Il seminario sul dialetto barese? Un insuccesso

di VITTORIO POLITO - Franz Falanga (1933-2018), architetto, musicista, scrittore, uomo di cultura, scrisse una lettera alla ‘Gazzetta del Mezzogiorno’, pubblicata il 12 febbraio 2008, nella quale auspicava, a proposito del dialetto barese, “una tavola rotonda senza limiti di tempo e di spazio, intorno alla quale chiunque abbia qualcosa da dire la esponga tranquillamente”. La lettera scaturiva una forte e interessante polemica tra vari “addetti ai lavori”, e non solo, egregiamente moderata dal giornalista Gaetano Campione, dalla quale emergeva solo l’individualità o la primogenitura di certe iniziative, come quella, ad esempio, di eliminare la lettera ‘J’ dall’alfabeto dialettale barese, invece di cedere il passo al lavoro di gruppo.

In seguito a questa polemica, per iniziativa di alcuni, partì il Seminario sul dialetto barese ma, dopo una partenza sprint nel 2008 a cui parteciparono numerosi scrittori, poeti, commediografi, cultori, curiosi, docenti e giornalisti, tutti intenzionati a darsi delle regole condivise da valere a tutti gli effetti per la scrittura e lettura del dialetto barese, ad oggi tutto è caduto nel più assoluto silenzio.

Il 28 novembre 2011, Felice Alloggio, commediografo, regista e attore, scriveva sul forum “comanacosaellalde”: “Nel Seminario sul dialetto del quale faccio parte, la geminazione non è ammessa, però leggendo le poesie del libro – D’Ovidio - queste sono molto presenti, così come lo sono in tanti altri poeti dialettali molto importanti, primo fra tutti il Belli e la poesia romanesca. Ma il D'Ovidio parla anche dell’uso della lettera “J” nel dialetto, dell'uso importante dell'aferesi (’), dei nessi con la nasale, tutti argomenti che nel Seminario sono stati già discussi e approvati esattamente in modo opposto alle tesi del D'Ovidio. Ma lui era un critico letterario e un glottologo, noi né l’uno né l’altro! Da qui nascono i dubbi e, siccome avere dubbi significa essere saggi, ecco che ora sono in crisi, anche perché l’anno prossimo conto di pubblicare un importante lavoro e, francamente, adesso non so cosa fare, a cosa riferirmi. Ma non è finita. Recentemente ho conosciuto il prof. Francesco De Martino, ordinario di Letteratura Greca all'Università di Foggia al quale gli ho riferito che nel Seminario stiamo realizzando una grammatica dialettale barese. La sua risposta mi ha gelato! Infatti mi ha detto di non essere assolutamente d’accordo con questo progetto semplicemente perché è un non senso. Dialetto, mi ha detto, in greco significa diversità. Ognuno di noi, ha continuato, parla in dialetto in modo diverso in momenti diversi della stessa giornata, e può esprimere la stessa parola anche in modo diverso addirittura da un momento all’altro, cioè nel giro anche di pochi secondi. Questo perché, per l’appunto, dialetto è sinonimo di diversità. Come si può allora pensare ad una grammatica? Francamente non so cosa fare, ma dopo quello che ho letto e sentito tutto mi sembra crollare addosso”.

Alloggio, il 13 dicembre 2015, scriveva sullo stesso forum “comanacosaellalde” che “Il Seminario permanente sul dialetto barese ha svolto e svolge una encomiabile ed interessante discussione su come si legge e scrive il nostro dialetto, offrendo il suo contributo alla diffusione della nostra amata lingua. Peccato che parta da una base di elaborazione assolutamente errata, vale a dire che per scrivere il dialetto barese propone l’utilizzo delle regole della Grammatica Italiana. Esempio di come il Seminario propone di scrivere in dialetto barese questa frase in Italiano: “sono andato al mercato. So sciute a u mercàte”. Utilizza la regola della grammatica italiana secondo cui la preposizione articolata “al”, come si sa, è formata dall'articolo “il” e dalla preposizione semplice “a”. Invece i baresi dicono: “so sciute o mercàte” e questo perché la loro espressione verbale, la grammatica di come parla il popolo impone “o” e non “a u”. Così vale per “vado dal medico” che si traduce “vogghe do dottòre” e non “vogghe da u dottòre”. E ancora “a metà del libro” si traduce “a metà du libbre” e non “a metà de u libbre”. Insomma se si afferma che il dialetto barese è una lingua, perché utilizzare le regole della grammatica italiana per comporre frase e periodi? Sarebbe come se i Francesi per scrivere i loro testi utilizzassero le regole della grammatica inglese o italiana o tedesca. Più vicino ad una grammatica del dialetto barese mi sembra invece il testo di Alfredo Giovine “Il Dialetto di Bari” (a cura di Felice Giovine), anche se l'Accademia della Lingua Barese non ha mai spiegato e credo non potrà mai farlo, perché non utilizza la lettera J, affermando che non è una lettera dell’alfabeto Italiano. Ma scusate noi stiamo parlando di dialetto barese e non di lingua italiana, dunque qualsiasi segno alfabetico che esprima meglio la nostra parlata (Jì e non iì) è mille volte più opportuno”.

Allo stato dell’arte i risultati sono pochi e senza alcuna utilità, considerando che la maggior parte dei componenti del Seminario, degli uditori e dei simpatizzanti, molti dei quali dettero interessanti contributi, furono ‘costretti’ per tante beghe sorte all’interno del gruppo di studio ad abbandonarlo. Fra di essi ricordo qualche nome Felice Alloggio, Emanuele Battista, Augusto Carbonara, Francesco Colantuono, Michele Fanelli, Giuseppe Gioia, Mina Grandolfo, Rosa Lettini Triggiani, Gaetano Mele, Gino Paradiso, Armando Santoro, Nicola Sciacovelli, Francesco Signorile, Vito Signorile, Santa Vetturi e tanti altri che avrebbero potuto dare ulteriori, sostanziali contributi alla stesura di una nuova grammatica. Sta di fatto che, nonostante siano passati 11 anni dal primo incontro, ad oggi non si è approdato ad alcun risultato positivo.

Alla luce di quanto sopra, si è ben capito che qui non funziona nessun discorso. Grammatica, regole, seminari, ecc., sono strade parallele che non si incontrano (e non si incontreranno mai). Ognuno va per la sua strada. Si è solo ben capito che la lettera J si è usata, si usa e si userà sempre nel dialetto barese, come in altri dialetti. Non vi sono né accademie, né seminari, né tantomeno presunti centri studi improvvisati che ne decreteranno di non farne più uso. Stessa cosa dicasi per l’uso di qualsiasi segno alfabetico che esprima meglio la nostra parlata. Per cui lasciamo stare le cose come stanno ed evitiamo inutili e sterili polemiche, dal momento che gli intenditori hanno capito da un bel pezzo che c’è qualcuno che ci marcia dietro queste cose e nessuno intende seguirli.

Pertanto si può concludere che il Seminario sul dialetto barese, ad oggi, non ha prodotto alcun risultato degno di nota, per cui si buon ben dire che è stato un insuccesso.

2 Commenti

  1. Mi viene da ridere leggere la scritta “Mondo Antico e Tempi Moderni pagina autentica”, già perché quella che era fino a qualche tempo fa su facebook non era a loro avviso autentica…
    Ho realizzato io un gruppo su facebook a nome dell’Associazione con il consenso del presidente ed essendo io socio fondatore e segretario dell’Associazione e del Seminario sullo Studio del Dialetto Barese (naufragato miserabilmente grazie alla presunzione, alla caparbietà, alla superbia, alla vanità, alla pretesa di molti che si definiscono tuttologi) portandolo avanti per anni coadiuvato da due amministratori, Nicola Cutino e Gennaro De Santis con svariati articoli su Bari e sulle iniziative dell’Associazione.
    Un giorno mi ritrovai a non essere più amministratore, sicuramente qualcuno mi aveva eliminato. Chiesi spiegazioni e nessuno sapeva nulla, al che dopo tentativi vari riuscii a rientrare come amministratore. A questo punto, visto che l’ideatore fui io, rimasi solo come amministratore.
    Quando decisi di lasciare (senza dimettermi) l’Associazione per un comportamento scorbutico, puerile, prepotente, arrogante e da vigliacchi del presidente (tanto lo conoscete bene il presidente), essendo io socio fondatore dell’associazione, decisi di tenermi il gruppo e portarlo avanti da solo.
    Fui minacciato di lasciare il gruppo o di cambiare l’intestazione, cosa che io non fui per nulla d’accordo.
    Fu così che recuperarono su facebook una vecchia pagina intitolata all’Associazione aggiungendo le due parole pagina autentica, come fanno i bambini dispettosi.
    Io dato che mi ritengo un signore, ho cambiato l’intestazione del gruppo, continuando ad interessarmi principalmente sulla storia di Bari.
    Ho formato una nuova Associazione chiamandola “Associazione Interculturale Amicizia & Cultura” vado avanti per conto mio e non ho bisogno di essere o di fare la prima donna…
    Un cordiale saluto all'amico Vittorio Polito

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  2. Pare che la verità faccia male a tanti....

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