BARI - Aumentano i contribuenti pugliesi e i redditi dichiarati. È il quadro che emerge da uno studio condotto dall’Osservatorio economico di Davide Stasi, in collaborazione con l’Associazione italiana dottori commercialisti (Aidc) - sezione di Lecce, sulla base delle dichiarazioni trasmesse nel corso del 2018 all’Agenzia delle entrate, attraverso i modelli 730 e Redditi (ex Unico).
Per l’anno d’imposta 2017, sono state presentate 2.575.462 dichiarazioni (contro le 2.555.140 dell’anno prima). In dettaglio, sono state inviate telematicamente 631.459 dichiarazioni attraverso il modello Redditi (ex Unico); 1.360.125 attraverso il modello 730; 583.878 attraverso la certificazione unica. Tutte queste rappresentano il 6,25 per cento del totale delle dichiarazioni presentate in Italia (41.211.336).
Sono stati versati 6 miliardi 407 milioni di euro per l’imposta netta Irpef, un importo leggermente superiore rispetto all’anno prima (6 miliardi 402 milioni). Il reddito complessivo dei pugliesi ammonta a 39 miliardi 536 milioni di euro. Il reddito medio dei pugliesi è di 15.630 euro, contro i 20.670 euro della media nazionale.
La media degli acconti Irpef versati è di 1.900 euro, la media dell’Irpef a credito è di 840 euro, quella a debito 890 euro. Gli oneri deducibili sono stati inseriti in 333.936 dichiarazioni, per un importo di un miliardo 113 milioni di uro e una media di 3.330 euro.
In 1.062.609 hanno fruito delle detrazioni sanitarie, per un importo complessivo di 825,4 milioni, per una media di 780. Il totale delle detrazioni al 19 per cento da parte di 1.204.284 contribuenti è di un miliardo 410,5 milioni e una media di 1.170 euro.
«La ricchezza – spiega Davide Stasi – è uno dei principali indicatori del benessere socio-economico in una società: conoscerne l’ammontare, misurarne gli incrementi nel tempo e valutarne la distribuzione, anche in relazione alla tipologia di reddito percepito e ai fattori socio-demografici è fondamentale per la costruzione di quadri di comprensione della società stessa e del suo progresso. Queste elaborazioni si riferiscono alle dichiarazioni del 2018, relative all’anno d’imposta 2017. Il contesto macroeconomico nel 2017 – ricorda – è stato caratterizzato da un Pil in crescita (+2,0 per cento in termini nominali e +1,6 per cento in termini reali) che ha consolidato il processo di ripresa iniziato nel 2015. I contribuenti che hanno assolto all’obbligo di presentazione della dichiarazione dei redditi Irpef per l’anno d’imposta 2017, o in via diretta, attraverso i modelli Redditi e 730, o come soggetti sottoposti a trattenute per opera del soggetto che eroga loro i redditi (Certificazione Unica), sono stati, in Italia, oltre 41,2 milioni, in aumento (+0,83 per cento) rispetto all’anno precedente».
L’analisi del numero di contribuenti per classi di reddito complessivo evidenzia una notevole crescita dei soggetti nella classe «fino a 5mila euro», attribuibile prevalentemente a titolari di partita Iva, in contabilità semplificata per i quali nel 2017 è cambiato il criterio di determinazione del reddito d’impresa che passa dal criterio di competenza al criterio di cassa e quindi al momento di regolazione finanziaria dell’operazione. Sono comunque previste delle deroghe a tale principio per alcune voci di costo e ricavo (ad esempio, plusvalenze-minusvalenze, sopravvenienze, quote di ammortamento).
«Tra le novità fiscali di maggior interesse per l'anno d'imposta 2017 - spiega Daniel Cannoletta, presidente provinciale Aidc - si segnala che è stato elevato a 717 euro il limite delle spese di istruzione per la frequenza di scuole d’infanzia, del primo ciclo di istruzione e della scuola secondaria di secondo grado. Altra interessante novità è stata quella relativa al fatto che, a decorrere dal primo gennaio 2017, è stata uniformata la disciplina delle detrazioni applicabili a tutti i pensionati, senza più distinzione tra pensionati di età inferiore o superiore a 75 anni. La disciplina più favorevole già prevista per i pensionati con almeno 75 anni viene estesa a tutti i pensionati. Le detrazioni rimangono differenziate in relazione al reddito complessivo del pensionato stesso e devono comunque essere rapportate al periodo di pensione dell’anno».
Tags
Economia