Il dialetto martinese nei versi di Antonio Martino Fumarola

di VITTORIO POLITO - Il termine “dialetto”, oltre a non essere gradevolmente accettato è anche considerato, erroneamente, di valore inferiore rispetto alla “lingua”, ma l’Italia ha il privilegio di essere il paese più frazionato dai dialetti e quindi dimostra la ricchezza delle sue parlate e le sue numerose risorse, che li valorizza, tenendo conto che l’italiano stesso era un dialetto, un dialetto toscano che “ha fatto carriera”, diffondendosi attraverso la letteratura.

Oggi parliamo del tascabile di Antonio Martino Fumarola “La mia terra, la sua parlata” (Vitale Edizioni), una raccolta di poesie scritte in dialetto di Martina Franca o “martinese” che dimostra il suo appassionato amore per la sua terra e il suo dialetto.

Va detto che ogni pubblicazione dedicata al dialetto è un contributo alla salvaguardia ed alla sua conservazione dello stesso e Fumarola, da sempre assertore dell’importanza del mantenimento “in vita” dei dialetti come lingua fondante delle comunità locali, si è cimentato a pubblicare i suoi versi, dopo aver anche pubblicato “1000 Proverbi e Detti Martinesi” (in dialetto e in lingua). Dal 2008 organizza concorsi di poesia vernacolare e manifestazioni pubbliche, finalizzati al rilancio, alla conservazione e diffusione della lingua martinese.

L’agile volumetto di cui parliamo, si avvale della prefazione di Teresa Gentile, giornalista, scrittrice, poetessa e animatrice del Salotto Culturale “Palazzo Recupero” di Martina Franca, che scrive della “gradevole forma poetica e ricorrendo a riflessioni che possano continuare ad essere puro distillato di saggezza incastonato tra schegge di ieri e di oggi. Una storia di martinesità intessuta da operosità, fede e solidarietà e da quella mirabile dignità che contraddistingue non le persone fragili ma gli eroi del quotidiano”.

Michele Galiano, psicoterapeuta, che firma la postfazione, scrive che nella lettura dell’opera di Fumarola emerge “un elemento del suo stile narrativo, frutto di una profonda ricerca filologica e storico-culturale”.

Tutte le liriche sono tradotte anche in lingua, mentre il dialetto si rivela capace di aprire nuovi orizzonti sulle vere origini di Martina Franca e sugli influssi latini delle dominazioni spagnole, francesi ed arabe, riscontrabili in alcuni termini lessicali.

Il libretto riporta anche alcune note grammaticali e l’uso dei segni grafici utilizzati.

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