ROMA - Solo due mesi fasi si è diffuso rapidamente l'annuncio che il virus dell'"epatite E" del ratto può anche contagiare l'uomo. I media di mezzo mondo avevano, infatti, rilanciato la notizia di un uomo di 56 anni che era stato contagiato da un "parente molto lontano" della variante umana del virus, come avevano confermato i ricercatori dell'Università di Hong Kong che ne avevano seguito il caso. Ora, un altro paziente sarebbe stato contagiato sempre a Hong Kong. Una circostanza che preoccupa gli infettivologi che temono che il virus sia mutato e possa essere trasmesso più facilmente tra gli animali e gli esseri umani.
Colpita dal virus dell'epatite E di ratto, questa volta è una donna di 70 anni che, come il primo paziente, sarebbe immunodepressa e pertanto più facilmente contagiabile. In realtà gli eventi risalirebbero al maggio 2017, quando i pazienti sono stati ricoverati in ospedale con i sintomi tipici del virus dell'epatite E umana (dolori addominali, perdita di appetito, perdita di peso e mal di testa). Come e dove le persone colpite sono state contagiate non è ancora chiaro. Sebbene entrambi provengano dallo stesso distretto di Hong Kong, tuttavia, i medici escludono una connessione. Mentre l'uomo è stato ipotizzato che avrebbe potuto aver consumato cibo contaminato dalle feci di ratto, questo dovrebbe essere escluso nella donna che ha sempre negato di aver mai avuto un contatto diretto con i topi.
È indiscusso che la metropoli abbia lottato a lungo con una piaga dei ratti, scrive il South China Morning Post. Di conseguenza, i due casi dovrebbero essere intesi come un campanello d'allarme per procedere con più vigore nella lotta per la derattizzazione. Ancora una volta, quindi, i ratti si ripresentano come tra i più importanti vettori di gravi patologie, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. Ci auguriamo, quindi, che siano prese davvero tutte le misure per evitare che si possa diffondere questa nuova variante di epatite, perchè non è raro che i topi si spostino da un continente all'altro anche all'interno delle stive delle navi. E' bene ricordare, in tal senso, che Hong Kong, pur essendo un piccolo territorio autonomo, costituisce uno dei più importanti porti per container mondiali e non solo del Sudest della Cina.
Colpita dal virus dell'epatite E di ratto, questa volta è una donna di 70 anni che, come il primo paziente, sarebbe immunodepressa e pertanto più facilmente contagiabile. In realtà gli eventi risalirebbero al maggio 2017, quando i pazienti sono stati ricoverati in ospedale con i sintomi tipici del virus dell'epatite E umana (dolori addominali, perdita di appetito, perdita di peso e mal di testa). Come e dove le persone colpite sono state contagiate non è ancora chiaro. Sebbene entrambi provengano dallo stesso distretto di Hong Kong, tuttavia, i medici escludono una connessione. Mentre l'uomo è stato ipotizzato che avrebbe potuto aver consumato cibo contaminato dalle feci di ratto, questo dovrebbe essere escluso nella donna che ha sempre negato di aver mai avuto un contatto diretto con i topi.
È indiscusso che la metropoli abbia lottato a lungo con una piaga dei ratti, scrive il South China Morning Post. Di conseguenza, i due casi dovrebbero essere intesi come un campanello d'allarme per procedere con più vigore nella lotta per la derattizzazione. Ancora una volta, quindi, i ratti si ripresentano come tra i più importanti vettori di gravi patologie, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. Ci auguriamo, quindi, che siano prese davvero tutte le misure per evitare che si possa diffondere questa nuova variante di epatite, perchè non è raro che i topi si spostino da un continente all'altro anche all'interno delle stive delle navi. E' bene ricordare, in tal senso, che Hong Kong, pur essendo un piccolo territorio autonomo, costituisce uno dei più importanti porti per container mondiali e non solo del Sudest della Cina.
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Salute e benessere