rottama uno sconvolgente 2018 con “Un anno di Disegni” (12 mesi di storia nazionale selezionati chirurgicamente da una grande matita satirica), Cairo Editore, Milano 2018, pp. 124, euro 10,00. Qui si incontra un tale che vuol essere chiamato Pelè, una tizia bionda candidata fra i canederli e i cannoli (collegi sicuri, cosa ci si inventa pur di non lavorare!), pensionati incazzati in coda allo sportello postale (600 euro per 30 anni di cantiere), migranti che non vogliono essere salvati, perché temono la trappola delle Ong e preferiscono per coerenza affondare eroicamente col gommone, un risveglio orripilante, un vecchio comico amareggiato dalle sconfitte elettorali, Fazio e Vespa travestiti da tappeti in attesa che un nuovo padrone li spiaccichi come si fa col materiale organico…
Un modo di ridacchiare amaro, di ingannare l’attesa, per cercare di esorcizzare la paura che il 2019 (anno della troika e lo spread, dell’Italexit e le elezioni europee che faranno franare l’Europa) sia anche peggio…
E infatti il nuovo regime gialloverde sorto sull’asse nord-sud (Rubicone vs terra dei fuochi, Roma ladrona che sconfina nel Regno dei neoborboni), ogni giorno si segnala al mondo per le sue performance imprevedibili, di cui noi stessi deteniamo i copyright, ma ne ignoriamo il format. Abbiamo abolito la povertà, ma i poveri chissà perché sono aumentati, vogliamo dare il reddito di cittadinanza a chi un lavoro manco lo cerca, ma a credito, mentre qualche neo-messia cerca nuovi algoritmi per menarci come bestiame brado.
Occasione un sacco ghiotta per il maestro Stefano Disegni, matita storica della satira italiettana. Che rottama uno sconvolgente 2018 con “Un anno di Disegni” (12 mesi di storia nazionale selezionati chirurgicamente da una grande matita satirica), Cairo Editore, Milano 2018, pp. 124, euro 10,00. Qui si incontra un tale che vuol essere chiamato Pelè, una tizia bionda candidata fra i canederli e i cannoli (collegi sicuri, cosa ci si inventa pur di non lavorare!), pensionati incazzati in coda allo sportello postale (600 euro per 30 anni di cantiere), migranti che non vogliono essere salvati, perché temono la trappola delle Ong e preferiscono per coerenza affondare eroicamente col gommone, un risveglio orripilante, un vecchio comico amareggiato dalle sconfitte elettorali, Fazio e Vespa travestiti da tappeti in attesa che un nuovo padrone li spiaccichi come si fa col materiale organico…
Un modo di ridacchiare amaro, di ingannare l’attesa, per cercare di esorcizzare la paura che il 2019 (anno della troika e lo spread, dell’Italexit e le elezioni europee che faranno franare l’Europa) sia anche peggio…