'Mesciu Cosimino', artigiano e uomo
di FRANCESCO GRECO - ALESSANO (LE). “Maestro” nella sua arte, fare le scarpe prima, commerciarle poi. Ma anche maestro di vita, di stile, educazione (dava del “lei” a tutti), onestà, impegno civile.
A 104 anni (ne avrebbe compiuti 105 a settembre), se n’è andato Cosimo Piccinni, per Alessano, e dintorni, un’istituzione.
E’ difficile trovare qualcuno che non sia passato dal suo negozio per comprare le scarpe.
In gioventù fu marinaio (era socio onorario della locale ANMI), figlio e nipote di calzolai, aveva tre fratelli, due dei quali (Carluccio e Smiraldo) impararono l’arte e la praticarono nelle loro botteghe.
Cosimino aprì la prima, siamo negli anni antecedenti la seconda guerra, in via Alessio Comneno, la strada dei negozi, poi si spostò in piazza Assunzione (oggi don Tonino Bello), quindi si trasferì sul corso principale, via Scipione Sangiovanni, dove riuscì a farsi dare il marchio “Calzaturificio Varese” (che tutt’oggi fa bella vista di sé), fatto che da solo dice la serietà e l’affidabilità del personaggio.
“Ironico e pratico, ma anche idealista, pronto a difendere le sue idee” (così lo ricordano ad Alessano), da quel luogo privilegiato vide il mondo cambiare rapidamente con la civiltà contadina scolorire, la crisi del latifondo, l’emigrazione, la scuola di massa.
Calzò la gente del paese e di quelli limitrofi quando i negozi di scarpe erano rarissimi: venivano da Montesardo, Corsano, Gagliano, Salve, Morciano, ecc. Allo stesso tempo, faceva le scarpe su misura – oltre alla gente della zona – anche alla nobiltà del capoluogo, Lecce.
Nel ramo calzature anche i parenti: Corrado Torsello, memoria storica del paese, ricorda che Alessandro Piccinni (“Mesci Lesandri”) nel dopoguerra esportava scarpe in Albania, nel solco della grande vocazione imprenditoriale di Alessano, dove nacque la prima fabbrica del ghiaccio (dei Torsello), di bibite (Alemanno e Torsello), il primo cinema (Arcobaleno), ecc.
Cosimo Piccinni ebbe due figli (Carlo e un altro, Luigi, che morì giovane) e due nipoti, Antonella e Annalisa, che continuano la tradizione commerciale del mitico nonno.
Attivo anche in politica, fu assessore della Dc dagli anni Cinquanta ai Settanta dell’altro secolo.
Con lui se ne va un pezzo della storia più recente e nobile di Alessano.
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