Tumore del seno: -24% di mortalità se il paziente pratica attività fisica

ROMA – L’attività fisica è uno strumento fondamentale di salute anche per i pazienti oncologici. Con 150 minuti alla settimana di moto a intensità moderata si riduce del 24% il rischio di mortalità per il tumore del seno e del 28% per quello del colon-retto. Non solo. Lo sport rappresenta un ottimo rimedio contro i sintomi della fatigue, uno degli effetti collaterali più frequenti. Si calcola, infatti, che interessi la metà delle persone sottoposte a chemioterapia. Ma gli italiani colpiti da una neoplasia sembrano non essere consapevoli di questi benefici. Se l’88% rispetta le raccomandazioni degli specialisti contro il fumo solo uno su tre modifica il proprio stile di vita sedentario dopo una diagnosi di cancro. E’ quanto emerge dal convegno nazionale La Qualità di Vita in Oncologia promosso oggi dalla Fondazione Insieme contro il Cancro al Ministero della Salute. Rientra in un progetto, realizzato con il supporto non condizionato di AstraZeneca, per incentivare l’attenzione verso la qualità di vita nel paziente, con particolare riferimento alle pazienti con carcinoma della mammella, alla gestione degli effetti collaterali della chemioterapia, ormonoterapia, terapie target e immunoncologia. 

All’evento partecipano oncologi medici, infermieri, pazienti, familiari, cittadini e Istituzioni. E proprio al convegno è stato presentato il documento finale della Consensus Italiana: Neoplasia della mammella: impatto degli stili e della qualità di vita sull’outcome della malattia in fase precoce e nel setting della malattia avanzata. E’ stato scritto da un comitato di nove oncologi italiani coordinati dal prof. Francesco Cognetti, Presidente della Fondazione Insieme contro il Cancro. “Negli ultimi anni sono aumentate le diagnosi precoci e le terapie anti-cancro sono diventate più efficaci - afferma il prof. Cognetti -. Un problema clinico rilevante è non solo garantire ai pazienti la sopravvivenza ma anche una buona, se non ottima, qualità di vita. Questo aspetto però non sempre viene ritenuto una priorità dall’oncologo, nonostante stia assumendo una dimensione rilevante. In Italia oltre 3 milioni di nostri concittadini vivono con un tumore a la sopravvivenza risulta in aumento. Questa particolare categoria di malati presenta nuove esigenze e bisogni. In totale più del 50% dei pazienti, che ha ricevuto una diagnosi da almeno cinque anni, soffre di effetti collaterali legati ai trattamenti che si manifestano a livello fisico e psico-sociale ed è necessario aumentare la consapevolezza su quali possono essere i rimedi. Anche la scelta tra trattamenti, dotati di simili attività, deve essere guidata dall’eventuale differente tossicità di questi farmaci. In quest’ottica, particolare importanza viene assunta da alcuni comportamenti utili non solo a prevenire il cancro. Oltre all’attività fisica il malato deve prestare grande attenzione al controllo del peso corporeo. Va inoltre eliminato il fumo e limitato il più possibile il consumo di alcol. Un’ampia letteratura scientifica ha dimostrato come siano tutti fattori sui quali bisogna intervenire per evitare la ricomparsa di una neoplasia e migliorare le risposte dell’organismo alle cure oncologiche”. 

“Anche l’alimentazione deve essere adeguatamente monitorata sia durante che dopo le terapie - aggiunge il prof. Paolo Marchetti, Direttore dell’Oncologia Medica B del Policlinico Umberto I di Roma -. La malnutrizione può impattare negativamente sulla qualità della vita, ridurre l’efficacia dei trattamenti chemioterapici e di conseguenza anche la sopravvivenza. Oltre l’80% dei pazienti però non ha mai ricevuto una valutazione sul proprio stato nutrizionale. E’ una consulenza ormai imprescindibile e che va personalizzata prendendo in considerazione eventuali perdite di peso e comorbidità. La dieta ideale varia poi in base alla neoplasia e al tipo di trattamento eseguito. Non vanno infine dimenticati gli effetti collaterali delle cure che spesso e volentieri interessano proprio l’apparato gastro-intestinale”. 

Al convegno di Roma la seconda sessione è dedicata al tema della prevenzione delle nuove tossicità. “Rispetto al passato, abbiamo a disposizione farmaci con effetti collaterali più contenuti - sottolinea la dott.ssa Alessandra Fabi, oncologa del “Regina Elena” -. La perdita dei capelli è ancora una delle controindicazioni più temute anche se gli ultimi chemioterapici provocano meno danni. Hanno anche dimostrato di essere più rispettosi della produzione di globuli bianchi, rossi e piastrine da parte del midollo osseo. Gli attuali farmaci oncologici sono più evoluti rispetto ad anni e in generale la qualità di vita è migliorata anche durante le cure. E’ quindi importante la lotta allo stigma anche nei confronti dei trattamenti. Tuttavia nonostante questi innegabili progressi il 37% delle pazienti lamenta spossatezza (fatigue) che è molto frequente durante il trattamento e può perdurare anche a 10 anni da esso. Quattro su dieci invece hanno problemi di dissenteria. Va migliorata la preparazione di tutto il personale medico-sanitario su questo aspetto delicato della medicina oncologica. Lo stesso vale per la ricerca, che attraverso nuovi studi, deve fornire risposte più precise sulla gestione di problemi che possono impattare fortemente sulla qualità di vita del paziente”.