di DONATO FORENZA - Presso la sede del Circolo unione in Bari, il Rotary Club Bari (Presidente Giorgio Salvo) ha organizzato un
seminario, sul tema “Storia inedita del Primitivo”, di cui è stato protagonista il giornalista enogastronomo
Pasquale Porcelli, che ha effettuato una relazione di notevole valenza interdisciplinare.
Porcelli ha dedicato alla fenomenologia del vino la propria vita professionale, quale Consigliere nazionale
ONAV (Organizzazione Nazionale Assaggiatori Vino), Direttore Editoriale Guida dei vini online “Prosit”,
componente delle Commissioni Ministeriali per l’approvazione di “DOC” e “DOCG”, giornalista collaboratore,
per l’enologia, per le testate “Corriere del Mezzogiorno-Corriere della Sera”, “Pugliastyle”, “Millevigne”,
“winesurf.it”, coautore di importanti volumi riguardanti vini e ristoranti in Puglia. Attualmente la superficie
vitata a Primitivo, in Puglia, si quantifica intorno a oltre 11 mila ettari, con un sensibile incremento; nelle aree
più vocate, sono allocati peculiari vigneti storici di eccezionale pregio, coltivati prevalentemente con il
metodo ad alberello.
Il vino “Primitivo” è uno straordinario vitigno, caratterizzato da un’antica origine,
interconnessa con la storia del popolo degli Illiri, e commercio con i Fenici; l’ingresso in Puglia risale alla
seconda metà del 1700, poichè don Francesco Filippo Indellicati, primicerio della chiesa di Gioia del Colle,
rilevò che, tra alcuni vitigni esistenti nei propri vigneti, uno di essi maturava prima degli altri, producendo uva
nera caratterizzata dal piacevole gusto dolce, che era possibile vendemmiare nel mese di agosto. Il Primitivo
di Manduria, nel corso del tempo, si rivelò, rispetto al Primitivo di Gioia del Colle, più alcolico, corposo, e con
un appetitoso colore vellutato rosso violaceo; i francesi scelsero il Primitivo di Manduria quando, alla fine
degli anni ’80, la fillossera distrusse i vigneti del Roussillon, la regione che forniva vino da taglio alla Francia.
Nacque, così, la vocazione al taglio del Primitivo di Manduria; fu possibile, in tal modo, per i nuovi acquirenti
francesi, incamerare lauti guadagni. Per il primitivo pugliese, nuove redditizie vie del commercio
internazionale si erano avviate. Nella seconda metà del Novecento la storia del vino Primitivo si amplia con
nuove acquisizioni. I fattori supportanti la vocazione di differenti territori alla produzione vitivinicola si
qualificano in riferimento soprattutto a caratteristiche pedoclimatiche, conferenti al vino peculiarità che ne
determinano la tipicità e l’unicità. A tal proposito, è opportuno ricordare l’esistenza di differenze tra il
Primitivo di Gioia del Colle e di Manduria. In vigneti di Primitivo si possano ottenere due distinte vendemmie,
la prima in agosto/metà settembre, la seconda tra la fine di settembre e i primi giorni di ottobre. Il Primitivo può fornire concentrazione e gradazioni zuccherine e alcoliche molto elevate, sino a 18 gradi. I
“racemi”, invece, si caratterizzano per gradazioni alcoliche inferiori, ma acidità superiori, e tradizionalmente
costituivano un notevole correttivo nelle annate sfavorevoli per il vino.
Al “Primitivo di Manduria Dolce
Naturale", prodotto da vigneti costituiti, nella composizione ampelografica, dal 100% di Primitivo, è stata
meritoriamente attribuita, nel 2011, la DOCG (Denominazione di origine controllata e garantita). Il vino D.O.C. “Primitivo di Manduria” può essere commercializzato dopo il 31 marzo successivo alla
vendemmia. Il vino D.O.C. “Primitivo di Manduria” con la menzione “Riserva” può essere commercializzato
dopo due anni dal 31 marzo successivo alla vendemmia; infatti, tale vino deve essere sottoposto ad un
periodo di affinamento di 24 mesi, di cui almeno 9 mesi in botti di legno, a partire dal 1° di novembre
dell’anno di raccolta delle uve. L’evento ha riscosso postivi consensi. A conclusione della conferenza, il
relatore Porcelli ha illustrato le due tipologie di vino “Primitivo di Manduria” che ha offerto, per la
degustazione, al pubblico di ascoltatori.
molto bene impaginato!!
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