LECCE - Il sindaco di Lecce Carlo Salvemini ha rassegnato le dimissioni dopo l'approvazione della manovra. Il ritorno alle urne è previsto per il 26 maggio.
Nel primo di lunedì 7 gennaio i 17 consiglieri di centrodestra, eletti nel 2017 nelle file della coalizione a sostegno del candidato sindaco Mauro Giliberti, hanno formalizzato le proprie dimissioni. Di fatto, prendendo atto della situazione politica e sancendo la fine dell’amministrazione guidata da Salvemini.
A far fare il passo indietro al primo cittadino leccese, dopo l'approvazione del bilancio, è stato il rendersi conto di non aver più la fiducia della maggioranza dei consiglieri, dopo che tre di essi, su cui si poggiava la sua 'traballante' giunta, erano tornati all'opposizione.
“Le dimissioni di Salvemini costituiscono l’inevitabile epilogo di una storia politica affrontata con dilettantismo e con ostentata sufficienza, in un contesto nel quale doveva trovare spazio, e ragione, l’analisi dei risultati elettorali riveduti e corretti dalla magistratura”. Lo dichiara il presidente de La Puglia con Emiliano, Paolo Pellegrino, commentando le dimissioni del sindaco di Lecce, Carlo Salvemini.
“Già nei mesi scorsi – sottolinea Pellegrino – fui profetico ribadendo che il superamento dell’impasse determinato dalla sentenza del Consiglio di Stato andava certamente perseguito nel contesto di un accordo chiaro e strategico con lo schieramento opposto e non con accordicchi privi di spessore ed esclusivamente finalizzati a rianimare temporaneamente il sindaco. E a quanto pare il tempo mi ha dato ragione.
Peccato, perché adesso da questa vicenda ne escono tutti sconfitti. Ne esce sconfitto il centrosinistra che vede interrotta la esperienza di governo, che peraltro ha dato evidenti segnali di interesse nei confronti dei problemi della città. Ma ne esce sconfitto anche il centrodestra che ha spinto nel buio la città senza una seria prospettiva di programma e di candidato sindaco, essendo noto che le aspirazioni sono tantissime e nessuna, almeno allo stato, in condizioni di assorbire le altre in un’armonica strategia politica”.
“Ma – sottolinea ancora Pellegrino – ne esce sconfitta soprattutto la città, cioè la parte che ha guardato attonita e indifferente l’evolversi dei fatti senza esserne protagonista. Ecco perché all’indomani della accettazione da parte di Carlo Salvemini del sostegno esterno di alcuni consiglieri di centrodestra avevo sentito il bisogno di consigliare una presa di posizione forte che oscillava tra le immediate dimissioni o l’apertura di un dialogo a tutto campo. Inascoltato provo amarezza per la mia Città e avrei preferito dire 'avevo torto'”.
Nel primo di lunedì 7 gennaio i 17 consiglieri di centrodestra, eletti nel 2017 nelle file della coalizione a sostegno del candidato sindaco Mauro Giliberti, hanno formalizzato le proprie dimissioni. Di fatto, prendendo atto della situazione politica e sancendo la fine dell’amministrazione guidata da Salvemini.
A far fare il passo indietro al primo cittadino leccese, dopo l'approvazione del bilancio, è stato il rendersi conto di non aver più la fiducia della maggioranza dei consiglieri, dopo che tre di essi, su cui si poggiava la sua 'traballante' giunta, erano tornati all'opposizione.
“Le dimissioni di Salvemini costituiscono l’inevitabile epilogo di una storia politica affrontata con dilettantismo e con ostentata sufficienza, in un contesto nel quale doveva trovare spazio, e ragione, l’analisi dei risultati elettorali riveduti e corretti dalla magistratura”. Lo dichiara il presidente de La Puglia con Emiliano, Paolo Pellegrino, commentando le dimissioni del sindaco di Lecce, Carlo Salvemini.
“Già nei mesi scorsi – sottolinea Pellegrino – fui profetico ribadendo che il superamento dell’impasse determinato dalla sentenza del Consiglio di Stato andava certamente perseguito nel contesto di un accordo chiaro e strategico con lo schieramento opposto e non con accordicchi privi di spessore ed esclusivamente finalizzati a rianimare temporaneamente il sindaco. E a quanto pare il tempo mi ha dato ragione.
Peccato, perché adesso da questa vicenda ne escono tutti sconfitti. Ne esce sconfitto il centrosinistra che vede interrotta la esperienza di governo, che peraltro ha dato evidenti segnali di interesse nei confronti dei problemi della città. Ma ne esce sconfitto anche il centrodestra che ha spinto nel buio la città senza una seria prospettiva di programma e di candidato sindaco, essendo noto che le aspirazioni sono tantissime e nessuna, almeno allo stato, in condizioni di assorbire le altre in un’armonica strategia politica”.
“Ma – sottolinea ancora Pellegrino – ne esce sconfitta soprattutto la città, cioè la parte che ha guardato attonita e indifferente l’evolversi dei fatti senza esserne protagonista. Ecco perché all’indomani della accettazione da parte di Carlo Salvemini del sostegno esterno di alcuni consiglieri di centrodestra avevo sentito il bisogno di consigliare una presa di posizione forte che oscillava tra le immediate dimissioni o l’apertura di un dialogo a tutto campo. Inascoltato provo amarezza per la mia Città e avrei preferito dire 'avevo torto'”.