di GRAZIA STELLA ELIA - Quando un saggio panoramico sull’attività di un artista è scritto con partecipata competenza ed entusiasmo, ne viene fuori un lavoro certamente valido a far conoscere le peculiarità dell’autore analizzato.
Santa Fizzarotti Selvaggi, artista ella stessa a tutto tondo, mi offre in lettura un suo saggio scritto, alcuni lustri fa, per Bea Petri.
Non mi intendo, in senso tecnico, di arte pittorica e scultorea contemporanea; non conoscevo, ahimè, questa poliedrica artista che ha avuto la fortuna di nascere in una famiglia di artisti, ma anche l’opportunità di aprirsi all’Arte accanto ad uno scultore di fama mondiale, quale è considerato il Maestro Pericle Fazzini, da Giuseppe Ungaretti definito “scultore del vento”.
Quel Fazzini che, consapevole del valore dell’arte, aveva detto: “Io morirò, ma le mie sculture rimarranno”.
Bene, la Fizzarotti apre il suo lavoro critico sulla Bea Petri, intitolandolo efficacemente Per Bea Petri. Emozioni tra materia e immagini. Grafica – Pittura – Scultura.
Nella Premessa l’autrice del saggio riporta in prima pagina queste parole di Chiara Savettieri:
Desiderare la bellezza è aspirare
al paradiso perduto, all’autentica
patria, all’origine…
Apre poi, entrando in medias res, il discorso sul ‘silenzio’ della parola femminile: parola muta, risalente a tempi remoti.
Eppure le donne, considerate “Muse ispiratrici”, divennero poi “Muse inquietanti” (De Chirico docet) e in seguito presero la parola, fino a giungere alla espressione artistica.
Della Petri, Santa Fizzarotti dice che si tratta di un’artista autentica, la quale esprime la Bellezza attraverso la grafica, la pittura, la scultura e la fotografia.
Esaminando la grafica della Petri, ne descrive la originalità creativa, riscontrabile soprattutto nei ritratti.
La sua arte fotografica è così espressiva, che il volto umano appare “vivo”.
Provenendo da una famiglia di eccellenti fotografi, non poteva non assimilarne gli insegnamenti, con il supporto della naturale inclinazione.
Anche nella pittura la Petri è luminosamente espressiva e crea i suoi lavori rifacendosi ai miti dell’origine ed ascoltando la voce della sua anima.
Dalla scultura emerge l’insegnamento ricevuto dal maestro Fazzini in piena consonanza con il fuoco creativo proprio dell’artista.
Nasce così l’Arte che, in un eloquente silenzio, parla a chi ad essa si accosta con intento riflessivo.
La scultura, nella sua completezza di immagine e concretezza, è l’arte che riempie più che mai lo sguardo e, nella sua plasticità , comunica l’idea, il pensiero di chi l’ha concepita e realizzata (a tal proposito non posso fare a meno di segnalare una recente scultura dal titolo ‘Amore e Psyche’ - impreziosisce un volume della Fizzarotti, firmato con la psicologa Domenica Girasoli, dal titolo ‘Il poeta, la Poesia tra Eros e Thanatos’ edito da Levante editori - la cui avvenenza per armonia, perfezione e simmetria toglie il fiato, appena lo sguardo cerca di carpirne il messaggio-pensiero).
Le riflessioni della scrittrice poetessa Santa, dense come sono di filosofia e di psicologia, vanno ritenute disquisizioni preziose per chi legge, indotto a trarne nuove ammirate considerazioni per l’arte che diviene mezzo di catarsi.
L’augurio è che l’arte della Preti sia conosciuta da tutti, più di quanto già non sia, come mezzo salvifico nella confusione ricorrente che offusca il fascino e il mistero della femminilità .
Le opere di Bea Preti sono, sempre secondo la Fizzarotti, fattori naturali per tornare sui temi della mitologia, pregna di ignoto e di arcano.
Nel paragrafo conclusivo, Oltre l’immagine, è sottolineata l’universalità del linguaggio dell’Arte, che offre “la possibilità di una nuova coscienza planetaria”.
Mi colpisce particolarmente questo pensiero: “Le arti permettono di risentire il piacere della sensorialità che colora il vento, disegna la musica, anima il cielo e i suoi spazi infiniti”.
Posso a ragione dire che questo è un saggio dotto, pertinente, pregnante, che mi tocca nel profondo e mi consente di conoscere, senza vederla, un’artista tanto incisiva, quanto poliedrica e ricca di fermenti creativi.
Una famosa fotografa, di origini russe ma statunitense per nascita, Diane Arbus, scomparsa da oltre mezzo secolo ( senza volerlo ecco svelati i tanti anni di chi sta redigendo queste note), soleva ripetere: «Credo davvero che ci siano cose che nessuno riesce a vedere prima che vengano fotografate», cui può fare da intelligente contraltare una perentoria affermazione di Gerhard Richter : «L’Arte è la forma più alta della speranza». Le donne come Bea Preti, Santa Fizzarotti Selvaggi, Domenica Girasole e (perdonate) Grazia Stella Elia sono il miglior medico che la ‘speranza’ possa…esigere.
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