di VITTORIO POLITO - La Settimana Santa è il periodo che intercorre tra la Domenica delle Palme e il Sabato Santo, durante il quale il Cristianesimo celebra gli eventi della fede in occasione degli ultimi giorni di vita di Gesù Cristo (passione, morte e resurrezione). I riti religiosi sono celebrati con solennità in tutte le chiese del mondo, mentre in Italia le cerimonie sono particolarmente suggestive ed in molti casi si mescola religione e folclore. Sono da segnalare, in particolare, le manifestazioni che si svolgono in Puglia.
A Taranto, il Giovedì Santo inizia con il pellegrinaggio dei “perdune” (perdoni), i Confratelli del Carmine che escono in coppie, a piedi nudi e incappucciati, percorrendo le strade cittadine, sostando, lungo il percorso, in ogni “sepolcro”, a simboleggiare i pellegrini che si recavano a Roma per il “perdono di Dio”. I “perdune” avanzano lentamente dondolando esasperatamente, che i tarantini chiamano “a nazzecate” (passo tipico dei “perdune”). Il rientro avviene entro la mezzanotte, quando dalla Chiesa di San Domenico parte la processione della Madonna Addolorata. La processione si conclude il pomeriggio del Venerdì Santo per consentire l’inizio della seconda processione, quella dei Misteri, che sfila per la città per rientrare alle sette del sabato mattina.
A capo delle processioni c’è sempre il troccolante (da troccola, una tavola di legno su cui sono installate delle “maniglie” metalliche che percuotendo il legno producono un suono caratteristico), a cui spetta il compito di chiudere i riti tarantini il sabato mattina. Questi, giunto “nazzicando” davanti alla Chiesa del Carmine, bussa tre volte con la punta del suo bastone, detto “bordone”, su una delle ante chiuse, in un’atmosfera di silenziosa e profonda commozione. Questo è uno dei momenti più significativi e affollati di tutta la processione.
Grazia Galante nel suo libro “La religiosità popolare di San Marco in Lamis (Malagrinò Editore), racconta che, la preparazione alla Settimana Santa inizia con la pratica dei sette venerdì dedicati alla Madonna Addolorata. I riti si accentrano nell’arco di meno di una settimana. Il Mercoledì e il Giovedì Santo nella Chiesa dell’Addolorata, i confratelli dell’Arciconfraternita dei Sette Dolori, vestiti con camice, mozzetta e scapolare, cantano “li fruffecicchie” (profezie), rappresentate da 15 Lamentazioni del profeta Geremia, tratti dall’Antico e Nuovo Testamento. Nel passato, quando la Resurrezione si celebrava il Sabato Santo e si “scioglievano” le campane, le giovani mamme stendevano sul selciato una coperta per consentire ai propri bambini di muovere i primi passi, convinte che come si “sciugghiévene li campane” (come si scioglievano le campane), così dovevano muovere i primi passi le gambette dei piccoli (“Li jammicciòle de lli meninne”).
A San Nicandro Garganico, nei tre giorni che precedevano la Resurrezione, si faceva la festa della Croce per chiedere un buon raccolto, lasciando la sera sull’uscio della porta o sul balcone dei secchi pieni d’acqua affinché il Risorto, salendo al cielo, l’avrebbe benedetta e il giorno dopo veniva distribuita ai passanti in devozione.
Molti riti sono di antica origine. Si può assistere, infatti, ai volti incappucciati, ai lamenti, ai canti religiosi, al suono della troccola, alla processione dei Crociferi (Noicattaro), a quella degli otto Santi (Martina Franca), a quella dei cinque Misteri di Molfetta, o alla suggestiva processione della Quarantana a Ruvo di Puglia.
Merita un cenno la processione dei ‘misteri’ che si svolge a Valenzano (BA), perché di spagnoleggiante reminiscenza. Ma ciò che rende, forse, unica la processione è l’alto numero dei Misteri (oltre quaranta). È dal 1671 che il venerdì Santo a Valenzano sfila la processione dei Misteri, una tradizione molto sentita e suggestiva, che inizia dall’Ultima Cena per finire alla Esaltazione della Croce. La processione che si svolge nelle vie cittadine, è molto seguita, non solo dai valenzanesi, ma dai cittadini di paesi e città limitrofi, attratti dalla magnificenza dei gruppi scultorei. L’originalità sta nel fatto che tutti i gruppi statuari sono di proprietà di privati e da loro stessi custoditi. Solo l’Addolorata esce dalla Chiesa Matrice di San Rocco.
Salvatore Pugliese, nel suo libro “La Settimana Santa a Martina Franca nella tradizione popolare” (Schena Editore), ricorda e descrive la molteplicità di celebrazioni e appuntamenti che un tempo davano alla città un senso di dignitosa mestizia. L’incedere dei Confratelli, il crepitio della troccola, la spogliazione degli altari, le croci velate e la lunga lacerante predica delle Tre Ore di Agonia, rappresentano i gesti della fede, il memoriale del Transito del Signore. In queste manifestazioni i cittadini diventano nello stesso tempo attori e protagonisti, manifestando una partecipazione interiore propria delle genti del Sud, vicine alla Passione per antica sofferenza e lontane radici di comunione di dolore.
A Ruvo di Puglia il giovedì Santo si svolge la processione degli “Otto Santi” che sfila tra le due e trenta e la tarda mattinata. Il corteo è composto da: Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo, il Cristo morto disteso sul lenzuolo, la Madonna Addolorata, San Giovanni, la Maddalena, Maria di Cleofa e Maria Salomè. La processione che sfila dal 1920, è quella più nota e suggestiva dell’intero ciclo sacro. Tra le tantissime informazioni e immagini che Francesco Di Palo ricorda nel suo libro “Passione e Morte” (Schena Editore), c’è, sempre a Ruvo di Puglia, anche la processione del Risorto e lo scoppio delle Quarantane (fantocci di carta colorata o scherzi pirotecnici), che avviene la Domenica di Pasqua, un momento paraliturgico più significativo della Resurrezione. E per il Venerdì di Passione c’è la “Madònne du vìnde” (Madonna del vento), appellativo popolare con cui viene indicata la “Desolata”, poiché in questo giorno il vento è sempre presente.
Una delle rappresentazioni più importanti e spettacolari, ma nello stesso tempo singolare, soprattutto per i forestieri, è quella nota come “La Madonna che scappa” o “La Madonna che corre in piazza” che si svolge la Domenica di Pasqua a Sulmona. Una dimensione fortemente teatrale e scenica rimane assai evidente in alcune manifestazioni paraliturgiche che scandiscono la Quaresima e la Settimana Santa in Puglia.
E, per finire, non manca il capitolo dedicato ai cibi rituali di Pasqua: uovo, agnello e scarcella, alimenti legati intimamente al rito pasquale, definiti da alcuni studiosi di tradizioni popolari “alimentazione rituale”.
Da segnalare l’importante ruolo delle Congreghe e delle Confraternite che partecipano a questi eventi come viva espressione di fede, anche se contrastate da certe organizzazioni turistiche che tendono a sottovalutare le espressioni della pietà popolare.