di PIERO CHIMENTI - Claudia Conte è una donna poliedrica, che sa far spaziare il suo talento tra il mestiere di attrice e quello di scrittrice. Col suo 'saggio-romanzo', "Il vino e le rose", l'artista 27enne accompagna il lettore in riflessioni su tematiche sempre attuali, quella dell'eterna sfida tra il bene e il male, mettendo sullo sfondo la storia di tre amiche. La Conte, nonostante le sue origini laziali, è molto legata alla Puglia e di questo e di molto altro ha deciso di parlare in questa intervista.
D. "Quando recito sono felice": quale stato d'animo ti dai alla scrittura?
R. Libera, mi sento libera, perché purtroppo il mondo dello spettacolo è un mondo di compromessi, è un mondo 'sporco', soprattutto quello del cinema, in particolar modo per le donne, un po' come tutti i settori, però nello spettacolo di più. E' difficile che le donne si realizzino professionalmente senza scendere a compromessi, e quindi spesso non sei libero perché devi rendere conto a tante persone, a tante figure che hai intorno: agenti, casting, registi, produttori, altri attori più grandi. Quindi per una donna giovane è particolarmente difficile. Nella scrittura, invece, ho modo di esprimermi liberamente, sono libera, senza dar conto a niente ed a nessuno, posso essere me stessa senza inibizioni: è il metodo più bello perché mi fa 'volare', oltre che essere sincera.
D. Come mai un libro che tratta di bene e male hai deciso di intitolarlo 'Il vino e le rose?
R. Il titolo è venuto alla fine. Quando molti autori nelle presentazioni mi chiedono se non sia la prima cosa a cui si pensa quando si fa un libro o un film, rispondo di no, perché la regola è che non ci sono regole. Nel mio caso è stato un work in progress, che rispecchia un po' la mia indole, perché non sono una persona che segue gli schemi, sono un po' una outsider. Non ho iniziato questo lavoro con l'idea di finirlo così come ne è venuto fuori, ma ho iniziato prendendo una strada, che poi mi ha portato a delle altre. E' come se fosse stato un albero: ho iniziato dalla radice, ma poi si è biforcato in tanti rami. Ed è proprio di tanti rami che è composto questo libro, perché parlo di tantissimi aspetti legati all'attualità. Nella storia di queste tre donne tratto anche delle loro problematiche, del bene e del male, delle gioie e dei dolori, le soddisfazioni e le delusioni, oltre alle sofferenze. Per apprezzare dalle cose belle, dobbiamo passare da quelle brutte. Il saggio-romanzo l'ho intitolato il vino e le rose perché sono entrambi elementi legati ai sensi: l'olfatto, la fragranza del vino, il profumo della rosa, la bellezza, il tatto, il colore, sono tutti aspetti legati all'aspetto sensoriale. In questo titolo c'è la storia dell'umanità, passando dal sacro al profano: nell'antichità, cerano i riti dionisiaci, dove le baccanti avevano queste corone di rose alla testa; erano in stato di ebbrezza e, facendo questi riti, invocavano "l'assoluto". Nella sacralità, invece, il vino è considerato il sangue di Cristo e le rose la Madonna, il Paradiso. Inoltre non c'è rosa senza spine. La rosa è bella, delicata, profumata e rappresenta per questo motivo un po' la donna. La rosa, infine, così come il vino può anche far male: mentre la prima può essere pungente, con le sue spine, un buon bicchiere di vino può far bene, troppi possono portare a problematiche quali l'alcolismo.
D. La storia di 3 amiche fa da sfondo a temi attuali come l'individualismo autistico: secondo te è solo colpa di internet se c'è questa disgregazione? C'è una via di uscita?
R. L'isolamento autistico è una teoria che mi è venuta in mente dopo aver letto ed essermi confrontata con i grandi pensatori. L'individualismo è dato dal fatto che siamo tutti un po' "autistici", nel senso che siamo chiusi in noi stessi, siamo quindi incapaci di comunicare, di sentire gli altri, di interessarci degli altri. Siamo tutti auto referenziali, egocentrici. E' una società dell'apparire, ma nessuno pensa più ad essere. Questo è lo specchio, anche della politica di oggi. La tecnologia ha influito in questo, perché attraverso i social possiamo essere dappertutto: basta farci un selfie, metterlo su internet e noi ci sentiamo al centro del mondo. Si è perso un po' l'aspetto umano, quello legato all'incontro reale. Le persone ormai si incontrano sempre più sul virtuale, perché è più facile. E' come se ci fosse una duplice realtà: la vita online e la vita offline. La vita online è quella dietro lo schermo, quella più facile, perché basta un mi piace o togliere l'amicizia per non vedere più una persona, ma non è reale. La offline è quella più difficile, che richiede più sacrifici, impegno con le relazioni umane, dedizione perché anche la famiglia ha bisogno di tempo per vedersi, stare insieme, esserci quotidianamente l'uno per l'altro. E' la vita vera che richiede sacrifici: oggi si vuole tutto e subito, in questa società liquida di cui parla Bauman, dove tutto è fungibile. La soluzione è la riscoperta dell'umanità, in quanto non è possibile evitare la tecnologia, che ormai fa parte della nostra vita, con i passi avanti fatti nella scienza, nella medicina, ma dobbiamo vivere nella realtà, uscire dal mondo falso, vivere la vita vera perché è quella che ci emoziona, ci fa sentire felice, fa provare gioie e tristezze. Questa è la vita, altrimenti diventiamo automi senza cuore, ed invece siamo uomini con un'anima. Quello che va riscoperto è l'anima.
D. Il libro contiene pensieri ecclesiali e laici: quali eventuali difficoltà hai riscontrato miscelando tali testi nel tuo saggio?
R. Sono molto attratta dagli opposti: non mi schiero da una parte o dall'altra, ma ovviamente ho il mio pensiero, che non voglio spingere prepotentemente nel libro. Voglio lasciare la possibilità di reinterpretare, di riflettere, di decidere autonomamente. E' un libro che vuol far riflettere, non vuol dare la 'verità', in quanto per me non c'è una sola verità. Sono molto relativista, come Papa Francesco, quindi penso che ognuno di noi sia libero di credere in ciò che vuole, ma il confronto tra il mondo laico e quello ecclesiastico è fonte di tante idee. Quale è il motivo per il quale mi sono spinta ad interrogarmi dal punto di vista della fede e a quello legato agli atei? E' il male, il male sulla Terra. Perché c'è il male sulla Terra, perché muoiono i bambini? Perché avvengono le malattie, perché c'è l'Isis? Gli attentati, le guerre? La cattiveria dove nasce? A queste domande, è normale che le persone credenti, che hanno il dono della fede, rispondano in una maniera che è più facile perché l'attribuiscono alla volontà Divina. Ma mi chiedo: è possibile che Dio voglia il male? Se Dio è buono e giusto, ci ama, perché permette queste cose? Il vescovo, durante il terremoto di Amatrice, ha chiesto, "Dio dove sei?". Santo Agostino, su questo argomento dice una cosa bellissima: "Dio non permette la presenza del male, se non ci fosse un bene più grande che derivi da quel male". Anche se in alcuni casi è proprio difficile trovare questo bene più grande, lo si è potuto cercare nel terremoto. Lì l'aspetto negativo è stata la distruzione dei Paesi, di opere d'arte, cultura, storia, di persone innocenti, tra cui i bambini, ma il lato 'positivo' risiede nel fatto che da questi disastri abbiamo manifestato tutto il nostro valore umano perché si sono attivati i volontariati, la croce rossa, oltre alle persone comuni che hanno fatto di tutto per aiutare a chi stava male in quel momento. Dal male è venuto fuori un bene più grande che è l'umanità, la solidarietà, l'amore.
D. Dal 2017 hai portato il libro anche nelle scuole. Quali riscontri hai ottenuto dagli studenti? Quali risposte vorresti che il libro lasciasse in generale al lettore?
R. Ho fatto questa esperienza nelle scuole, ed è stata molto impegnativa, più delle convention fatta con persone esperte, mature, che hanno un vissuto, anche se potrebbe sembrare il contrario. I giovani sono delle spugne: prima di andare in una scuola non dormo, perché penso alla responsabilità che ho, dato che tutte le mie parole vengono ascoltate da questi ragazzi e possono essere prese come esempio, quindi ho una grande responsabilità, in quanto bisogna stare doppiamente attenti a ciò che si dice. Mi fa pensare all'importanza degli insegnanti nelle scuole, a quanto è importante avere buoni maestri per l'educazione, per la crescita dei ragazzi di oggi, che saranno i nostri governanti del domani, che magari occuperanno ruoli di poteri. E' una grande responsabilità parlare con i ragazzi, oltre che difficile, per questo cerco di mettermi al loro livello, sedendomi sulla cattedra, in modo da coinvolgerli, facendoli fare delle letture, delle domande e pian piano si crea un dibattito, venendo spronati mi danno danno dimostrazione di essere vivi mentalmente. E' questo che dovrebbe fare chi ha il compito di educare, i genitori o le scuole: stimolare intellettualmente, dare curiosità ai ragazzi, perché è facile dar loro dei videogiochi piuttosto che un confronto costruttivo, perché è impegnativo. La vita vera è faticosa, educare un bambino è faticoso, perché ti toglie tempo ed energie.
D. Sei molto legata alla Puglia, da cosa nasce questo rapporto? Cosa ti lega maggiormente alla nostra terra?
R. Adoro la Puglia, ho tanti amici pugliesi, anzi i miei migliori amici sono pugliesi. Sono persone speciali, umane, calde, accoglienti e vive. In Puglia c'è voglia di fare iniziative, c'è fermento culturale. Come in tutte le realtà, in particolare quelle del Sud, ci sono tante problematiche, a cui spesso non ci si può fare nulla perché ataviche, legate alla criminalità, alla mafia. Nonostante tutto, le zone della Puglia sono bellissime, con queste masserie, questi paesini, è una regione grande, varia, dove c'è di tutto, è fonte d'ispirazione per me. L'anno scorso sono stata ad Ostuni e Noci, mentre quest'anno sono stata a Lucera e Castellaneta, paesi che mai avrei immaginato di visitare, in quanto non tra i più conosciuti, ma comunque bellissimi, vale la pena vederli. A Lucera ho dormito in un albergo che si affaccia sulla cattedrale, dove pare ci abbia dormito anche Ungaretti, e c'abbia scritto anche delle poesie. Infatti devo ammettere che li ho sentito una grandissima energia, tanto che ho fatto un sogno bellissimo che mi ha dato delle risposte. Spesso faccio dei sogni un po' particolari, che mi illuminano e quindi è stata un'esperienza molto forte. Ho programmato i miei prossimi eventi: saranno alla masseria Altemura, a maggio, di cui vi aggiornerò più a ridosso, dandovi tutte le indicazioni. Inoltre farò anche un evento prossimamente a Matera, al Palazzo Gattini. Ogni volta che vado in Puglia faccio un salto a Matera. Per seguirmi in tutti i miei spostamenti, ci sono i miei social network:
Un saluto a tutti i lettori del Giornale di Puglia, a voi che siete i miei più cari amici. La Puglia è nel mio cuore. Ci vediamo presto, spero che mi veniate a trovare!
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Sara Santirocco ph
Roberta Smargiassi mua
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