ANDRIA - Una pausa amministrativa gestita da una commissione straordinaria, nominata dal Ministero dell’Interno, sarebbe la soluzione auspicata dai cittadini ma anche da una significativa parte del mondo associazionistico, non poliasservito e indipendente.
Una fase commissariale che, come accaduto in passato, possa anche lasciare segni molto positivi in una città dove non c’è assolutamente nessun processo virtuoso che possa o che rischi di essere interrotto, vista l’assenza pressoché totale di politiche dello Sviluppo, Occupazionali, Amministrative, Turistiche, Culturali e di Opere necessarie alla comunità .
Una fase commissariale che servirebbe a (inter)rompere bruscamente tutto ciò che potrebbe accadere fino al prossimo anno, qualora questa amministrazione comunale decidesse di restare separata in casa a vivacchiare del nulla.
Una fase commissariale che rappresenterebbe non solo un enorme beneficio di risparmio economico per le casse comunali ma soprattutto una riorganizzazione interna di uffici, corpo dirigenziale e revisione logistica, amministrativa e contabile.
Una fase commissariale evidentemente non gradita a chi ancora oggi gode di privilegi al punto che tutte le cartucce da sparare sono ormai in fase di esaurimento.
Andria si ferma per ripartire. Questo potrebbe essere lo slogan che deve accompagnare il senso di responsabilità che, nella serata di mercoledì 17 aprile 2019, di comune accordo ed intesa, consegnerebbe le chiavi di Palazzo San Francesco nelle mani del Prefetto, al fine di evitare anche il consumarsi di una campagna elettorale “di Palazzo” che potrebbe , quella si, devastare ancor di più le condizioni di un Ente che era ed è stato primo in tutto; una città che oggi, invece, viene dichiarata ultimo in tutto, ma sempre ai primi posti in ciò che non dovrebbe esserlo.
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