Francesca Rodolfo (intervista): «Telenorba è la mia famiglia, Magistà il mio maestro»
di NICOLA RICCHITELLI – La sua, oramai, è una presenza fissa nelle case dei pugliesi e non – che sia all’ora di pranzo o a cena, che sia nelle prime ore del mattino, o la sera tardi – da qualche anno a questa parte infatti, dagli studi del Tg Norba24, racconta la Puglia, dal Salento alla Capitanata: «Non solo Puglia, il bello di Telenorba è che essendo una tv interregionale, con redazioni in tutta Italia, è che arriva ormai un po’ ovunque, da Nord a Sud! Dal punto di vista umano è sempre come se fosse la prima volta, nel senso che l’emozione è sempre in agguato davanti le telecamere. Sai di entrare nelle case della gente a pranzo o a cena, quindi in momenti intimi e privati e senti quasi di far parte di quelle famiglie. Loro ti accettano in casa, tu gli offri la migliore informazione possibile, cercando di entrare in punta di piedi…».
Dalla laurea in Lingue - russo e francese - conseguita all’Università di Bari, quindi il Master a Siena in Traduzione letteraria e editing dei testi russi, fino ad arrivare alle prime esperienze giornalistiche nelle tv locali di Blu tv e Studio 100, prima che si aprissero le porte del TgNorba: «La redazione giornalistica si stava ampliando con nuove sedi e telegiornali. Come si fa in genere, sai, mandi il curriculum così, giusto per... e invece quell’invio come tanti mi ha cambiato la vita».
Come avrete ben inteso, l’ospite di quest’oggi arriva proprio dalla redazione del Tg Norba 24. Diamo il benvenuto sulle pagine del nostro giornale alla giornalista Francesca Rodolfo.
Francesca, ogni giorno entri nelle case dei pugliesi per raccontare la Puglia dagli studi del TgNorba 24. Dal punto di vista professionale e umano che peso assume per te questo momento?
R:«Non solo Puglia, il bello di Telenorba è che essendo una tv interregionale, con redazioni in tutta Italia, è che arriva ormai un po’ ovunque, da Nord a Sud! Dal punto di vista umano è sempre come se fosse la prima volta, nel senso che l’emozione è sempre in agguato davanti le telecamere. Sai di entrare nelle case della gente a pranzo o a cena, quindi in momenti intimi e privati e senti quasi di far parte di quelle famiglie. Loro ti accettano in casa, tu gli offri la migliore informazione possibile, cercando di entrare in punta di piedi, con garbo e gentilezza. Di conseguenza anche - e soprattutto -professionalmente provo a dare sempre il massimo. Bisogna essere preparati e piacenti. D’altra parte le notizie le raccontano tutti e oggi il telecomando offre un ventaglio ampio di canali. Devi fare in modo di far rimanere i tuoi telespettatori “incollati” al tuo tg».
I telegiornali si chiudono sempre con un "dallo studio è tutto", ma quali sono i momenti che precedono la messa in onda di un telegiornale?
R:«Un nostro telegiornale dura in media 30 minuti. Immagino che la prima cosa che si faccia a casa è guardare come sei vestita, come sei pettinata, come sei truccata. D’altronde siamo immagine. Ma non tutti sanno che dietro quei 30 minuti, c’è il lavoro impegnativo di tante persone, che lavorano nelle nostre redazioni da Milano a Lecce, per dare il meglio ai nostri telespettatori. Filmati da tagliare, notizie e servizi da scrivere e montare. Scalette, titoli e sommari! Insomma c’è un bel lavoro di squadra, niente affatto facile e scontato».
In tanti anni di carriera quale è stata la notizia più difficile da dover dare ai pugliesi?
R:«Non dimenticherò mai il disastro ferroviario avvenuto tra Andria e Corato il 12 luglio 2016. La collisione fra due treni causò la morte di ventitré persone e il ferimento di oltre cinquanta passeggeri. Credo si tratti del più grave disastro ferroviario mai avvenuto in Puglia. Ecco, questa è stata la notizia più difficile, più passavano le ore, più scoprivamo che altra gente non ce l’aveva fatta, ognuno con la propria storia, i propri sacrifici, le proprie speranze. Noi siamo stati in diretta da subito, coprendo la notizia a 360 gradi con uomini e mezzi, dando la possibilità a chi ci seguiva da casa di vivere da vicino la situazione terribile».
La notizia che non avresti mai voluto dare?
R:«Quella del ritrovamento del corpo di Sarah Scazzi. E poi tutto ciò che si è scoperto, tra bugie e verità non dette. Una storia che mi ha lasciato l’amaro in bocca e nel cuore».
Che significa oggi essere giornalisti?
R:«Significa aggiornarsi, essere sul pezzo, nei posti, tra la gente, per informarsi prima di informare, verificando le notizie e appurando la veridicità di quanto si divulga. Si lo so, si è sempre fatto. Ma oggi il lavoro del giornalista è diventato più complesso e indispensabile per la pluralità dell’informazione proveniente dalla rete che molto spesso genera delle fake news».
Soprattutto, quanto è difficile esserlo?
R:«Non è difficile essere giornalista se ami il tuo lavoro. Forse è sacrificante se, come me, lavori a 110 km da dove vivi e copri tutti i turni di redazione. Dalla mattina alla sera, fino al turno di notte/alba. E poi se hai una bimba di 7 anni come nel mio caso, le cose certo si complicano. Ma amo il mio lavoro. E non mi pesa, almeno per ora!».
Quando hai capito che il giornalismo sarebbe stata la tua strada?
R:«Quando dopo la laurea all’Università di Bari in Lingue (russo e francese) conseguita con il massimo dei voti e la lode, e dopo il Master a Siena in Traduzione letteraria e editing dei testi russi, ho scoperto per caso il mondo dorato della tv. Non ci avevo mai pensato prima, ma tornando da Siena in Basilicata dai miei dove si apriva la prima tv del metapontino, ricordo di essere rimasta affascinata da questi mega manifesti che ne annunciavano apertura e casting… e così non ho resistito, ho fatto il provino e la mia vita ha preso di colpo tutta un’altra direzione».
Una lucana che racconta la Puglia. Qual è stato il percorso che ti ha portata nella redazione del Tg Norba?
R:«Dopo aver lavorato in quella piccola tv (“Blu tv” di Scanzano Jonico) - mi hanno presa subito! - sono approdata a “La Gazzetta del Mezzogiorno”. Poi la proposta in una tv di Taranto (Studio 100), dove ho lavorato per pochi mesi. L’ambizione mi ha fatto mandare in una fredda sera di gennaio del 2007 un curriculum al direttore del TgNorba, che ammiravo sin da piccola. La redazione giornalistica si stava ampliando con nuove sedi e telegiornali. Come si fa in genere, sai, mandi il curriculum così, giusto per... e invece quell’invio come tanti mi ha cambiato la vita».
Che peso ha avuto la famiglia di Telenorba nella tua crescita professionale e umana?
R:«Determinante, rilevante. Telenorba è la mia famiglia, il direttore Magistà il mio mentore, il mio maestro, la mia guida, colui che più di ogni altro è riuscito a tirar fuori le mie potenzialità e a valorizzarle. Ha creduto in me, affidandomi in brevissimo tempo anche la conduzione del telegiornale, coronando così il mio sogno più grande. Cresco ogni giorno con loro, umanamente e professionalmente».
Ma, soprattutto, che spazio si è ritagliata questa realtà imprenditoriale nell'arco di questi anni sul nostro territorio?
R:«Telenorba è leader. Non lo dico io. Lo dicono i dati e i numeri. E io sono orgogliosa di far parte di questo progetto vincente, dando il mio contributo».
Francesca, hai mai pensato un futuro aldilà della famiglia di Telenorba?
R:«In tutta sincerità, no. Sto bene, sono felice, mi sento realizzata. Poi nella vita, mai dire mai... e quella mail di quella fredda sera di gennaio 2007 ne è una bellissima prova».
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