di FREDERIC PASCALI - Un ponte di Einstein – Rosen, o cunicolo spazio–temporale, è essenzialmente una scorciatoia da un punto dell’universo a un altro. Una strada che nel cinema non capita di rado di percorrere, spesse volte con esiti imprevedibili.
Non fa eccezione la storia diretta da Massimiliano Bruno nella quale tre amici di vecchia data attraversando il retro di un bar nel cuore di Roma si trovano catapultati indietro nel tempo fino all’estate del 1982. Sebastiano, Moreno e Giuseppe dopo un primo momento di sconcerto decidono di restare nel passato e di mettervi a frutto le loro conoscenze. In pieno mundial spagnolo dovranno fare i conti con la banda della Magliana in carne ed ossa, da sempre il sogno turistico di Moreno,e la voglia di cambiare il proprio futuro.
Tante citazioni per un lungometraggio ibrido che rivela una natura quasi impalpabile, con una struttura narrativa che pesca un po’ ovunque e fatica a identificarsi in un genere specifico. Ci si ritrova così a fare il verso ai poliziotteschi degli anni ’70 infarciti, complice l’avvenente presenza della brava Ilenia Pastorelli, “La donna del boss”, di alcune trovate tipiche della commedia all’italiana degli anni ’80. Un incrocio non da poco che poggia le sue fondamenta sull’omaggio a due supercult quali il “Non ci resta che piangere” di Benigni e Troisi, e il “Ritorno al futuro” di Robert Zemeckis. L’amalgama non è così scontato e il rischio di declivio verso la farsa è una costante che non abbandona mai le sorti della pellicola.
Molti passaggi scenici basculano tra ambientazioni fintissime e incommensurabili sforzi di fantasia regalando alla sceneggiatura firmata da Andrea Bassi, Nicola Guaglianone, Menotti e dallo stesso regista una ulteriore patina di surreale opacità che stride con alcuni richiami alla realtà dei nostri giorni.
Alla resa dei conti l’operazione nostalgia di “Non ci resta che il crimine” intravede un barlume di consistenza soprattutto grazie al carisma e l’ottima intesa dei tre interpreti principali. Alessandro Gassmann,”Sebastiano”, Gianmarco Tognazzi, “Giuseppe”, e Marco Giallini, “Moreno”, trascinano tutto il cast, peraltro ben sostenuto da un Edoardo Leo, “Renatino De Pedis”, in gran forma, a una bella prova corale dettata dai temi disincantati della colonna sonora, con il ritorno del tormentone di Valeria Rossi, e dall’elegante fotografia di Federico Schlatter.