Mafia: fermato il presunto erede di Totò Riina
PALERMO - I carabinieri hanno messo a segno un blitz contro la nuova cupola di Cosa nostra: all'alba è scattata un'operazione che ha portato al fermo di 46 fra boss e gregari, tra cui il nuovo capo della commissione provinciale, l'ottantenne Settimo Mineo, capo del mandamento di Pagliarelli. Mineo sarebbe stato eletto successore di Totò Riina il 29 maggio scorso. In quell'occasione la Cupola di Cosa nostra era tornata a riunirsi per la prima volta dal 1993, per scegliere i nuovi vertici e riorganizzare le attività di traffico di droga e scommesse online.
L'ottantenne, ufficialmente gioielliere con negozio in centro, è il più anziano fra i boss della mafia siciliana. Molto stimato da Totò Riina, nel 1982 era scampato a un agguato in cui morì il fratello Giuseppe, dopo che già un altro fratello, Antonino, era stato assassinato sei prima prima. Nel 1984, al giudice Falcone che lo interrogava dopo l'arresto, lo "zio Settimo" rispose: "Non so di che parla, cado dalle nuvole". Fu poi condannato a 5 anni al maxi-processo e, riarrestato nel 2006, era tornato libero dopo una condanna a 11 anni.
I fermati per ordine della Dia di Palermo sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsioni consumate e tentate, con l'aggravante di avere favorito l'associazione mafiosa Cosa nostra, fittizia intestazione di beni aggravata, porto abusivo di armi comuni da sparo, danneggiamento a mezzo incendio, concorso esterno in associazione mafiosa. Si tratta del risultato di quattro distinti procedimenti penali.
L'ottantenne, ufficialmente gioielliere con negozio in centro, è il più anziano fra i boss della mafia siciliana. Molto stimato da Totò Riina, nel 1982 era scampato a un agguato in cui morì il fratello Giuseppe, dopo che già un altro fratello, Antonino, era stato assassinato sei prima prima. Nel 1984, al giudice Falcone che lo interrogava dopo l'arresto, lo "zio Settimo" rispose: "Non so di che parla, cado dalle nuvole". Fu poi condannato a 5 anni al maxi-processo e, riarrestato nel 2006, era tornato libero dopo una condanna a 11 anni.
I fermati per ordine della Dia di Palermo sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsioni consumate e tentate, con l'aggravante di avere favorito l'associazione mafiosa Cosa nostra, fittizia intestazione di beni aggravata, porto abusivo di armi comuni da sparo, danneggiamento a mezzo incendio, concorso esterno in associazione mafiosa. Si tratta del risultato di quattro distinti procedimenti penali.
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