ROMA - Non è più un'utopia un futuro libero dai farmaci antiretrovirali per i malati di Aids. La somministrazione del vaccino terapeutico italiano Tat contro l'Hiv/Aids a pazienti in terapia antiretrovirale (cART) è capace di ridurre drasticamente - del 90% dopo 8 anni dalla vaccinazione - il "serbatoio di virus latente", inattaccabile dalla sola terapia, e apre una nuova via contro l'infezione.
Il vaccino terapeutico italiano è stato messo a punto dall’equipe guidata da Barbara Ensoli, direttore del Centro Nazionale per la Ricerca su HIV/AIDS dell’Istituto Superiore di Sanità . Da cui si evince che la somministrazione del vaccino Tat a pazienti in terapia antiretrovirale (cART) si è rivelata capace di ridurre drasticamente il “serbatoio di virus latente” inattaccabile dalla sola cART.
“Si tratta di risultati - dichiara Ensoli - che aprono nuove prospettive per una cura “funzionale” dell’HIV, ossia una terapia in grado di controllare il virus anche dopo la sospensione dei farmaci antiretrovirali. In tal modo, si profilano opportunità preziose per la gestione clinica a lungo termine delle persone con HIV, riducendo la tossicità associata ai farmaci e migliorando l'aderenza alla terapia e la qualità di vita, problemi di grande rilevanza soprattutto in bambini e adolescenti, con l’obiettivo, in prospettiva, di giungere all’eradicazione del virus”.
L'HIV/AIDS rimane quasi 40 anni dopo la scoperta del virus un’emergenza globale che colpisce soprattutto le fasce più povere e fragili della popolazione mondiale, in particolare le donne e i bambini, gli omosessuali, bisessuali e transgender (LGBT), i lavoratori del sesso, le popolazioni migranti, gli utilizzatori di sostanze iniettabili. A oggi, ben 40 milioni di persone nel mondo convivono con l’infezione da HIV, la metà delle quali senza ricevere alcuna terapia.
La cura per HIV/AIDS richiede ancora molti sforzi, ingenti investimenti e strategie innovative per l’eradicazione del virus. Infatti, il virus HIV non può essere eliminato dalla cART perché persiste, senza replicarsi, in alcune delle cellule infettate in forma di DNA virale. Questa forma “silente” del virus (DNA provirale) costituisce un “serbatoio di virus latente” che rimane invisibile al sistema immunitario ed è inattaccabile dalla terapia cART. Il virus latente periodicamente si riattiva e comincia a replicarsi; pertanto, l’interruzione della cART determina inevitabilmente la ripresa dell’infezione. Di qui la necessità di assumere la terapia ininterrottamente per tutta la vita.
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