di NICOLA ZUCCARO - Una lapide scoperta l'8 aprile 1964 all'ingresso del Teatro Piccinni, alla presenza del Presidente della Repubblica Antonio Segni e del Presidente del Consiglio dei Ministri Aldo Moro, rappresenta l'espressione monumentale del Congresso dei Comitati Nazionali di Liberazione Nazionale, celebratosi presso il Politeama Comunale il 28 e il 29 gennaio 1944. La città di Bari fu per due giorni fu al centro dell'informazione nazionale ed estera per aver ospitato il primo appuntamento di libertà e democrazia che, nella fattispecie del dialettico quadro politico italiano offuscato dal ventennio dittatoriale, segnò nel contempo il ritorno dei Partiti e dei Sindacati.
A Bari, sulle ceneri del Vecchio Partito Popolare, fu costituita la Democrazia Cristiana e furono ricostituiti il Partito Socialista e la Cgil e, sempre nel capoluogo pugliese, presso l'Aula che attualmente ospita i lavori del Consiglio Comunale, furono poste le fondamenta per la scrittura della Costituzione della Repubblica italiana e le premesse politiche che condussero alla conclusione della Monarchia e alla nascita dell'Assemblea Costituente.
Azionisti, Comunisti e Democristiani convennero in un comune obiettivo: riportare la politica anche nel Nord Italia, ovvero là dove erano ancora in corso i combattimenti fra le forze partigiane e le truppe nazifasciste.
La scelta di Bari non fu casuale. Il capoluogo pugliese fu preferito a Napoli non solo perchè la città partenopea era a ridosso di quel fronte bellico che di lì a qualche mese avrebbe lasciato il posto alla Liberazione di Roma, ma anche perchè sede di centri importanti per la libera divulgazione di idee e notizie, rispettivamente con la Casa Editrice Laterza e con la Stazione Radiofonica di Radio Bari. Da quest'ultima veniva trasmesso il notiziario "Italia Combatte", che destò non poca preoccupazione alle leggendarie Radio Berlino e Radio Londra.
Elementi storici che spinsero il Congresso di Bari a divenire un evento mediatico per la presenza di 50 giornalisti e con la possibile radiodiffusione, poi categoricamente esclusa per motivi di ordine pubblico. A 75 anni di distanza, il ricordo di questo avvenimento non dovrà essere solo di circostanza, ma dovrà anche rappresentare quel toccasana in tempi non facili per la libertà di informazione in Italia.