di NICOLA RICCHITELLI – Una graditissima prima volta quest’oggi qui sulle pagine del Giornale di Puglia di Bari. Accogliamo nel nostro spazio dedicato alle interviste il Primo cittadino della città di San Nicola e quindi della città di Bari: il nostro benvenuto al Sindaco e Presidente Anci, l'Ing.Antonio Decaro.
Una lunghissima chiacchierata quella avuta con il Sindaco Decaro, che ha messo al centro la città di Bari e questi cinque anni da Primo cittadino: «È un’emozione grandissima: essere il sindaco della città in cui sei nato e cresciuto e in cui stanno crescendo le proprie figlie è anche una bella responsabilità, un impegno quotidiano che ti porta a vivere le gioie e i dolori dei tuoi concittadini in prima persona…».
Soprattutto una chiacchierata che volge lo sguardo alle prossime elezioni amministrative, e quindi al futuro del capoluogo pugliese : «Ho deciso di ricandidarmi perché sono convinto che ci vogliano almeno dieci anni per cambiare il volto di una città. A convincermi è stato soprattutto il rapporto con i cittadini, che in questi anni mi hanno chiesto un impegno concreto per far funzionare le cose...».
Signor Sindaco, quali i motivi che l'hanno portata a ricandidarsi per i prossimi cinque anni?
R: «Ho deciso di ricandidarmi perché sono convinto che ci vogliano almeno dieci anni per cambiare il volto di una città. A convincermi è stato soprattutto il rapporto con i cittadini, che in questi anni mi hanno chiesto un impegno concreto per far funzionare le cose. Per farlo cinque anni non bastano. Abbiamo lavorato sodo, giorno per giorno, per centrare gli obiettivi e vogliamo raggiungerne tanti altri. E poi, fare il sindaco è l’esperienza umana più bella che una persona impegnata in politica possa vivere».
Che significa essere Sindaco di una città come Bari?
R: «È un’emozione grandissima. Bari è una città bellissima e molto complessa, piena di risorse e aspetti affascinanti che possono davvero renderla un punto di riferimento nel sud Italia. Essere il sindaco della città in cui sei nato e cresciuto e in cui stanno crescendo le proprie figlie è anche una bella responsabilità, un impegno quotidiano che ti porta a vivere le gioie e i dolori dei tuoi concittadini in prima persona. Tanta è l’amarezza che si prova a fine giornata per le cose che non si è riusciti a risolvere».
Quante le responsabilità che l’indossare la fascia tricolore comporta?
R: «Ti senti responsabile per ogni cosa, dal completamento di un cantiere molto importante alla singola vita di un ragazzino che non vuole più andare a scuola. Il sindaco è il primo riferimento dei suoi concittadini e viene individuato come colui che deve risolvere ogni tipo di problema, anche personale. Poi finisci davvero nel sentirti il componente di ogni famiglia che incontri e a dover contare le ore della giornata che non bastano mai».
Come è cambiata Bari in questi cinque anni?
R: «È diventata una città più orgogliosa di se stessa, più consapevole delle proprie potenzialità. Siamo diventati una città più attenta alle questioni ambientali con gli ottimi risultati ottenuti con la raccolta differenziata, oggi quasi al 50%. Abbiamo rafforzato la nostra idea di comunità, aiutandoci reciprocamente nei momenti di difficoltà grazie a una rete consolidata che ci ha consentito di eliminare, ad esempio, le tende per l’accoglienza delle persone senza dimora, sostituite dalle case di comunità in cui è possibile progettare una nuova vita. In questi 5 anni abbiamo dimostrato di saper ospitare grandi eventi, come l’incontro tra Papa Francesco con i patriarchi delle chiese del Medio Oriente, il G7 economico o il concerto di Iggy Pop e in questi giorni il Congresso nazionale della CGIL. E poi ci siamo finalmente trasformati in una vera città turistica, con arrivi e permanenze mai registrate finora. Se pensa che Bari avrà presto a disposizione contenitori culturali come un Polo dell’arte contemporanea e il teatro Piccinni completamente restaurato, può comprendere quali traguardi raggiungeremo fra un paio d’anni. Ecco, sono convinto che Bari sia cresciuta molto negli ultimi anni sotto tanti punti di vista, primo tra tutti una maggiore conoscenza di se stessa».
Ci sono problemi che sono rimasti ancora irrisolti?
R: «Ma certo che ce ne sono. Penso alla mancata estensione in tutta la città della raccolta porta a porta, al miglioramento del servizio di igiene stradale, del trasporto pubblico urbano o al completamento di alcune piccole opere richieste dai cittadini per il miglioramento della qualità della vita. Però ci stiamo lavorando ed è per questo che dico che servono complessivamente 10 anni per completare una progettualità complessa come quella che abbiamo messo in campo per Bari».
Quali i momenti più esaltanti che le piace ricordare di questi cinque anni?
R: «Una di queste è la realizzazione del Ponte Adriatico, un’infrastruttura di cui si parlava da 40 anni, ma anche la caduta dell’ultimo capannone nell’area ex Fibronit, dove sorgerà il più grande parco della città, mi ha emozionato. Per un sindaco è esaltante anche la consegna di una casa popolare a una famiglia che l’aspetta da sempre. Ma più di tutti mi hanno esaltato le occasioni in cui ci siamo ritrovati in decine di migliaia di persone, con entusiasmo e senza mai un problema di ordine pubblico. Penso agli eventi natalizi o alla festa di San Nicola. Sono quelli i momenti in cui mi sento parte di un’unica straordinaria comunità».
Nella presentazione del suo comitato elettorale, la parola “strada” si è più volte ripetuta nel suo discorso. Che rapporto ha con la strada e che peso ha avuto nella sua vita?
R: «In questi anni, come nel resto della mia vita, ho lavorato per strada, a contatto con tutti. E da lì che vengo. Sono un ingegnere dell’Anas e, per quanto ora sia occupato con il governo della mia città, resto sempre un ingegnere con il sogno di costruire le strade. Noi ingegneri funzioniamo così: dobbiamo verificare di persona lo stato delle opere, dei cantieri e le condizioni di qualsiasi struttura, dal piccolo marciapiede all’intero lungomare di San Girolamo. Possiamo dire che la strada ha segnato la mia vita. Ed è per strada che riesco a comprendere l’umore dei cittadini, incontrandoli, litigandoci e abbracciandoli quando non sono troppo arrabbiati...».
Quali saranno le forze politiche che costituiranno la sua coalizione?
R: «Le stesse che costituiscono la maggioranza dell’attuale Consiglio comunale».
Se le ultime elezioni non hanno decretato la morte della sinistra, ne hanno perlomeno sancito il coma irreversibile: da dove si riparte ora?
R: «Mi spiace ripetermi ma è importante ripartire dalla strada. Tante volte abbiamo sentito dire che il centrosinistra ha perso il contatto con la propria base e forse, in alcuni casi, è andata così. I cittadini ci chiedono di essere coinvolti e di partecipare alle scelte, di essere ascoltati e di prestare maggiore attenzione alle fasce più deboli della popolazione. Dobbiamo farlo tutti, pancia a terra, rimettendo al centro dell’agenda politica il welfare e il lavoro, la sanità e la casa, la formazione dei nostri ragazzi e la sostenibilità ambientale».
Più che cercare le cause si cercano colpevoli, si è alla ricerca in qualche modo del capro espiatorio. Quale la sua analisi?
R: «Spesso, purtroppo, ci perdiamo dietro la ricerca dei responsabili di una sconfitta netta come quella del 4 marzo scorso. In realtà lo siamo tutti, in un modo o in un altro. Dobbiamo ritrovare la passione nel fare politica e aprirci di più al confronto, come la nostra stessa storia ci insegna. Non dobbiamo aver paura di parlare una lingua diversa da quella dei nostri avversari che costruiscono la loro politica utilizzando l’insicurezza delle persone e le difficoltà oggettive che attraversano tutto il mondo occidentale. Forse è il caso di smettere di inseguirli sul loro terreno e parlare chiaramente e senza timori ai cittadini».
Politicamente parlando, c’è il rischio che Bari sia invasa dall’onda del voto di protesta che ha colpito altre città?
R: «Mi auguro di no, ovviamente. Se i cittadini vorranno, sanno di poter contare ancora una volta sul lavoro avviato in questi anni e sulla serietà dimostrata. Saranno loro a decidere».
Signor Sindaco, che Bari lascia oggi ai baresi e che Bari intende lasciare, in caso di elezione, tra cinque anni?
R: «Come le ho detto prima, lascio una città più orgogliosa di sé, molto più matura. Questo è merito di tutti, in primo luogo dei baresi che hanno compreso l’importanza delle trasformazioni in atto negli ultimi anni. Fra 5 anni immagino di vivere in una città europea, turistica a 360° gradi e meritevole di essere menzionata tra le grandi città italiane sotto ogni aspetto. E poi accogliente, come ha sempre dimostrato di essere».
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Una lunghissima chiacchierata quella avuta con il Sindaco Decaro, che ha messo al centro la città di Bari e questi cinque anni da Primo cittadino: «È un’emozione grandissima: essere il sindaco della città in cui sei nato e cresciuto e in cui stanno crescendo le proprie figlie è anche una bella responsabilità, un impegno quotidiano che ti porta a vivere le gioie e i dolori dei tuoi concittadini in prima persona…».
Soprattutto una chiacchierata che volge lo sguardo alle prossime elezioni amministrative, e quindi al futuro del capoluogo pugliese : «Ho deciso di ricandidarmi perché sono convinto che ci vogliano almeno dieci anni per cambiare il volto di una città. A convincermi è stato soprattutto il rapporto con i cittadini, che in questi anni mi hanno chiesto un impegno concreto per far funzionare le cose...».
Signor Sindaco, quali i motivi che l'hanno portata a ricandidarsi per i prossimi cinque anni?
R: «Ho deciso di ricandidarmi perché sono convinto che ci vogliano almeno dieci anni per cambiare il volto di una città. A convincermi è stato soprattutto il rapporto con i cittadini, che in questi anni mi hanno chiesto un impegno concreto per far funzionare le cose. Per farlo cinque anni non bastano. Abbiamo lavorato sodo, giorno per giorno, per centrare gli obiettivi e vogliamo raggiungerne tanti altri. E poi, fare il sindaco è l’esperienza umana più bella che una persona impegnata in politica possa vivere».
Che significa essere Sindaco di una città come Bari?
R: «È un’emozione grandissima. Bari è una città bellissima e molto complessa, piena di risorse e aspetti affascinanti che possono davvero renderla un punto di riferimento nel sud Italia. Essere il sindaco della città in cui sei nato e cresciuto e in cui stanno crescendo le proprie figlie è anche una bella responsabilità, un impegno quotidiano che ti porta a vivere le gioie e i dolori dei tuoi concittadini in prima persona. Tanta è l’amarezza che si prova a fine giornata per le cose che non si è riusciti a risolvere».
Quante le responsabilità che l’indossare la fascia tricolore comporta?
R: «Ti senti responsabile per ogni cosa, dal completamento di un cantiere molto importante alla singola vita di un ragazzino che non vuole più andare a scuola. Il sindaco è il primo riferimento dei suoi concittadini e viene individuato come colui che deve risolvere ogni tipo di problema, anche personale. Poi finisci davvero nel sentirti il componente di ogni famiglia che incontri e a dover contare le ore della giornata che non bastano mai».
Come è cambiata Bari in questi cinque anni?
R: «È diventata una città più orgogliosa di se stessa, più consapevole delle proprie potenzialità. Siamo diventati una città più attenta alle questioni ambientali con gli ottimi risultati ottenuti con la raccolta differenziata, oggi quasi al 50%. Abbiamo rafforzato la nostra idea di comunità, aiutandoci reciprocamente nei momenti di difficoltà grazie a una rete consolidata che ci ha consentito di eliminare, ad esempio, le tende per l’accoglienza delle persone senza dimora, sostituite dalle case di comunità in cui è possibile progettare una nuova vita. In questi 5 anni abbiamo dimostrato di saper ospitare grandi eventi, come l’incontro tra Papa Francesco con i patriarchi delle chiese del Medio Oriente, il G7 economico o il concerto di Iggy Pop e in questi giorni il Congresso nazionale della CGIL. E poi ci siamo finalmente trasformati in una vera città turistica, con arrivi e permanenze mai registrate finora. Se pensa che Bari avrà presto a disposizione contenitori culturali come un Polo dell’arte contemporanea e il teatro Piccinni completamente restaurato, può comprendere quali traguardi raggiungeremo fra un paio d’anni. Ecco, sono convinto che Bari sia cresciuta molto negli ultimi anni sotto tanti punti di vista, primo tra tutti una maggiore conoscenza di se stessa».
Ci sono problemi che sono rimasti ancora irrisolti?
R: «Ma certo che ce ne sono. Penso alla mancata estensione in tutta la città della raccolta porta a porta, al miglioramento del servizio di igiene stradale, del trasporto pubblico urbano o al completamento di alcune piccole opere richieste dai cittadini per il miglioramento della qualità della vita. Però ci stiamo lavorando ed è per questo che dico che servono complessivamente 10 anni per completare una progettualità complessa come quella che abbiamo messo in campo per Bari».
Quali i momenti più esaltanti che le piace ricordare di questi cinque anni?
R: «Una di queste è la realizzazione del Ponte Adriatico, un’infrastruttura di cui si parlava da 40 anni, ma anche la caduta dell’ultimo capannone nell’area ex Fibronit, dove sorgerà il più grande parco della città, mi ha emozionato. Per un sindaco è esaltante anche la consegna di una casa popolare a una famiglia che l’aspetta da sempre. Ma più di tutti mi hanno esaltato le occasioni in cui ci siamo ritrovati in decine di migliaia di persone, con entusiasmo e senza mai un problema di ordine pubblico. Penso agli eventi natalizi o alla festa di San Nicola. Sono quelli i momenti in cui mi sento parte di un’unica straordinaria comunità».
Nella presentazione del suo comitato elettorale, la parola “strada” si è più volte ripetuta nel suo discorso. Che rapporto ha con la strada e che peso ha avuto nella sua vita?
R: «In questi anni, come nel resto della mia vita, ho lavorato per strada, a contatto con tutti. E da lì che vengo. Sono un ingegnere dell’Anas e, per quanto ora sia occupato con il governo della mia città, resto sempre un ingegnere con il sogno di costruire le strade. Noi ingegneri funzioniamo così: dobbiamo verificare di persona lo stato delle opere, dei cantieri e le condizioni di qualsiasi struttura, dal piccolo marciapiede all’intero lungomare di San Girolamo. Possiamo dire che la strada ha segnato la mia vita. Ed è per strada che riesco a comprendere l’umore dei cittadini, incontrandoli, litigandoci e abbracciandoli quando non sono troppo arrabbiati...».
Quali saranno le forze politiche che costituiranno la sua coalizione?
R: «Le stesse che costituiscono la maggioranza dell’attuale Consiglio comunale».
Se le ultime elezioni non hanno decretato la morte della sinistra, ne hanno perlomeno sancito il coma irreversibile: da dove si riparte ora?
R: «Mi spiace ripetermi ma è importante ripartire dalla strada. Tante volte abbiamo sentito dire che il centrosinistra ha perso il contatto con la propria base e forse, in alcuni casi, è andata così. I cittadini ci chiedono di essere coinvolti e di partecipare alle scelte, di essere ascoltati e di prestare maggiore attenzione alle fasce più deboli della popolazione. Dobbiamo farlo tutti, pancia a terra, rimettendo al centro dell’agenda politica il welfare e il lavoro, la sanità e la casa, la formazione dei nostri ragazzi e la sostenibilità ambientale».
Più che cercare le cause si cercano colpevoli, si è alla ricerca in qualche modo del capro espiatorio. Quale la sua analisi?
R: «Spesso, purtroppo, ci perdiamo dietro la ricerca dei responsabili di una sconfitta netta come quella del 4 marzo scorso. In realtà lo siamo tutti, in un modo o in un altro. Dobbiamo ritrovare la passione nel fare politica e aprirci di più al confronto, come la nostra stessa storia ci insegna. Non dobbiamo aver paura di parlare una lingua diversa da quella dei nostri avversari che costruiscono la loro politica utilizzando l’insicurezza delle persone e le difficoltà oggettive che attraversano tutto il mondo occidentale. Forse è il caso di smettere di inseguirli sul loro terreno e parlare chiaramente e senza timori ai cittadini».
Politicamente parlando, c’è il rischio che Bari sia invasa dall’onda del voto di protesta che ha colpito altre città?
R: «Mi auguro di no, ovviamente. Se i cittadini vorranno, sanno di poter contare ancora una volta sul lavoro avviato in questi anni e sulla serietà dimostrata. Saranno loro a decidere».
Signor Sindaco, che Bari lascia oggi ai baresi e che Bari intende lasciare, in caso di elezione, tra cinque anni?
R: «Come le ho detto prima, lascio una città più orgogliosa di sé, molto più matura. Questo è merito di tutti, in primo luogo dei baresi che hanno compreso l’importanza delle trasformazioni in atto negli ultimi anni. Fra 5 anni immagino di vivere in una città europea, turistica a 360° gradi e meritevole di essere menzionata tra le grandi città italiane sotto ogni aspetto. E poi accogliente, come ha sempre dimostrato di essere».
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