Ricordo di Vito Maurogiovanni a dieci anni dalla scomparsa

di VITTORIO POLITO - Sono trascorsi 10 anni dalla scomparsa del grande Vito Maurogiovanni, amabile scrittore, poeta, giornalista, commediografo e sceneggiatore, ma soprattutto cantore di Bari e della Baresità.

Mi piace ricordarlo come uno dei figli illustri di Bari con i suoi personaggi, i suoi fatti, le sue commedie, la sua storia. Monsignor Cacucci, Arcivescovo di Bari-Bitonto, in occasione del suo 80° compleanno disse che «La città deve a lui l’aspetto migliore per la sua profondità culturale, mai ostentata, la sua fede, la sua umiltà. Si coglie nella sua persona un tratto di storia di Bari».

Maurogiovanni, galantuomo, esperto di cultura popolare, ha scritto, tra le tante cose, diverse farse in dialetto come “Aminueamare”, “Chidde dì” e “U café antiche”, quest’ultimo, unico dramma in dialetto barese e prima opera teatrale dell’autore. C’è poi “Jarche vasce”, una ricostruzione dei cicli della vita e dell’anno secondo la cultura della tradizione, che ha ottenuto grandissimo successo, superando le 3000 repliche, essendo in cartellone da un trentennio e trasmessa anche da Raitre, raggiungendo così un primato nella storia del teatro dialettale barese. Da non dimenticare “La Caravella”, i cui testi li scriveva insieme al giornalista Venanzio Traversa, scomparso a gennaio scorso, e ad altri autori. Vito era legato soprattutto a due volumi: “Cantata per una città” (fatti, cose personaggi del Novecento), una vera romanza d’amore per la sua Bari, e “Come eravamo” (entrambi eleganti edizioni della Levante Editori). Quest’ultimo testo è frutto della rubrica settimanale pubblicata per anni dalla Gazzetta del Mezzogiorno, fino alla sua scomparsa.

Maurogiovanni ricorda nei suoi libri molti personaggi di Bari, molti dei quali non sono più tra noi: Michele Campione, indimenticabile e simpatico giornalista, Vito Lozito, scrittore e docente di Storia della Chiesa, monsignor Mariano Magrassi, arcivescovo di Bari, Nunzio Schena, prestigioso editore, Donato Marrone, grande direttore d’orchestra, ma non mancano neanche direttori di quotidiani, uomini politici, attori, attrici, ecc. Anche Giovanni Panza è ricordato da Vito con “La Checine de nononne” (Schena Editore), «uno sfizioso e oculato libro sui piatti della cucina popolare barese». Attraverso la sua notevole produzione letteraria su teatro, dialetto, commedie, San Nicola, al quale era molto legato, lo ha ricordato, infatti, con il volume “Un gran Santo…” (Levante Editori), e non ha dimenticato neanche i ragazzi pubblicando “San Nicola a fumetti” (Bracciodieta Editore), tutte opere che sopravvivranno a se stesso, a testimonianza della sua “immortalità”. Da non dimenticare “La Passione de Criste” (Edipuglia), che non è solo la storia della Rivelazione, della salvezza degli uomini attraverso il sacrificio di Cristo, ma è anche la storia della passione degli uomini, di tutti gli uomini, soprattutto di quelli più dimenticati, degli ultimi.

Devo la mia gratitudine a Vito per aver prefato il mio libro “Baresità e… maresità” (Levante Editori), negli ultimi giorni della sua vita.

Grazie Vito per averci regalato con tanta finezza, amore ed eleganza una delle tante testimonianze della vita di Bari, delle quali molti di noi sono stati protagonisti o testimoni, ma che devono conoscere anche i giovani, dal momento che guardando il passato è possibile leggere il futuro.

Il Comune di Bari gli ha dedicato un “Largo” sulla Muraglia nei pressi della Basilica di San Nicola, a lui tanto caro.

Lunedì 4 marzo alle ore 17,30, S.E. Mons. Francesco Cacucci, arcivescovo di Bari-Bitonto, celebrerà nella Cripta della Cattedrale di Bari la Santa Messa in suffragio di Vito, per iniziativa del “Circolo delle Comunicazioni Sociali Vito Maurogiovanni”.

Riporto dal mio ciato volume “Baresità, curiosità e…”, una significativa poesia dedicata a Vito dal poeta dialettale barese Peppino Zaccaro, scritta appositamente per ricordare l’illustre amico.

Na Candate pe Ttè
di Peppino Zaccaro

Na candate pe ttè
ca sì regalate
a tutte le barìse
u mègghi’a mmègghie
du Cafè Andiche.
Na candate pe ttè
ca ngi sì racchendate
Jarche Vasce e Bare vècchie
ca te fascene aprì l’ècchie.
Chèdde ca sì allassate
sop’a stà tèrre
sò tande cose bèlle
pezzinghe la Caravèlle
sò probbete assà assà
ca non nze podene chendà.
Quanda pausì, quande chemmèdie:
La Passione de Criste, Aminueamare,
Sanda Necole ca menì da mare.
Ce bène e ce tesore
naskennute mmènze o core.
Che le chià ca sì avute
sì apjirte le porte du Paravise
e dassuse sì pertate
che nu bèlle serrise
u tjiaddre de le barìse.
Na candate pe Ttè
Vite Maurogiovanne
u candastorrie de la terra noste
de Bare tu sì u cchiù granne.