Educare alla pace e alla legalità: prospettive strategiche per una nuova pedagogia della comunicazione

di ALESSANDRO NARDELLI - L’educazione alla pace e alla legalità ha rappresentato da sempre un notevole impegno intellettuale ed una fondamentale missione significativa e ricorrente nell’opera di grandi testimoni nel XX secolo. Le posizioni profetiche di alcuni testimoni qualificati, quali Sandro Pertini, Aldo Capitini, Maria Montessori, Gianni Rodari, Danilo Dolci e Don Lorenzo Milani, hanno contribuito alla nascita di una rinnovata “Pedagogia della comunicazione”. 

C’è necessità di realizzare, in concreto, un serio progetto di educazione alla pace e alla legalità, che nasca e venga sviluppato in base all’esigenza di educare al rispetto della persona umana ed al senso di responsabilità. Bisogna dare concretezza a delle fondamentali prospettive strategiche che devono avere come scopo l’analisi delle situazioni critiche attuali, valorizzando quelli che possono essere dei percorsi educativi. Solo continuando a portare avanti gli ideali di chi ha dato vita a una nuova “Pedagogia della comunicazione”, nei diversi luoghi della formazione, si potrà davvero reagire all’ingiustizia, accettando i rischi conseguenti, ma riuscendo finalmente ad affrontare i timori e le insicurezze che ci frenano. Tale intento, richiede il coinvolgimento di tutte le componenti sociali, dal mondo politico, del lavoro e dello sviluppo, alla famiglia, la scuola, e le associazioni, per una crescita della cultura alla pace e alla legalità, e per educare alla comunicazione. Questo è possibile, mediante l’utilizzo di tutti i mezzi di comunicazione fruibili, i media, le reti informative e telematiche per testimoniare le idee di pace e promuovere iniziative di solidarietà. 

Nei processi formativi, inoltre, la formazione linguistica, com’è ampiamente riconosciuto, svolge un ruolo centrale, perché viene a coincidere con la crescita della persona. Pertanto, si deve prendere come riferimento la scuola, nel senso più ampio, dalla scuola primaria all’università. Il compito della scuola non deve essere solo quello di trasmettere solo informazioni, ma creare situazioni problematiche in cui lo studente sia attivo e creativo costruttore della formazione di una propria personalità critica e creativa, che sappia mettere in discussione e non accetti passivamente tali informazioni, contribuendo alla nascita di un modello educativo improntato sui valori della pace e della legalità. 


Educare alla pace e alla legalità – Liberare la società dalla “Gabbia tecnologica” dell’individualismo 


Il vero e proprio nemico del pensiero critico, è l’individualismo, che rende prigioniere le nuove generazioni (faccio esperienza della mia), catturate da pseudo valori o miraggi di mondi inesistenti (pubblicità, internet). Perciò, la frustrazione e la difficoltà delle relazioni, diventano la normalità, e non l’eccezione, come dovrebbe essere in una società libera dalla “Gabbia tecnologica” nella quale, l’uomo contemporaneo è costretto. Se questo modello di sviluppo proseguirà, senza che vi sia una riflessione umana che permetta di riconoscere e correggere radicalmente tali storture, gli effetti negativi si rifletteranno direttamente sulla nostra società. Maria Montessori, ad esempio, affermava che vi è un evidente sbilanciamento a favore del progresso tecnico-scientifico e a discapito della formazione morale dell’uomo: al progresso esteriore non è seguita una crescita sul piano interiore dell’umanità. C’è una necessità sempre maggiore di valorizzare una “nuova morale”, investendo su una “società di uomini valorizzati nel loro io e non nell’efficienza delle loro macchine”. 

Una possibilità di arginare queste derive, potrebbe essere la consapevolezza, radicata nel senso comune, che solo il vivere le proprie emozioni dentro il conflitto, può rendere quest’ultimo, un benefico luogo di crescita. Il conflitto non è altro che una radiografia di ciò che ognuno di noi vive, per questo appartiene a chi lo vive. Diventa, quindi, un’occasione per capire meglio se stessi, per trovare delle risorse dentro di sé, per sviluppare le proprie capacità di darsi delle risposte e di saper vivere le proprie emozioni dentro il conflitto, capirle, dialogarci, osservarle e ovviamente tentare di risolverle. 


“Educare alla pace e alla legalità - Partire dalla comunicazione per un nuovo civismo”. 


Come può, ognuno di noi, impegnarsi concretamente nella testimonianza e comunicazione dei valori dell’educazione alla pace e alla legalità? Riguardo a questo tema, vi è un aspetto che ritengo fondamentale e che rappresenta il punto di partenza di questa impegnativa missione, “partire dalla comunicazione per un nuovo civismo”. Personalmente, ritengo che si debba partire da basi solide, rappresentate da una cultura della memoria, della libertà, della democrazia e della giustizia sociale. 

La trasmissione di questi valori fondanti, contribuiscono a rendere, legalità e pace, non dei termini aridi e svuotati di significato, ma reali punti di riferimento per la formazione della propria coscienza morale e civica. Solo se ci si fonda su queste colonne portanti, ognuno di noi, potrà sentirsi cittadino del mondo, e si potrà dare vita ad un nuovo civismo, per costruire finalmente una società una società più giusta, libera, democratica e legale. Un importante fine che si può ottenere però, soltanto facendo rete e condividendo la propria conoscenza e le proprie esperienze di vita, realizzando percorsi di democrazia e cittadinanza attiva. 

“Nuovi Media e legalità – Educare i giovani a un uso consapevole degli strumenti di comunicazione” - L’insegnamento della legalità è uno degli avamposti educativi su cui non bisogna mai tenere basso il livello di guardia. “Visto l’abuso, specie tra i giovani, di Internet ed in particolare dei Social Network, è diventato fondamentale, soprattutto alla luce degli ultimi fatti di cronaca, educare le nuove generazioni ad un uso consapevole di questi nuovi mezzi di comunicazione, facendo loro comprendere quale possa essere l’utilizzo appropriato dei social network e dei nuovi media e a quali rischi possa portare l’uso non corretto di internet e strumenti di socializzazione. In particolare è fondamentale educare i ragazzi, su come comunicare la legalità, diffondendo loro la consapevolezza del ruolo centrale che essi stessi hanno nel riaffermare questo valore fondante. E’ necessario, quindi, stimolare i giovani, a utilizzare le nuove tecnologie come strumenti d’impegno civile e di promozione della cultura della legalità. Per raggiungere tale scopo, i riferimenti educativi che possono essere da sostegno, sono innanzitutto i genitori, chiamati a una buona gestione del rapporto che i propri figli hanno con i nuovi media. Poi, la scuola, che ha il compito di stimolare i giovani a discutere e approfondire, il tema dei nuovi media e legalità, soprattutto attraverso attività specifiche, come campagne di sensibilizzazione e formazione, e progetti, che devono avere come obiettivo, quello di creare un circolo virtuoso fra le giovani generazioni e le istituzioni. Perché il ruolo della scuola, come luogo di diffusione della cultura è fondamentale nella formazione della coscienza critica, ed è proprio dalla scuola che deve partire il processo di rigenerazione della nostra società, sviluppando il senso della legalità, nella consapevolezza di poter formare i cittadini del domani, in grado di essere liberi e responsabili di quello che sarà il futuro proprio, ma anche di quello della società tutta.

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